CAPITOLO XVII

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"La memoria è fragile e il corso di una vita è molto breve e tutto avviene così in fretta, che non riusciamo a vedere il rapporto tra gli eventi, non possiamo misurare le conseguenze delle azioni, crediamo nella finzione del tempo, nel presente, nel passato, nel futuro, ma può anche darsi che tutto accada simultaneamente."
(La Casa degli Spiriti, Isabel Allende)

Draco schiuse lentamente le palpebre, restando per una frazione infinitesima di secondi ancora in quella fase dormi-vegliana, che ci mantiene al limite separatorio tra sogno e realtà. Non appena riprese coscenza aprendo definitivamente gl'occhi, notò immediatamente i caldi riflessi del luogo sconosciuto in cui si trovava. Il letto al baldacchino, tra le cui coperte, rosse ricamate in oro, era disteso supino, era sorretto da due pilastri di legno decorati con rifiniture d'oro. Fece poi scorrere lo sguardo verso il perimetro della stanza, analizzando la situazione. Si trovava in una camera singola, sicuramente di un prefetto. "Un prefetto grifondoro" intuì ben presto. D'un tratto sentì il rumore dell'acqua scorrere e si accorse, guardandosi intorno ulteriormente, che la porta del bagno era situata sulla sinistra del grande armadio in mogano scuro alla destra dell'ampia scrivania. Poco dopo sentì una voce melodiosa canticchiare una strana canzone, canzone che non conosceva, ma che gli sembrò comunque meravigliosa. Quando riuscì a focalizzare i soggetti che ridevano e si abbracciavano nelle foto attaccate all'armadio ebbe un'attuale conferma, si trovava nella stanza della Granger. Improvvisamente gli tornarono in mente gli episodi della sera precedente. Dall'incubo alla Guferia.

"Sei viva." le aveva detto.

Salazar, doveva essere stato così patetico! Era ubriaco fradicio e non ricordava molto, ma era certo di aver fatto qualche follia.

Ma lei era viva.

Di colpo si portò una mano a massaggiarsi le tempie, come mai era lì? Perché lei lo aveva portato nella sua stanza e non in infermeria?

Automaticamente gli venne di guardare il braccio sinistro, rimasto fino ad allora sotto il tepore delle coperte. Lo tirò fuori lentamente, avvertendo un lieve bruciore, e rimase sconvolto nel notarlo nudo. La manica della camicia era stata tagliata e il braccio era quasi interamente fasciato, lasciava scoperto solo il marchio nero.

A quella vista mille preoccupazioni cinsero d'assedio la sua mente martoriata, la Granger ora sapeva.

Preso dai suoi pensieri non aveva sentito il rumore dell'acqua cessare assieme al canto melodioso della strega più brillante della sua età; non appena sentì lo scricchiolio di quella che doveva, per forza delle cose, la porta del bagno, si affrettò a rinascondere il braccio sinistro sotto il lenzuolo giusto in tempo per l'ingresso della ragazza. Hermione era già rigorosamente pronta e in divisa, i capelli più disordinati e voluminosi del solito essendo stati appena asciugati. Immediatamente un delicato profumo alla vaniglia inondò la stanza, stregando i sensi del serpeverde.

Amortensia, sesto anno.

Si era sempre chiesto a chi appartenesse quel bellissimo profumo, ma mai, mai avrebbe pensato di essere attratto da lei. Quando l'aveva appurato, in biblioteca quella sera, era rimasto a dir poco sconvolto. Non che ora si fosse rassegnato, ma non poteva farsene una colpa. Hermione era ferma sulla soglia del bagno, mentre incatenava i suoi occhi ambrati con quelli di ghiaccio di lui.

La fissó, la fissò e basta. Aspettava che fosse lei a parlare, e così fu.

-Malfoy, come stai?- chiese titubante la grifona.

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