CAPITOLO IX

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"Siamo esseri che devono godere della loro esistenza in questo posto meraviglioso.
Il resto è una serie di eventi confinati nei loro limiti casuali e nei nostri interessi mutabili."
(Claudio Santoriello)

-Non ti facevo così debole, Granger.- ghignò -così mi rendi il gioco troppo facile.-

-E io non pensavo di poter intraprendere con te una qualche tipo di conversazione.- rispose seccata.

Lui lasciò il suo avambraccio, ma prima le rimise a posto la manica. Era stato uno stupido. Che fosse impazzito? Parlare con la mezzosangue di una cosa del genere, di quella cosa. Ma non riusciva più a tenerlo dentro, doveva sapere. Era l'unica soluzione: se forse avesse saputo che effetto le faceva quella dannata cicatrice avrebbe smesso di soffrire vedendola. Forse.

-Malfoy, lasciala in pace.- una voce minacciosamente ridicola lo raggiunse interrompendo i suoi pensieri.

-Oh, ma guarda chi c'è! Hai visto mezzosangue? Il tuo pricipe lentigginoso è venuto a salvarti! Come andiamo Weasley?- lo provocò, alzandosi di scatto.

-Vattene.- gl'intimò il rosso.

Draco stava per ribattere, ovviamente. Avrebbe potuto sfoderare la bacchetta e dare a quel pezzente la risposta che meritava, ma qualcosa lo fermò. Il marchio. Doveva andarsene.

Andò via come un codardo non prima di aver dato una pesante spallata a Weasley.

-Che cosa ti ha fatto?!- domandò Ron, sedendosi accanto ad Hermione al quanto allarmato e stringendola in un'abbraccio rassicurante.

-Nulla, Ronald-

-Nulla? Era Malfoy o sbaglio?-

-Si, ma è stato... stranamente civile.-

-Starà tramando qualcosa.- pensò ad alta voce il rosso.

***

I corridoi di Hogwarts non erano mai stati così freddi e deserti. Draco si dirigeva a passo svelto verso la sua camera da prefetto. Maledetto marchio. Aveva lasciato vincere Weasley davanti a lei, se n'era andato a testa bassa davanti a lei, l'aveva lasciata sola con lui. Si dette subito dell'idiota per quanto stava pensando, questione di priorità.

Appena entrato nel dormitorio si beò finalmente del rigoroso silenzio che albergava in quel luogo sacro e si rinchiuse nella sua stanza fiondandosi subito sotto la doccia, l'acqua bollente era l'unica cosa che alleviava il dolore. Stette lì sotto per due ore buone.
Poi prese una buona bottiglia di firewhiskey incendiario e si preparò a mandarla giù in modo da poter, anche per quella notte, alleviare tutte le sue preoccupazioni e dormire sogni tranquilli. Ma prima che potesse fare un sorso, sentì uno strano picchettio provenire dalla finestra. Un grazioso ed elegante gufo color nero notte stava cercando invano di attirare la sua attenzione, voltandosi Draco non lo vide subito. Le sue piume scure si erano perfettamente mimetizzate con il cielo del loro stesso colore, il nobile animale fu tradito da niente poco di meno che dai suoi occhi verdi scintillanti, quegl'occhi misteriosi ed affascinanti, quegl'occhi da serpente. Drago, il gufo dei Malfoy.

Draco andò immediatamente ad aprire la finestra e lasciò entare l'animale che, con quel classico portamento che contraddistingue la sua stirpe, elegante e regale, andò a posarsi sull'intarsatura in legno del grande letto a baldacchino. In bocca aveva una lettera che Draco non esitò a ritirare. Esitò, aveva paura di aprirla, di scoprire ciò che suo padre aveva deciso, il suo destino. Se la rigirò tra le mani per minuti interminabili e alla fine, finalmente credendosi pronto, l'aprì.

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