Dama Galadriel e Haladiel, avevano appena finito di parlare e se n’era appena andata, quando qualcuno bussò alla sua porta. – E’ aperto. Entra pure, Adar. –
- Come sapevi che ero io? – chiese stupito Gildor, entrando e chiudendo la porta dietro di sé.
- Chiamala sensibilità elfica… sei mio padre, no?! – Gli fece cenno di sedersi sul letto, accanto a lei e gli chiese: - Dama Galadriel, mi ha detto che hai forgiato tu, la mia spada… Perché? –
- Perché sei come me. Forte e leale fino all'ultimo respiro. Ti ho cresciuta io e, quando ho capito quanto ami combattere per tutto ciò che è giusto e buono, ho forgiato la tua spada. È un onore per me!! –
- Mi piacerebbe vederla!! Però… prima vorrei sapere una cosa!! – lui annuì e lei gli chiese:- Mi hai detto che mi hai cresciuta tu. E mia madre? –
- Lei ti ha lasciata sola. Ci ha lasciati soli. Lei mi ha... tradito. Non mi amava più. Forse, non ero abbastanza nobile per lei, ma mi aveva lasciato la ricchezza più grande che io potessi desiderare: te. –
- Oh, Adar, mi dispiace per te, hai sofferto tanto? –
- Sì, tantissimo. – le rispose, accarezzandole una guancia. Lo abbracciò e Gildor la strinse a sé. – Ma per fortuna c’eri tu, tesoro. Non fare male ad Haldir, non farlo soffrire come ho sofferto io. Se non lo ami davvero… -
- Io amo Haldir. Io non posso rinunciare a lui, è l’uomo che vorrei accanto!! Purtroppo non mi è dato di sapere se riuscirò nella mia missione, ma non lascerò nulla d’intentato. Ciò che mi dispiace di più, è che dovrò lasciare te. – gli disse, stretta fra le sue braccia. – Ho un dovere, verso i miei signori; lo capisci, vero? – Egli annuì, gli occhi velati di lacrime. – Ada! Non… non piangere. Sii fiero di me, prega perché io torni viva e, magari, anche con Haldir vivo. Ti voglio un bene immenso, ricordalo sempre. –
- Anch’io, Haladiel. Che Iluvatar ti benedica, Sell Nin . (figlia mia). Vieni, andiamo a vedere la tua spada. – Le disse. Uscirono dalla stanza e videro Haldir, venir loro incontro . – Haldir… mae govannen!! (ben incontrato) – gli disse Gildor, chinandosi leggermente e annuendo a mò di saluto.
- Haladiel, Gildor… - fece lo stesso, il Capitano dei Galadhrim. Lei s’inchinò ma lui le prese il viso nelle mani e disse: - Non inchinarti a me, Haladiel. Nemmeno voi, Gildor. Ci vediamo più tardi a cena. Buon proseguimento… - disse loro e, con passo fiero, passò oltre. La giovane, si voltò a guardarlo e vide i lunghi capelli biondi ondeggiargli sulla schiena e desiderò poterglieli accarezzare. Notò il portamento fiero. Testa alta, sguardo fisso davanti a sé. Ma sentì che Haldir era triste. Un nodo le serrò la gola, le lacrime le pungevano gli occhi, premendo per uscire. Sospirò, cercando di reprimerle.
- Forse dovresti lasciarle uscire… - le sussurrò all’orecchio suo padre, - non fa bene trattenerle, certe emozioni. –
- Non posso! Forse domani piangerò… oggi, no. Oggi… io devo essere coraggiosa. Per me e per Haldir. Andiamo, Adar… - gli disse, proseguendo con lui, verso la sala del trono, dove aspettavano Sire Celeborn e re Elrond.
*****
Haldir, pensieroso e cupo, se ne stava seduto su un ramo di un albero, appena fuori dal Caras Galadhon. Poco prima, era entrato nell’armeria per controllare che le armi, archi e spade, fossero in perfetto ordine per la battaglia. Le aveva contate, c’erano tutte. L’armaiolo, però aveva un arco Galadhrim fra le mani e ne stava tendendo la corda. – Heranis, di chi è quell’arco?! –
- Capitano! … è di… Haladiel. – disse a disagio. Non avrebbe dovuto dirglielo, lo sapeva ma, resistere allo sguardo indagatore di Haldir, gli era sempre stato impossibile. Haldir, per fortuna, non gli chiese altro. Non avrebbe potuto mentirgli, sarebbe stato un vero disastro se lo avesse saputo. Intanto i sospetti del Capitano, sembravano ingigantirsi. Non posso permettere che Haladiel combatta!! Devo stare più attento che mai!! È troppo importante per me. È la prima volta che tengo così tanto ad una donna… mi sto innamorando di lei.Anzi, lo la amo dal primo istante che l’ho vista su quell’albero…sorrise, triste. e se non tornassi? Se rimanessi ucciso? Scosse il capo, deciso. Lasciò penzolare una gamba, sospirando.
- Haldir… fratello, a che pensi?! O… dovrei dire a chi?! – gli chiese Rùmil, raggiungendolo sul grosso ramo. – Hai paura per lei? È così? –
- Sì… per lei… e per me! – gli rispose Haldir. – Ho un sospetto e mi sta rodendo dentro, Rùmil. Non so nulla di preciso, ma… Heranis mi ha detto che Haladiel ha un arco Galadhrim. Perché? Cosa ne deve fare, lei di un arco? –
- Beh, è un elfo anche lei. Se non ho capito male, ha sempre fatto tiro con l’arco, prima di arrivare qui e… a quanto mi ha detto Dama Galadriel, era campionessa assoluta, nella sua regione… - gli disse, tranquillo. – Quello probabilmente, è un regalo di Sire Celeborn. Non hai notato, che i nostri sovrani, l’hanno presa in simpatia? Sarà perché tu sei… diciamo… molto preso da lei?… -
- Preso è dire poco! – disse Haldir, sollevato. Suo fratello Rùmil, riusciva a calmare sempre le sue ansie. – Grazie Rùmil… -
- E di cosa, fratello mio?! È sempre un piacere, poterti aiutare. Siamo fratelli. Tu faresti lo stesso per me e Orophin, no? –
- Certo!! – gli disse, sorridendo. – posso chiederti una cosa, Rùmil? Lei, ti piace? –
- Haladiel? Diciamo che… non mi dispiacerebbe, averla per cognata!! – gli disse, strizzandogli l’occhio e gli diede una pacca sulla spalla, per incoraggiamento. – Non te la far scappare, eh?! – gli disse ancora e saltò giù dall’albero.
Haladiel e suo padre, intanto, erano arrivati nella sala del trono. Sire Elrond e Celeborn, la guardarono con ammirazione mentre maneggiava la bellissima spada forgiata da suo padre. Naur Halthol (fuoco che protegge).- Ada, combatti con me… - gli disse, con gli occhi che brillavano di sfida.
- Io? Attenta… ti batterei troppo facilmente! – le rispose avvicinandosi a lei, la mano destra sull’elsa della spada, pronto a sguainarla. Ma esitante nel farlo.
- Questo è tutto da vedere!! Ada, devo pensare che hai paura? – ribatté, con un sorriso scanzonato. Un sorriso scaltro e malizioso si fece largo sulle labbra di Gildor, che estrasse la sua spada e la sollevò.
- Difenditi! – la esortò.
Il duello fu lungo ed estenuante ma Haladiel non si arrese fino all’ultimo istante, quando si ritrovò seduta a terra, di botto. Con gli occhi sgranati per la sorpresa, disse: - Wow… questo sì che era un vero duello. Si vede che sei maestro d’armi, Ada..!! Non credo che ti potrò mai battere!! –- Però te la cavi più che bene!! – disse sire Celeborn, andandole vicino e tendendole la mano per alzarsi. – sei bravissima, Haladiel. Vai a riposarti ora, elfa di Lorien!! –
- Grazie, mio signore… - gli rispose, afferrandogli la mano e alzandosi con agilità. si congedò e uscì, emozionata, dalla stanza.
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Amore Immortale
Fanfictionla storia parla di.... lei si chiama Angelica, nel mondo che noi tutti abitiamo. ma non è di questo mondo in realtà. Sì, esatto, lei è nata elfo, in Arda, Nella Terra Di Mezzo. il suo vero nome è Haladiel, ma per scoprire le sue origini, dovrà torna...