CAPITOLO XXXV

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"Si tratta di una verità spaventosa: il dolore può renderci più profondi, può conferire un maggiore splendore ai nostri colori e una risonanza più ricca alle nostre parole. Questo avviene se non ci dustrugge, se non annienta l'ottimismo e lo spirito, la capacità di avere visioni e il rispetto per le cose semplici e indispensabili."
(La regina dei dannati, Anna Rice)

Nella sua vita Harry Potter non aveva mai lasciato troppo posto ai sentimenti negativi. Nonostante una parte del mago più spietato di tutti i tempi vivesse in lui, Harry era sempre stato onesto. Fin dal momento in cui aveva scelto grifondoro, si era impegnato ad accantonare qualsiasi sentimento negativo potesse in lui ricordargli che, nel disegno del destino, sarebbe dovuto essere un serpeverde. Come una volta gli aveva detto anche Sirius Black, in ogniuno di noi c'è sia luce che oscurità, scegliere quale parte deve prendere il sopravvento sull'altra è nostro compito e nostra sola responsabilità. Harry aveva scelto. Il bene.

Fu probabilmente per questo che decise di immischiarsi in quella faccenda che, dal suo inizio fino a quel momento, l'aveva visto solo spettatore. Certo, uno spettatore emotivamente coinvolto, ma pur sempre impossibilitato di agire.

Tuttavia, dopo aver capito cosa aveva spinto Malfoy ad obliviare Hermione, Harry aveva deciso che era tempo di farsi sentire.

Fu con questa intenzione che quella sera, la sera del pomeriggio in cui Hermione aveva confessato loro del marchio nero risvegliatosi, andò a far visita a Ronald nella sua camera da prefetto.

-Dobbiamo parlare.- gli disse, a mo' di saluto, chiudendosi la porta alle spalle.

-Certo.- rispose il rosso, mentre si infilava la cannottiera; sintomo che avesse intenzione di andare a letto, prina dell'intrusione del migliore amico -Di che vuoi parlare?-

Harry gli fece segno di sedersi, prendendo poi posto accanto a lui sul letto a baldacchino.

-Ora conosciamo entrambi il motivo per cui Malfoy ha voluto che dimenticasse.-

-Harry..- sbuffò Ron, ma venne repentinamente interrotto.

-Ne sono sicuro, Ron; e lo sai anche tu. Lui voleva proteggerla, probabilmente anche da se stesso.-

-Non puoi dirlo con certezza. Come sai che non si fosse stancato di lei e basta?!-

-Perché ci ho parlato.- scandì Harry, forse alzando un po' troppo la voce -Lui la ama davvero, tutto quello che ha fatto lo ha fatto solo perché, a differenza nostra, non sa che Hermione è in grado di difendersi da sola e che è un'ottima strega.-

-Beh, allora che Merlino lo inserisca nel suo benedetto ordine!- scattò in piedi, frustrato, il Re -Ha fatto bene! Ha capito che tra loro sarebbe impossibile! Lo sai, Harry, non potrebbero mai stare insieme!-

-Vuol dire che non le dirai niente? Che rimarrà al tuo fianco solo perché non conosce la verità?!-

-Non voglio questo, Godric! Ma non voglio neanche vederla soffrire, non per colpa di quell'idiota! -

-Fa come vuoi.-

Fu tutto ciò che gli disse Harry.

"Fa come vuoi."

Come se quella frase non significasse "lascio nelle tue mani il futuro e la felicità della mia migliore amica da sempre.".

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