Risveglio.

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La vita è come una speranza.
Una speranza che ti migliora.
Ma io la speranza l'ho persa.
Ho perso la vita in quella casa.
Ho perso tutto quella notte d'inverno.
Ma ora sto per porre fine a tutto.
Non ho speranze e non ho vita.
Esiste solo la vendetta, ciò che porrà fine ai miei rimpianti.

Mi risveglio con questi pensieri in testa, mi metto a sedere su quel soffice letto e mi guardo attorno.

Sono in una stanza rossa, tutta rossa, ed io odio questo colore perché mi ricorda il passato.

La porta si apre di colpo ed io velocemente mi fingo terrorizzata.

Entra un ragazzo che avrà 20 anni circa, ha i capelli neri come la pece e gli occhi blu notte.
Così profondi che ci potrei annegare, mi ricordano l'oblio e mi piacciono, sembra che al loro interno scorra la pace, la tranquillitá, dove il male non esiste. Quegli occhi mi attraggono mi fanno sentire desiderata, in pace, senza risentimenti...

Il ragazzo si avvicina e mi scruta mentre io cerco di farmi piccola piccola davanti alla sua stazza.
Indossa una camicia bianca, con i primi bottoni slacciato che lasciano intravedere il suo fisico scolpito messo in risalto dalla camicia attillata. Mi guarda da capo a piedi ed io abbasso lo sguardo irritata dal suo comportamento. Odio essere fissata, mi da fastidio, mi sento un libro aperto, come se quella persona potesse leggere tutto di me senza che io riesca ad oppormi.

<< Piacere sono Luke. Tu chi sei?>>

Esito un attimo, dovrei fidarmi a dirgli il mio vero nome oppure no?

<< Alaska....Mi chiamo Alaska >> dico con aria innocente.

<< Bene Alaska. Cosa ci facevi nel bosco?>>

<< S-Scappavo...>>

<< Da chi?>>

<< Un uomo. Non so perché ma voleva... Voleva il mio sangue...>>

Riflette un attimo e si siede accanto a me.

Il suo profumo invade le mie narici ed io mi sento bene, come se fossi in paradiso, come se tutti i miei problemi svanissero in un secondo.

<<Come ti senti?>>

<<Come un pesce fuor d'acqua....>>

Sorride a questa mia ironia e mi fissa negli occhi.

<<Tranquilla. Qui nessuno ti farà del male. Anzi sarai ben accetta nel branco a meno che tu non abbia una famiglia che ti aspetta....>>

Certo. Mi aspetta nell'aldilà.

I ricordi riaffiorano ed io stringo le gambe al petto, chiudendomi così a riccio.

<<Posso sapere come?>>

<<È successo anni fa. Un branco ha attaccato la mia famiglia solo perché voleva ampliare il suo territorio. Solo io sono soppravissuta....>>

<<Mi dispiace....>>

<<Non voglio compassione da nessuno.>>

Si alza raggiungendo la porta ma prima si volta e mi guarda ancora.

<<Non è compassione la mia. Forse sto solo cercando di capirti visto che anche io ho visto la mia vera madre morire>>

Con questo esce dalla porta e la chiude a chiave.

Stolta. Idiota. Arrogante troglodita. Ecco cosa sono.

Gli ho praticamente detto chi sono e non me ne sono neanche resa conto!

Forse sto talmente bene accanto a lui che tutto ciò che pensavo riguardo al suo branco è falso.

Ma che idee mi vengono in mente?!

Hoxha compare davanti a me, ed io le sorrido fiera dei suoi poteri.
Può comparire da un'ombra qualsiasi e può viaggiare attraverso di esse e quando lo facciamo assieme è uno spettacolo meraviglioso.

Mi avverte di 10 lupi del branco che ispezionano la zona e direi che è  un ottimo inizio.
Le tocco il manto e ci teletrasportiamo all'albero in cui avevo lasciato le armi, tolgo i rami dall'apertura e prendo sia l'arco sia il pugnale lasciando il resto ben nascosto.

Poi inizio a correre in direzione della pianura dove stamattina ho trovato i lupi.
Li lascerò in un lago di sangue, agonizzanti.
Mi supplicheranno di risparmiare loro la vita. E io non farò altro che ridere.
Ridere di loro.

...

Eccoli, esattamente sotto di me che cercano qualche intruso senza rendersi conto della mia presenza.
Tendo l'arco con la prima freccia su di un lupo ai margini del bosco, isolato da tutti. Nessuno lo sentirà morire in modo che non mi scoprano.
Miro alla giugulare e scocco la freccia che gli trapassa il collo facendolo cadere a terra, inerme.
Ne mancano solo nove e mentre tre si allontanano per vedere se c'è qualche preda io preparo le altre frecce e il pugnale.
Li uccido tutti prima che possano avvertire qualcuno e così, dopo aver recuperato le armi dai corpi, raggiungo i tre che erano andati a caccia.
Le prede sono loro e non il daino che stanno cercando di cacciare e questo mi fa sorridere.
Li seguo passando per gli alberi e scocco le tre freccie che si posizionano nei loro petti.
Il sapore della vendetta si fa largo nella mia bocca ed un  ghigno si forma sul mio viso.
In tanti pensano che io sia una sadica perfetta, ma non lo sono. Io semplicemente uccido chi mi ha reso la vita impossibile. Loro sono la causa e per questo devono pagare le conseguenze con la morte.

In passato nessuno mi aiutava  e neanche ora, ma so che se potessero tornare indietro l'avrebbero fatto.
Ma la vita è una giusto?
E loro l'hanno sprecata, negandomi la possibilità di avere qualcuno accanto pronto a sostenermi quando fossi caduta .
Non sanno cosa significa non avere più una famiglia a 11 anni.
Rimanere soli la notte, in mezzo ad un bosco senza una mamma o un papà che cercano di farti dormire con una ninna-nanna.
Sembravo un abominio ai loro occhi, una stupida ragazza che era la causa della morte della sua famiglia.
In tanti pensavano che io in realtà dovessi morire quella sera.
Ma non è successo.
Lentamente e grazie a Hoxha torno in camera e mi addormento con un sorriso da ebete stampato sul viso, ma non per la loro morte ma perché il profumo di Luke mi circonda.
La loro fine ha inizio.

L'Eterna Cacciatrice [IN REVISIONE] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora