Capitolo sedici: Milano, la mia casa.

8.2K 433 10
                                    




       

La settimana vola e io torno a Milano, impegnandomi di nuovo nello studio, lavoro, che devo ancora trovare, coinquiline e Brandon.

Sto preparando una cena a lume di candela, anche se a base di pasta al sugo, già pronto ovviamente, insalata e una torta che ho comprato al supermercato.

Spero almeno apprezzi il gesto.

Le mie coinquiline hanno avuto la geniale idea di lasciarci da soli a casa, andandosene a fare baldoria per i pub di Milano.

Quando suonano alla porta mi avvio correndo ad aprirla e appena trovo quel fusto davanti a me gli salto in braccio baciandolo dappertutto.

È come se non lo vedessi da un anno e lui fosse tornato dalla guerra.

«Quanto cavolo mi sei mancata piccola... », sussurra lui, baciandomi con una foga mai vista prima. Io ricambio con lo stesso bisogno e per un attimo mi scordo il pezzo di pane che ho messo da venti minuti buoni a questa parte nel fornello.

«Aspetta Bradi... », boccheggio e ridendo contemporaneamente, «Ho il pane nel forno», continuo divincolandomi e correndo a toglierlo.

Apro il fornellino, tasto il pane, ma per sbaglio lo faccio scivolare nel ripiano inferiore. Ad un tratto vedo il fuoco circondare quella piccola e tenera pagnotta, mentre soffio a più non posso per spegnerlo.

«Che cazzo è successo?», mi raggiunge Bradi armeggiando anche lui per spegnere tutto. Dopo lunghe e grosse soffiate il fuoco si spegne e l'odore di bruciato invade la casa.

Mi giro verso di lui che mi guarda con aria di rimprovero, mentre il mio sguardo deve assomigliare più a quello di un cucciolo che chiede perdono.

«Stavolta, ammetto, ti sei davvero superata!», dice, facendomi scoppiare a ridere mentre lui fa lo stesso.

«Non ho parole, sul serio... », continua tra una risata e l'altra.

«Dovremmo mangiare ora», metto fine al divertimento impiattando la pastasciutta al pomodoro.

«Dovremmo baciarci secondo me», dice riprendendo a baciarmi.

«Non vuoi mangiare i miei piatti?», scherzo, pensando anche a quale biancheria intima io abbia messo questa sera. Spero una decente.

«Voglio vedere cosa porti sotto questi vestiti».

«Metti le mani a posto», gli dico obbligandolo a sedersi a tavola, «E mangia», concludo.

«Dopo la tua performance con il pane mi è passata la fame», dice facendomi ridere per la scena precedente.

Gli verso la pastasciutta nel piatto e al primo maccherone già fa una smorfia di disgusto.

«Non esagerare», lo rimprovero, captando i suoi pensieri.

«Assaggiala, poi vediamo se esagero o meno», si lamenta come un bambino.

Assaggio timorosa un maccherone e mi obbligo a non sputarlo nel tovagliolo. Il sugo è bruciato e la pasta è completamente scotta.

«Non è così male... », dico non volendo andare oltre per il mio orgoglio e ammettere il disastro che ho cucinato.

«Ordino una pizza», dice Bradi, prendendo subito in mano il cellulare.

Quando il fattorino suona al campanello, mi muovo ad andare verso la porta, ma Bradi mi raggiunge a grosse falcate.

«Dove credi di andare che sei mezza nuda? Rimani dentro va là!», mi rimprovera come una bambina, andando ad aprire e pagando personalmente le pizze. Per lui indossare una canottiera e dei pantaloncini del pigiama vuol dire essere mezzi nudi.

Io l'ho ordinata con le patatine, anche se adoro la pizza con la cipolla. Il problema è che quasi sicuramente dopo dovrò limonare.

Bradi ruba una patatina e se la porta alla bocca, apprezzandone il gusto.

