Capitolo nove: odio il calcio.

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«Rachele, mi stai ascoltando?», Vanessa cerca di richiamare la mia attenzione dall'altra parte della cornetta.
«Ci sono, ci sono...», dico, anche se in modo poco convincente.
La mente è invasa da un Brandon che non vuole lasciarmi proprio vivere in santa pace.
«Mi devi raccontare qualcosa?», chiede lei con sospetto.

Che palle, devo essere sempre scoperta.
«Mah... l'università tutto bene, le coinquiline son simpatiche.., oddio un po' strambe, ma simpatiche. La cosa che proprio non va è lui», ammetto, sentendola poi ridere sonoramente.
«Dovrai descrivere il tuo nuovo ragazzo nei minimi dettagli».
«Uno: non è il mio ragazzo; due: è uno di quelli che incontri per la prima volta e poi non dimentichi più per tutta la vita».
«Ok, hai la febbre. Per forza».
«Dici che devo riprendere il controllo?»
«Sull'amore non puoi averlo».
Che perla.
«Ferma! Non sono innamorata, non esageriamo. Non so niente di lui. Non so qual è il suo colore preferito, non so in che tipo di famiglia è cresciuto, non so nemmeno se lavora oltre che a fare l'università e non so cosa gli piace fare nel tempo libero. So solo che gli piacciono i cappelli, regalo facile per Natali e compleanni».

«Il mio colore preferito è il bianco, semplicemente perché sta bene con tutto; sono cresciuto in una famiglia benestante, ma che non sopporta proprio il fatto che giochi a calcio; non lavoro, ma il calcio mi paga abbastanza per riuscire ad essere indipendente; durante il tempo libero mi piace uscire con gli amici, bere una birra al pub, e conoscere le ragazze carine, anche se ora ce n'è una che mi piace particolarmente», una voce roca e conosciuta mi fa scattare in piedi dal letto.

Brandon è appoggiato alla porta e mi sorride dolcemente, alché congedo la mia cara migliore amica al telefono. Non è che la congedo proprio, le riattacco direttamente in faccia senza nemmeno salutarla. Il fatto è che sono quasi paralizzata.
«Sei rimasta ancora senza parole? Cavolo ma allora sono il ragazzo giusto per te», scherza lui.
«Hai detto che giocavi a calcetto», ritorno alla realtà in un modo tutto mio, ovvero ripensando alla parola "calcio", la meno importante fra tutte le altre.
«Tu l'hai detto», dice ridendo, «Inoltre, dopo questa rivelazione, l'unica cosa che hai ascoltato è il fatto che gioco a calcio?», continua.

Non ho ascoltato solo che gioca a calcio, ma che lo pagano pure abbastanza, solo che questo non lo aggiungo.

«Tu hai confermato. E poi non fare il leccaculo con me, dicendo che sono la tua ragazza preferita».
Ride sonoramente e mi cinge i fianchi. Io mi irrigidisco a quel contatto, forse perché è tutto... troppo.
«Bradi dovremmo mantenere le distanze», dico tutto d'un fiato, anche se non lo penso veramente.  Ho il caos in testa, più di prima di incontrarlo, e ce ne vuole!

«Non dire stronzate. Adesso ho allenamento e tu verrai a vedermi»
Come si fa a dire di "no"a questa specie di Dio greco , magari si toglie pure la maglietta. Lo fanno a volte, no? L'ultima volta che ho guardato, per modo di dire, una partita di calcio è stato alle medie, ma solo perché io e le mie amichette del cuore andavamo a vedere i ragazzini giocare al campetto. Ma non solo, li seguivamo, della serie lo stalker è un reato e mi piace commetterlo. Quanto si è babbei a quell'età rimane ancora un mistero.

«Devo studiare Bradi», dico in modo davvero poco convincente. Lo sapevo che dovevo partecipare al laboratorio di teatro quando andavo ancora alle superiori.
«Stasera studierai. Adesso vieni con me», chiede in tono di supplica.
Ok, psicologia può aspettare, anche se non dovrei cedere così velocemente perché si sa che i maschi fiutano quando è ora di prendere in mano le redini e questo non è proprio permissibile.

Mi preparo velocemente e lo seguo in macchina. Per tutto il tragitto non faccio che cantare a squarciagola le canzoni lagnose, ma a mio parere bellissime, di Tiziano Ferro, mentre lui sembra ascoltare sollevato il suono della mia voce.

Quando lui guarda me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora