CAPITOLO XXVI

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"È un errore credere, come vogliono alcuni, che il volto rispecchi il pensiero. Qualche volta il vizio segna rughe sul volto e ne altera le linee, ma non più di questo. Il volto è una vera maschera che ci è concessa per celare i nostri segreti."
(Oscar Wilde)

-Come sta?- chiese impaziente Hermione, che fino a quel momento non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro parallelamente al camino della sala comune serpeverde.

-Meglio, Granger.- rispose Zabini, appena uscito dalla camera di Draco -Puoi anche andare a letto ora, domani mattina si sarà completamente ripreso.- aggiunse poi, buttandosi esausto ad una poltroncina verde La povera serpe era stata svegliata a mezzanotte passata dal patronus di Hermione che, su richiesta di Draco, si era rivolta a lui per il soccorso.

-No!- rispose quest'ultima -Voglio vederlo ora.-

-Granger, sono le due di notte! È anche abbastanza scosso, sarebbe meglio se..-
-Non me ne vado fino a quando non vedo che sta bene.- protestò interrompendolo la grifona.

-Come vuoi.- Zabini sbuffò, indicando la stanza.

-Sì certo, ma prima volevo chiederti.. lui.. dopo che.. insomma, dopo la crisi, Draco ha nominato una passaporta in delle frasi sconnesse. Tu.. sai di cosa stesse parlando?-

-Deve dirtelo lui, è giusto così.- le rispose, indicando nuovamente la camera del suo migliore amico.

A quel punto Hermione tirò un respiro profondo, mentre spingeva lentamente verso il basso la maniglia, con il serpente intagliato a caratterizzarla, della camera di Draco. Era tesa e spaventata, aveva paura perché, da qualche parte dentro di lei, già sapeva cosa avesse causato quella sofferenza a Draco.

Si chiuse silenziosamente la porta alle spalle ed insonorizzò l'ambiente, prima di guardarsi intorno con calma. La posizione dei mobili e l'ampiezza della camera erano equivalenti a quelle della sua, cambiavano solo i colori, ovviamente. Tutto ciò che nella sua stanza era rosso ed oro, riportandole un senso di calore; lì era freddo, ma più elegante, come il verde spento degli alberi che in inverno non perdono le foglie, unito all'argento acceso, che si avvicina davvero molto al color ghiaccio degli occhi di Draco.

Quest'ultimo era girato di spalle, rivolto verso la finestra. Ammirava i fondali del Lago Nero, ma appariva piuttosto chiaro che stesse pensando a tutt'altro. Comunque, per Hermione fu già un sollievo vederlo in piedi.

-Come stai?- sussurrò; vedendolo sussultare, ma senza girarsi a guardarla.

Non le rispose, non per cattiveria o ripicca, semplicemente non voleva né mentirle né dirle la verità.

La grifondoro si avvicinò, fino ad essere propio dietro di lui.

-Per favore, dimmi solo come stai.- ripeté, ma questa volta nel tono traspariva tutta la sua preoccupazione.

-Sto bene.- le rispose lui, forse più freddamente di quanto avrebbe voluto.

-Non mentirmi, Draco.- gli mise una mano sulla spalla destra, tentando invano di farlo voltare verso di lei -Ormai non puoi più promettermi che mi racconterai tutto, devi farlo adesso.-

Lui si voltò improvvisamente, fissandola spaventato. I suoi occhi erano lucidi, come ghiaccio sciolto. Il volto più pallido del solito, ma comunque bellissimo per Hermione, si avvicinò lentamente a quello di lei, fino a far toccare i loro nasi e sfiorare le loro fronti. Poi lui la baciò, non come aveva fatto fino ad ora, non era un bacio particolarmente acceso e, probabilmente, non avrebbe dovuto esserlo neanche nelle intenzioni di Draco. Hermione, dal canto suo, amava quel bacio come tutti gli altri, forse anche di più. Sapeva che lui le doveva delle spiegazioni e, stranamente, sembrava quasi stesse provando a trasmettergliele tramite quello scambio di effusioni. Ma, spaventosamente, le labbra di Draco esprimevano parole salate. Avevano l'odore, il sapore e la consistenza, oltre che l'effetto, di parole salate, come le ultime righe di una lettera d'addio. Draco si staccò da lei dopo qualche minuto, prendendo a fissarla con insistenza, quasi volesse leggerle dentro.

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