Capitolo 11

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Eren's Pov

Stranamente mi sveglio abbastanza presto, anche questa notte, come quelle precedenti, è stata abbastanza calma e quell'incubo non mi fa visita da un po' di tempo, meglio così. Sento Levi girarsi affianco a me e lo guardo; sta ancora dormendo, il suo volto è molto vicino al mio e riesco a sentire il suo respiro sul mio viso. La sua espressione è rilassata e calma, gli occhi sono chiusi dolcemente e i capelli gli ricadono morbidamente sulla guancia e sulla fronte; se già di solito è bellissimo, ora lo è almeno cento volte di più, il suo volto è tranquillo e sereno ed è davvero adorabile. Rimango ad osservarlo per vari minuti, ha un'aria così calma e dolce, poi istintivamente allungo una mano verso la sua guancia e inizio ad accarezzarlo lentamente.

Levi's Pov

Sento una mano calda con un tocco dolce che mi accarezza una guancia. Apro gli occhi e incontro lo sguardo meraviglioso di Eren.  Mi sorride dolcemente, i suoi occhi sono già così luminosi e belli di prima mattina, vorrei restare a fissarli per tutto i giorno e senza che me ne accorgo mi incanto, facendolo arrossire lievemente. Ridacchio e lui arrossisce ancora di più e si gira dall'altro lato, in modo da darmi le spalle. Io appoggio una mano delicatamente sulla sua schiena, l'accarezzo e poi lo abbraccio, appoggiando il volto sulla sua schiena. Restiamo fermi così per vari minuti, non parliamo e non ci muoviamo, l'unico suono nella stanza è il rumore dei nostri respiri;

Eren's Pov

All'improvviso si stacca da quell'abbraccio meraviglioso, si mette seduto sul letto e io mi volto verso di lui; si sta vestendo, lo osservo perplesso ma lui mi ignora completamente. Si alza, è completamente vestito, cammina per la stanza e raccoglie tutti i miei vestiti, che ieri nella foga del momento aveva lanciato a caso, e li appoggia sul letto. Va verso la porta "vestiti io intanto preparo la colazione" si allontana a passo svelto e mi lascia a fissare il vuoto dove qualche istante prima si trovava lui. Rimango sdraiato ancora qualche minuto, poi mi stiracchio e mi alzo pigramente; guardo fuori dalla finestra e anche oggi come ieri è una bella giornata, anche se nel cielo ci sono alcune nuvole; mi vesto lentamente e poi raggiungo Levi in cucina; è già seduto al tavolo e mi sta aspettando. Mi siedo di fronte a lui e gli sorrido, lui prende in mano la sua tazza di the fumante "moccioso ci hai messo troppo" io abbasso lo sguardo e sussurro uno 'scusami' impercettibile, ma sono sicuro che lui l'ha sentito. Facciamo colazione in silenzio, lui legge un giornale e io ogni tanto gli lancio qualche occhiata di nascosto. Finita colazione mi lavo velocemente, poi prendo il copione e con Levi andiamo al suo studio; per tutto il tragitto non ci rivolgiamo una parola, è ancora presto e in giro ci sono poche persone, fa uno strano effetto uscire così presto, non ci sono abituato. Fa abbastanza freddo, così mi stringo nella giacca e metto le mani in tasca; camminiamo abbastanza velocemente e in poco tempo arriviamo allo studio di Levi che, come immaginavo, è vuoto. Entriamo e lui subito si dirige nella stanza dove facciamo le prove; entriamo nella stanza e subito un dolce tepore mi avvolge, facendomi rilassare e socchiudere gli occhi; Levi si è seduto su una sedia, si è già tolto la giacca e l'ha appesa e ora sta scrivendo qualcosa su dei fogli, sembra molto impegnato. Io mi tolgo la giacca, mi siedo su una sedia poco distante da Levi e appoggio la giacca sullo schienale, poi guardo Levi "che fai?" lui sospira, mi guarda, il suo sguardo è penetrante, freddo e distaccato, non come il solito, questa volta era più tagliente e sul suo volto si può leggere tutta la noia e il fastidio che gli ho creato con questa domanda; "fatti gli affari tuoi moccioso" la sua voce è fredda e distaccata come non lo era da tempo, è come se fossimo tornati agli inizi e ora stesse cercando di riprendere le distanze che c'erano tra di noi allora. Sento le lacrime salirmi agli occhi, così abbasso lo sguardo e sbatto un paio di volte le palpebre; mi alzo di scatto e, senza prendere la giacca, corro fuori. Mi siedo sul bordo del marciapiede e senza volerlo incomincio a piangere; mi porto le ginocchia al petto e nascondo il volto fra le braccia, sperando che non si noti che sto piangendo, ma è inutile visto che il mio corpo è scosso dai singhiozzi; ora che ci penso è già successo un'altra volta che a causa di Levi ho dovuto correre fuori e anche quella volta, come questa, mi ero seduto sul bordo del marciapiede ed ero nella stessa posizione. L'unica differenza è il motivo per cui sono corso fuori, la volta scorsa era perché lui mi aveva baciato ed era stata una cosa piacevole anche se strana, mentre ora sono corso fuori perché ho capito di essere di troppo, che non mi voleva lì con lui e che ero un peso, a questo pensiero nuove lacrime mi scendono lungo le guance, scendono lentamente e sono calde, ad ogni lacrima che mi scende sento come un vuoto nel cuore e mi inizia a fare male; piango ancora per vari minuti, poi finalmente riesco a calmarmi, non perché lo voglia ma perché a quanto pare ho pianto tutte le lacrime che potevo. Ora mi sento svuotato, triste e con un grande vuoto nel petto; il mio respiro è ancora irregolare, il mio corpo scosso dai singhiozzi e gli occhi mi bruciano, probabilmente sono rossi ma non mi importa. Rimango ancora appoggiato con la testa fra le braccia, non voglio vedere niente e nessuno perché sono certo che ogni cosa mi ricorderebbe lui e mi farebbe stare ancora peggio. Faccio per mettere la mano in tasca e prendere il cellulare e le cuffiette, quando mi ricordo di aver lasciato la giacca all'interno. E ora che faccio? Ho bisogno di ascoltare della musica per distrarmi e stare meglio, però il cellulare si trova all'interno dove molto probabilmente c'è anche la causa di tutto il mio dolore; rimango a riflettere vario tempo su cosa fare, però mi accorgo che più passa il tempo, peggio sto e più ho bisogno di ascoltare la musica, così faccio un respiro profondo, mi alzo ed entro, torno nella stanza delle prove e rimango felicemente sorpreso di vedere che non c'è nessuno. Vado verso la sedia dove c'è la mia giacca, la prendo e mi sposto verso il fondo dove mi siedo su un'altra sedia; prendo in mano il cellulare e metto le cuffiette, poi vado nella musica e faccio partire Every time we touch di Cascada, in casi come questi è la canzone che mi aiuta di più.


*angolino autrice: ed eccomi tornata con l'undicesimo capitolo, so che molti di voi potrebbero odiarmi, ma penso che ormai l'abbiate capito che sono una persona cattiva u.u Comunque detto questo vi ringrazio perché siamo già arrivati a più di 1400 letture, quindi grazie di cuore! Avviso che chiunque mi voglia dare dei consigli o delle possibili idee sono ben accette e se avete voglia di chattare un po' con me io sono qui ^-^

I hate you but I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora