Capitolo diciotto: Buon Natale.

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Io e la mia famiglia festeggiamo a casa dei nostri parenti quella che dovrebbe essere una tranquilla e divertente cena di Vigilia.
Peccato che, come  ogni volta, non possano mancare i battibecchi tra mio padre e mio zio, suo fratello, che  deve tirare fuori cose allucinanti sul mio conto perché di punto in bianco decide che si diverte così.
«Perché non date da mangiare a vostra figlia? È pelle e ossa», dice facendomi salire visibilmente il nervoso.
«Mia figlia sta benissimo così», ribatte mia madre rivolgendomi un occhiolino d'intesa.
«Tua figlia starebbe bene con almeno dieci chili in più, sembra una deportata dall'Africa», continua mio zio facendomi arrivare al limite della pazienza.
Mia sorella non perde attimo per ridere e prendermi per il culo, e per un attimo chiedo mentalmente a Dio perché non mi ha donato un fratello.
«Pensa a dimagrire. Tua moglie non poteva sposarsi qualcuno con più pancia di te», gli fa notare mio padre cercando di essere il più ironico possibile.

Anche se io so che non sta scherzando.
«Rachele ci sei venuta a trovare pochissime volte da quando sei a Milano», afferma contrariata mia zia.
«Pensa che da me non è mai venuta», dice mia nonna con una punta di delusione.
Ok, forse stavolta non ho scusanti, ma cerco comunque di trovarne. Anche se di banali.
«Nonna abiti dall'altra parte di Milano...», cerco di giustificarmi.
«Non voglio saperne. Piuttosto, Federico, amore della nonna, vuoi altro da mangiare?»
Non mi sento più così tanto in colpa dopo questa mossa.
Ad un tratto suonano alla porta e Federico si affretta ad andare ad aprire.

Un ragazzo, di cui so a memoria com'è fatto ogni centimetro di corpo, fa capolino in casa.
Brandon.
Questo è un incubo!
Mi massaggio le tempie per cercare di non scoppiare ad urlare dalla rabbia e quando incrocio il suo sguardo lo guardo con due occhi di fuoco.
Lui sorride, come sempre, con quelle deliziose fossette che incantano mia madre e mia nonna.

Mia sorella è paralizzata di fronte alla sua vista e quando lui se ne accorge le rivolge uno dei suoi migliori sorrisi che, solitamente, riserva solo a me.
Mia mamma mi scruta attentamente, come per cercare di capire se è lui il ragazzo di cui le ho parlato l'ultima volta, e quando Bradi mi bacia dolcemente sulla guancia, lei mi rivolge un sorriso malizioso per la conferma ricevuta.
«Buona Vigilia piccola», dice Brandon per poi sedersi di fianco a me.
«E questo bel giovanotto chi è?», chiede mia nonna con occhi sognanti.
«Il ragazzo di sua nipote», dice lui orgoglioso.
Il viso di mia nonna si contrae in uno sguardo di disapprovazione e io vorrei strangolarla.
«Ti farà soffrire. Vieni da me».
«Nonna hai ottant'anni...», dico incredula di fronte alla sua serietà.
«E quindi? Sono ancora molto attiva in certe cose», risponde, strizzando un occhiolino divertito a Bradi che ha l'effetto immediato di farlo strozzare con l'acqua che sta sorseggiando.
«Tu sei il ragazzo che ha rubato il cuore a mia figlia?», chiede mia madre sorridente.
Spero che a mia madre piaccia perché la sua approvazione conta tantissimo per me.
«Credo che il cuore ce lo siamo rubati a vicenda», risponde prontamente lui.
Il suo sguardo è qualcosa di dolcissimo e io mi sciolgo.
«Sembri un bravo ragazzo, ma se la fai soffrire ti spezzo le ossa», lo minaccia giocoso mio padre.
«Eri con la tua famiglia prima?», chiede mia madre.
«Sì, ma ogni anno io e Bradi ci vediamo da me per andare fuori a bere e a festeggiare. È una tradizione zia», s'intromette Federico rivolgendosi a mia madre.
«Lo sapevi che tua figlia beve birra?», salta su mia zia, cogliendo la palla al balzo per fare la pettegola.
«Qualche birra non ha mai ucciso nessuno», mi difende mia madre.
«Non approvo, secondo me Rachele si ubriaca sempre», continua lei lanciandomi un'occhiata di disapprovazione.
«Ma cosa stai dicendo?», chiedo sfinita da quella cena.
«Posso assicurarle signora che Rachele beve il giusto», dice Brandon.
«E tu, invece? Che sei in riabilitazione?», dice mia zia sputando veleno.
Io, Bradi e Federico ci guardiamo e scoppiamo a ridere.

«Ma se non ti piace nemmeno la birra», prende parola mia sorella, riferendosi a me. Da quando è entrato Bradi è rimasta muta come un pesce, non può continuare così?
«Rachele stava scherzando mamma», dice mio cugino, salvando Brandon dal dare spiegazioni su qualcosa che non è nemmeno vera.
«Brandon, lavori?», chiede sempre mia madre cercando di saperne di più.
«Il calcio mi permette di mantenermi. Ho anche finito gli studi universitari, quindi più avanti potrei trovarmi qualcosa, magari come preparatore atletico».
«Che ragazzo in gamba», salta su mia nonna non mollando la presa.
Ma lo capisce che non ha speranze?
«Il calcio...», ripete mio zio sghignazzando sarcastico.
Bradi lo fissa accigliato cercando una spiegazione, ma per fortuna mentalmente ha più anni di lui e decide saggiamente di lasciar stare.
Già è una cena difficile, se poi diventa anche bellicosa...

«Dici su a noi calciatori solo perché tu all'epoca eri scarso come un cerbiatto», si scaglia contro suo padre Federico, facendo ridere il mio che non può non intromettersi: «Tuo figlio non ha tutti i torti».
«Adesso basta! Ragazzi andiamocene...», dice Federico palesemente stufo quanto noi.
«È stato un piacere conoscervi», Bradi stringe la mano ai miei genitori e quella scenetta mi fa sorridere.
«La prossima volta che Rachele torna a casa, vieni anche tu. Saresti il benvenuto», gli dice mio padre dandogli una pacca affettuosa sul braccio.
Vedo mia madre abbracciarlo dolcemente come se lo conoscesse da una vita e sussurrargli qualcosa nell'orecchio.

Bradi va poi incontro a mia sorella e le dà un bacino sulla guancia, facendola arrossire come un pomodoro.

Io scoppio a ridere perché noto che fa lo stesso effetto a tutte, però ha scelto di essere solo mio.
Dopodiché, saluto i miei genitori ed esco con i ragazzi dalla casa dei miei zii.

«Cosa ti ha detto mia madre nell'orecchio?», gli chiedo una volta rimasti soli.
«Mi ha detto che sotto quell'armatura che hai c'è una splendida persona», dice lui sorridendo teneramente al pensiero di quella frase.
«E tu?»
«Le ho risposto che sei splendida anche con l'armatura. Sei splendida in tutto ciò che fai».
A quelle parole mi stringo al suo corpo e inalo il suo profumo.
Mi fa impazzire tutto di lui. Vorrei trascinarlo via da tutto il mondo esterno per portarlo dentro al mio.
«A cosa pensi?»,chiede accarezzandomi una guancia.
«Che non mi va più di trattenere nessuna emozione», sussurro, baciandolo poi su quelle labbra così familiari e belle.
Basta avere paura.


#JHeaven.

A breve vi informerò di una cosa :)

Quando lui guarda me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora