CAPITOLO XXV

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"L'amore non esiste per renderci felici. Io credo che esista per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore."
(H. HesseP)

-Io.. ci devo pensare.- rispose la riccia, abbassanso lo sguardo.

-Oh.- il rosso era triste e sconvolto -C'è.. c'è un altro?-

Hermione non sapeva cosa rispondergli, di certo non poteva dirgli di Draco e di tutto quello che staa succedendo ultimamente.

-No.- mentì, forse per la prima volta in vita sua al ragazzo che aveva amato per tanti anni -È solo che.. non me la sento, scusami.- aggiunse, scappando in lacrime verso il castello.

Si sentiva talmente in colpa per come aveva trattato Ron, sentiva di starlo tradendo, di aver deluso tutti. Era indubbiamente sbagliato innamorarsi di Draco, ma lei non era propio riuscita ad evitarlo. Era iniziato tutto involontariamente, voleva solo aiutarlo e scoprire cosa gli stesse succedendo; ma aveva finito per perdere la testa per lui, per i suoi capelli biondo platino, per le sue labbra chiare e sottili e per.. Merlino, per quegli occhi meravigliosi, uno scorcio che permetteva di ammirare un mare in tempesta. Due occhi freddi, enigmatici e sprezzanti, ma così dannatamente particolare. Tutti dicono che la tempesta sia spiacevole e malinconica, ma Hermione non l'aveva mai pensata in questo modo. Aveva sempre amato la pioggia, il mare turbolendo, il suono delle sue onde sbatter violente contro scogli lontani, i lampi, i tuoni, i fulmini. Tutte queste cose, amate da pochi ed odiate da molti, le erano sempre piaciute. Con l'aumentare degli anni era aumentata anche la sua passione verso la pioggia, il cui grigio spento ma meraviglioso le ricordava gli occhi di Draco; forse perchè, con gli anni, più cresceva in lei la malinconia, più si sentiva libera di riversarne sulle spalle della tempesta che incombeva fuori, già malinconica di per sé. E tutte quelle emozioni, spezzettate e distribuite un po' per parte in ogni, singola, goccia di pioggia, ora le trovava negli occhi di lui. Da quando lo odiava, lo considerava sbagliato, era arrivata a definirlo assolutamente perfetto.

Ma non mentiamoci, Hermione aveva sempre trovato Draco affascinante, solo non l'aveva mai guardato come un ragazzo. Doveva odiarlo, punto. Lui la odiava e la faceva soffrire, prendeva in giro i suoi amici, era un seguace si Voldemort. Aveva per anni creduto che quel ragazzo non avesse un cuore, ma ora che l'aveva conosciuto realmente, scoprendo quanto in realtà fosse in grado di amare, si era irrimediabilmente permessa di innamorarsi di lui. La sua parte razionale continuava a dirle che era un grave, gravissimo errore, che lui era sbagliato, che l'avrebbe fatta soffrire. La sua brillante testolina continuava a ripeterle che doveva avvisare la preside del marchio che si era risvegliato, ma poi le sue parole le tornavano in mente.

"Fidati di me. Ti dirò tutto appena potrò. Ti prego, Hermione, fidati."

Combatteva contro se stessa, contro la sua razionalità. Combatteva i suoi sentimenti e, alla fine, perdeva irrimediabilmente.

Ed ora si trovava lì, a correre in lacrime verso i dormitori. Aveva superato un Harry ed una Ginny increduli e lasciato Ronald a dir poco sconvolto dalla sua reazione, forse esagerata. Ma ora l'unica meta che aveva era la sua camera da prefetto, dove si sarebbe potuta sfogare.

Solo che non giunse mai a destinazione.

Svoltando un angolo si scontrò con qualcuno, attraverso le lunghe ciglia intrise di lacrime e i capelli, che le erano finiti davanti agli occhi durante la corsa, vide un uomo dal volto conosciuto sorriderle con disarmante dolcezza.

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