«Questa sì che è una cena», mi prende in giro.

«Se avessi saputo che eri così simpatico la prendevo alla cipolla la mia pizza», ironizzo, rispondendo alla sua battuta.

«E perché non l'hai fatto?», fa spallucce.

Lo guardo indecisa se dire ad alta voce i miei pensieri.

«Dopo non mi avresti baciato»,  mi convinco a dire dopo un lungo sorso di coca-cola.

Lui scoppia a ridere, cercando di capire da uno sguardo se sono seria o meno.

«Stai scherzando?», diventa serio subito dopo, «Ti bacerei anche dopo aver mangiato un aglio intero».

Spalanco gli occhi a quella rivelazione e forse penso che, sì, è l'uomo perfetto.

Finita la pizza ci spaparanziamo sul divano tra coccole e film.

«Ci credi che è passata una sola settimana e mi sei mancata da impazzire?», mi sussurra all'orecchio, mentre io sono in catalessi con un occhio aperto e uno chiuso.

Sorrido senza dire niente. Credo che abbia capito che anche lui mi è mancato tantissimo.

Ormai mi conosce abbastanza da capire che le cose le dimostro in un modo tutto mio.

«Domani devo andare a lezione», dico lasciando cadere l'argomento e stressandomi con l'università in un momento così intimo.

«Io non mi muovo da qui stanotte», dice contro il mio collo.

«C'è Ludovica, non puoi stare qui».

A questo punto lo vedo armeggiare con il cellulare, per poi riposarlo un secondo dopo.

«Risolto il problema. Ludovica resta da Federico stanotte».

«Non so se voglio dormire con te».

«Infatti non dobbiamo dormire», dice lui ridendo.

«Devo svegliarmi presto Bradi...», mi stiracchio mentre sento uno sbadiglio far capolino sulla mia bocca.

«Piantala e vieni qui», ribatte, stringendomi ancora di più a sé.

«Cos'hai fatto in questi giorni?», gli chiedo accarezzandogli una guancia.

«Ti ho pensata, ti ho pensata... poi aspetta... mmh, ah sì, ti ho pensata», mi bisbiglia solleticandomi l'orecchio.

«Anche io», ammetto sentendo la sua mano appoggiarsi sulla mia natica, accarezzandola dolcemente.

«Carino eh? I miei tre anni di pilates sono serviti a qualcosa».

«Molto carino. Non hai le tette ma almeno compensi con il sedere», scherza baciandomi le labbra.

Ricambio il bacio e mi avvinghio col corpo intorno al suo, avendo il bisogno di sentirlo addosso a me e nutrendo la sicurezza che non mi lasci andare più.

«Tu cos'hai fatto?», chiede a sua volta.

«Ti ho pensato, poi ti ho pensato... poi, mmh... fammi pensare... ah sì, ti ho pensato», rispondo vedendolo sorridere soddisfatto.

«Dove volevi andare domani mattina? A lezione?», sussurra mentre continua a baciarmi.

Non rispondo e mi godo il momento, pensando a quanto io sia finalmente felice.

Una sveglia mi rimbomba nelle orecchie facendomi sussultare e poco dopo mi ricordo di averla impostata per  andare a lezione.

Bradi si sveglia, tenendomi sempre stretta a lui.

«Ci vai?», mi chiede assonnato.

«E me lo chiedi anche? Assolutamente no», dico mezza assonnata.

Un risolino proveniente dalla sua bocca mi fa sorridere e poco dopo entrambi sprofondiamo di nuovo nel sonno.

Questa notte la porterò con me per il resto della vita. Non sarà mai una notte di passaggio nel mio cuore. Ormai è entrata e non se ne andrà più.


Consiglio (anche rivolto a me stessa): viaggiate più che potete. Scoprite luoghi nuove e conoscete persone.

Solo in questo modo, un giorno, riuscirete a trovare casa vostra.

#JHeaven.

Quando lui guarda me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora