CAPITOLO XV

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"Nessuno può, per un periodo che non sia brevissimo, indossare una faccia da mostrare a se stesso ed un'altra da mostrare a tutti gl'altri, senza alla fine trovarsi nella condizione di non capire più quale possa essere la vera."
(Nathaniel Hawthorne)

Piccole goccie d'inverno andavano a posarsi sul biancheggiante mantello dei prati, veli di candidi fiocchi coloravano gl'alberi spogli circondanti il maestoso castello. L'inverno, e con sé la neve, avevano raggiunto Hogwarts. Era solo il secondo giorno di Dicembre, ma faceva così freddo che quella mattina Hermione non riusciva ad alzarsi, l'incantesimo riscaldante fatto alle sue coperte sarebbe svanito e, grifondoro o no, non ne aveva il coraggio. Ci volle una furia rossa per strapparla completamente a quel dormiveglia in cui era finita.

Ginny Molly Weasley fece furtiva il suo ingresso, per mezzo di un "Alhomora", nella stanza del prefetto grifondoro. Fu abile anche nel saltellare in punta di piedi fino al letto della nostra povera Hermione, per non parlare di quando, con somma gioia, lanciò un cuscino che finì dritto in faccia alla riccia. La piccola Weasley aveva centrato il versaglio, non per niente era il nuovo capitano della squadra di Quiddich grifondoro.

-Ginevra Molly Weasley!- dire che fosse saltata letteralmente giù dal letto significherebbe mentire, Hermione era praticamente rizzata al soffitto. Dalla guerra ancora non aveva ripreso sicurezza e la forza dell'abitudine le faceva percepire ogni rumore, non lasciandole un attimo abbassare la guardia.

-'giorno anche a te Herm! Su muoviti, che abbiamo pozioni!-

Quella mattinata fu prevalentemente monotona per Hermione, aveva un paio di ore con i tassorosso e dovette ascoltare per tutta erbologia i racconti della sua migliore amica. Hermione e Ginevra erano solite raccontarsi tutto, e per tutto intendo ogni irrilevante particolare caratterizzante ogni singolo avvenimento. Hermione si sentiva infatti in colpa per non aver ancora informato la rossa dei suoi sospetti su Malfoy e dei loro numerosi, strambi incontri.

-Beh... in effetti Herm, lo ammetto. Ogni volta che mi è vicino sento letteralmente le farfalle svolazzarmi nello stomaco! Oh, ma che dico! Mi svolazzano ovunque! E poi adoro abbracciarlo e...-

-Oh Ginny, sono così felice per te! Tu ed Harry state così bene insieme!- la riccia aveva gl'occhi lucidi dalla commozione; era stata lei, al terzo anno, a sostenere e consigliare la piccola Weasley.

"Non pensarci Ginny, vivi la tua vita e non andargli dietro come una ragazzina qualunque. Harry non è uno stupido, prima o poi si accorgerà di te e di quanto tu sia fantastica."

Ginevra aveva sofferto molto a causa di Harry, soprattutto durante la grande guerra; per questo Hermione non poteva essere più felice ed emozionata per i suoi due migliori amici.

-Merlino, è tutta la mattinata che parliamo di me Herm!- le ricordò l'amica mentre si dirigevano a pranzo, per poi sorridere maliziosa -e tu, che mi stai combinando?-

-Oh andiamo Gin, tu sei così felice! Non voglio rovinare il tuo umore con i miei problemi.-

-Problemi?- la rossa rimase interdetta -v..va tutto bene con mio fratello?-

-Oh sisi, non mi rifertivo assolutamente a lui!- si affrettò a rispondere la riccia.

-E a cosa?-

-Gl'incubi, stanno tornando.- le ci volle poco, essendo la strega più brillante della sua età, ad elaborare una risposta convincente concordante le sue intenzioni; infatti Hermione non intendeva mentire a Ginny, ma neanche dirle dei problemi e ripensamenti che stava ultimamente avendo con Ronald. Gl'incubi erano tornati, esattamente dal suo primo incontro con Malfoy in biblioteca. Per quanto riguarda Ron, beh il suo cercare sempre un particolare contatto fisico iniziava ad infastidirla, così come tutto il suo modo di comportarsi ultimamente. Si era ritrovata a pensare che una come lei non sarebbe potuta essere altro che una grande amica di Ronald Weasley quando lui aveva iniziato ad intromettersi nelle sue abitudini imponendole la sua volontà, in modo dolce, ma invadente. Hermione odiava essere assecondata, seguita ovunque e considerata per la sua bellezza esteriore, tutte cose che Ron non smetteva di fare. Non era solo questo a lasciarle dei dubbi, era quello che sentiva, che provava. I suoi abbracci, i suoi baci e le sue attenzioni per lei valevano quanto quelle del ragazzo sopravvissuto, non sentiva più i brividi, la sensazione di felicità data dall'amore. Ascoltando i discorsi della sua migliore amica su Harry, si stava pian piano rendendo conto di non amarlo, non in quel modo. Non aveva mai sentito le farfalle, ma neanche una mosca, svolazzarle dentro alla sua vicinanza; non si era mai sentita viva davvero. Si sentiva amata da Ronald, ma sentiva di non amarlo. Stava iniziando a chiedersi se tutta quella passione durante la guerra non fosse stata dovuta alla paura di perderlo, alla paura di perdere suo fratello. Aveva anche capito che lui l'amava davvero, come avrebbe potuto lasciarlo senza rovinare la loro amicizia, senza ferirlo?

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