Cap. II

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Angelica (continueremo a chiamarla così, fino a quando non le sarà rivelato il suo vero nome), guardò Haldir, furtivamente. Non era anch’egli un elfo Silvano? Se era così e, senza dubbio, lo era, perché sembrava fidarsi di lei? Non diffidavano, essi, degli estranei? degli stranieri? Era talmente presa in quelle domande, che sembravano non avere risposte, che trasalì quando Haldir si voltò verso di lei, con un sorriso. – Siamo quasi arrivati. Quella è Caras Galadhon. Creoso, Angelica. (benvenuta.) Qui è anche casa tua. Scusa, non volevo spaventarti. – le disse, incrociando le dita alle sue e si fermò. – Vorrei tanto baciarti… ma… -

- Haldir…- lei sorrise e si avvicinò a lui un po’ di più. Gli circondò il collo con le braccia e stava per baciarlo, quando, da abbastanza lontano, risuonò un corno che non era quello che Haldir era abituato a sentire ma lo riconobbe comunque, poiché era quello che veniva suonato a Imladris. – Era un corno elfico, questo, vero?- chiese all’elfo, che sembrava non volersi staccare da lei. Lui annuì, ridacchiando. La strinse ancora per un attimo, quindi la lasciò andare.

- Credo che il bacio dovrà aspettare…. – le disse , accarezzandole una guancia. – Non sono molto lontani. Ci raggiungeranno presto. –

- Pronto a correre, Haldir? – gli rispose lei. Con uno scatto si allontanò qualche metro da lui, dirigendosi verso Caras Galadhon. – andiamo Haldir… se non ti dai una mossa, arriverò per prima, dai  signori di Lorien. – gli disse, ridendo.

- E’ impossibile, mia cara. – le disse lui, raggiungendola in pochi secondi e superandola, fin troppo facilmente. Era già più lontano, quando le disse, voltandosi – Ma sei ancora lì?! Vieni, su. – e, da quel momento, corsero assieme.

Entrarono a Caras Galadhon, e lei rimase senza fiato, per la bellezza  del posto. Lo aveva visto nei suoi sogni, tante volte, tantissime. La realtà, però, almeno per una volta, superava i suoi sogni. “Ma sono proprio sveglia o sto sognando?!” pensò, camminando ora, più lentamente, per godersi la visione.

- Siamo arrivati, Angelica. Fra poco saprai chi sei davvero e cosa vogliono da te… - le disse Haldir. La ragazza gli sorrise, gli occhi azzurri scintillanti come gli zaffiri. Angelica guardò in su e si sentì piccola, quasi insignificante, al confronto di quegli elfi stupendi che, ora, la guardavano con curiosità. – Ti sento tesa, Angelica. –

- Beh, non è che si incontrino i Signori di Lorien, così spesso. Anzi, nel mio caso, è proprio la prima volta. Va bene, sono pronta. – gli disse con un sorriso un po’ tirato, ma ugualmente splendido.

- Sei sicura?! – le chiese lui e lei annuì. "Passerei il tempo a baciarla..."

Presero a salire, sotto sguardi curiosi di splendenti elfi. Arrivarono al Talan  regale e Haldir le disse di aspettarlo lì, che sarebbe subito tornato da lei, per accompagnarla dai suoi Signori. Haldir si avviò alla sala dei due troni e si avvicinò ai due Signori. Galadriel, guardò il fidato elfo, con un sorriso del tutto speciale, ma triste. Lei già sapeva che sarebbe stato mandato al Fosso di Helm, che sarebbe stato mandato a morire. Chiuse gli occhi, le si stringeva il cuore se ci pensava… poi li riaprì e gli chiese: - Haldir, la ragazza è qui? –

- Sì, mia Signora, lei è qui. –

- Falla venire, dunque. – gli disse il suo Signore Celeborn, guardando Galadriel e poi Haldir.

Egli annuì e si congedò tornando da Angelica. – Vieni con me, Angelica. – le disse. Lei annuì e lo seguì fino alla base della scala, da dove ora stavano scendendo i due splendenti sovrani. Lei abbassò il capo, lentamente poi, altrettanto lentamente lo rialzò, incapace di staccare gli occhi di dosso ai Signori di Lorien. La loro bellezza la turbava profondamente, soprattutto quella di Dama Galadriel.

- Mae govannen, Haladiel Gildoriel. – le disse Celeborn, sorridendole. – Benvenuta a LothLorien. –

- Grazie, mio signore Celeborn. Sono lieta di essere qui, di nuovo fra la mia gente… - rispose lei, inchinandosi ai due signori. 

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