Capitolo sette: dov'è il mio cuore?

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Nemmeno venti pagine intense di Filosofia riuscirebbero a non farmi pensare alla serata passata con Bradi.

Eppure non sono mai stata una di quelle ragazze che pensa incessantemente ad un ragazzo. Si vede che di così fighi non ne avevo mai incontrati. Il punto è che non è solo quello. Magari fosse solo bello, almeno non dovrei struggermi tutto il giorno per lui.

I maschi sono la nostra rovina, la nostra distrazione. Sarei già laureata se nella mia mente non ci fosse ininterrottamente lui.

Platone, in questo momento, non è poi così interessante.

Chiudo il libro nella speranza che tra mezz'oretta mi torni la voglia di riaprirlo. Difficile, ma non di certo impossibile.

Sono passati due giorni da quando sono andata al ristorante e ammetto di aver vagato da sola per il centro di Milano nella speranza di incontrarlo, ma ahimè, niente di niente.

Dovrei vergognarmi di me stessa. Sembro una ragazzina di dodici anni infatuata del suo cantante preferito. Anche se, almeno, io Brandon lo conosco un minimo.

«Rachele, c'è Brandon alla porta», urla Ludovica dal salotto.

Cazzo. Ma sempre nei momenti meno opportuni? Certo che gli uomini hanno un certo tempismo nel fare le cose. Quando volevo incontrarlo ero truccata e vestita per l'eventuale occasione, per non dire botta di culo, mentre ora assomiglio ad Ugly Betty.

Mi sento come in un film: sono agitata, mi guardo intorno cercando qualcosa- anche se non so cosa-, mi metto le mani tra i capelli come in preda ad una crisi isterica e mi stiro con le mani la maglietta verde in tinta con i miei occhi. E' deciso, sono una ragazzina di dodici anni infatuata di un ragazzo che conosco appena. Bella mossa!
Lo sapevo che avrei dovuto seguire la massa e innamorarmi in modo platonico di Justin Bieber.

Mi avvio in salotto e lo vedo sorridente sulla porta con un borsone da calcio e i capelli spettinati appena bagnati. E' sexy da morire.

Il mio cuore deve tradirmi così, a quanto pare.

«Ho appena fatto allenamento e passavo di qui, quindi...», balbetta. E' agitato? Colui che ha tutte le ragazze ai suoi piedi con un solo sguardo? Questo sì che è interessante.

Decido di non dire niente, aspettando che continui lui mettendolo, di conseguenza, ancora più in imbarazzo. Dio, quanto mi diverto.

«Ti va di venire al cinema?»

La sua domanda esce dalla bocca in modo talmente fulmineo che vorrei quasi chiedergli di ripetere, ma non lo voglio mettere così tanto in difficoltà.

«Perché no? In fondo non ho niente di meglio da fare», rispondo vaga, alzando le spalle per entrare più nella parte dell'indifferente. Non bisogna mai mostrare tanta euforia davanti ai ragazzi, sennò poi pensano di averti in pugno e di poter rigirarti come piace a loro.

«Guido io», propongo, o meglio, decido.

«Assolutamente no», dice scuotendo energicamente la testa. Quel gesto mi fa ridere, ma cerco di contenermi ed essere il più seria possibile.

«Ehi, tranquillo ok? Sono un asso alla guida», affermo convinta. Non sono Niki Lauda, ma nemmeno una schiappa.

«Le femmine non sanno guidare», dice mostrando un cenno di irritazione.

«Forse le femmine che conosci tu. E poi è scientificamente provata la cosa? No».

«Siete delle imbranate. La media di incidenti più alta ve l'aggiudicate voi».

Quando lui guarda me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora