Cap. VI

289 22 5
                                    


Come previsto da Dama Galadriel, Haldir la lasciò molto presto quella mattina. Le diede un lungo bacio e abbandonò la sua stanza che era ancora buio e, le stelle, brillavano ancora alte nel cielo blu scuro, che pareva velluto, ricamato di scintillanti gemme preziose.
*Haldir, perdonami. Verrò con te, con l'inganno ma sono costretta a farlo, non mi lasceresti mai combattere...* considerò.
spalancò l'armadio enorme e, dal fondo, tolse l'arco Galadhrim. *Questo arco è magnifico, davvero. Grazie sire Celeborn!!*

Bussarono alla porta. - Sono Galadriel. -

- Venite, è aperto. - andò all'uscio e l'aprì, ancora con l'arco in mano. Ella sorrise e, quel sorriso, lo avrebbe portato con sé, sempre. - Dama Galadriel... - s'inchinò a lei, ma lei la fece rialzare.

- La figlia di Gildor, non deve inchinarsi a me. Guarda, quella è l'armatura dei Galadhrim. - le disse.

- E'... stupenda. Ma mi fa venire alla memoria che vado in quella battaglia, con l'inganno e contro il volere di Haldir. Non vorrebbe che io guerreggiassi, lo so da me... ma non posso fare in altro modo. Iluvatar mi perdoni, ma non posso lasciarlo andare nelle Aule di Mandos, senza aver azzardato di impedirlo. - disse e notò l'anelito di sollievo, che uscì dalle labbra di Dama Galadriel. - eh, pensavate davvero che mi tirassi indietro? Non sono il tipo, credetemi! Solo, mi spiace di doverlo fare alle spalle di Haldir. -

- Lo so. Grazie, Haladiel! - disse, mentre lei si infilava i calzoni, che le avvolgevano le gambe, facendola credere ancora più armoniosa. Indossò la camicia in raso porpora, la infilò nei pantaloni e strinse la cintura. - Che bella creatura, ha dato al mondo, il nostro Gildor. - sostenne ancora la dama.

Sorridendo, Haladiel rispose: - semplicemente, mia signora, ho un padre bellissimo. - le disse. Risero assieme, poi Galadriel, l'aiutò a indossare l'armatura, nel modo giusto. Era un'elfa onesta, di nobili nascita e casata, visto chi l' aveva concepita: Gildor Inglorion. Egli le aveva insegnato la buona condotta, il valore e l'onestà. Ora, Haladiel era leale verso coloro che tanto amorevolmente, le avevano dato accoglienza nel loro reame.
Qualcuno, batté alla porta della sua camera. Lei e la Dama si scambiarono un' occhiata, allarmate. Chi era?! inghiottì e, con voce tremolante, disse: - Sì? -

- Sono Sire Celeborn. Posso entrare? - diede risposta il signore di Lothlorien, con un sorriso mesto. Gli spiaceva doverla inviare in combattimento, al Fosso di Helm ma, anche se non lo palesava, teneva ad Haldir quanto la sua signora e Haladiel. E teneva molto anche a lei.

- Certo, mio signore. Entrate pure, sire Celeborn. - proferì, accostandosi allo specchio. La dama, le allungò il mantello, di un colore tra il verde scuro ed il grigio, con il cappuccio. Sire Celeborn entrò e la vide. Stette affascinato a guardarla. - Mio Signore, qualcosa non va? -

- No, all'opposto. Anche abbigliata per la battaglia, siete un incanto, Haladiel. Un solo appunto; manca l'elmo. - disse egli, traendolo da dietro la schiena. - posso avere l'onore, mia carissima elfa? -

- L'onore è tutto mio. Cosa ho fatto per guadagnarmi tanto affetto?! - gli domandò, andandogli vicino e inchinandosi, alla sua sfolgorante regalità. Le pose l' elmo sul capo e poi la fece alzare. La guardò negli occhi, scandagliandole l'anima. In quel attimo, qualchedun altro picchiò alla porta e domandò: - Chi è?! -

- Sono tuo padre, Haladiel. - gli aprì la porta e lui, la guardò con venerazione e disse: - Semplicemente bellissima. - e l' abbracciò con energia. - è giunta l'ora di andare, Haladiel. Si stanno già disponendo a muoversi. Fra poco, marcerai con loro. È una grande concessione, quella che ti viene accordata, Haladiel... saluta tutti, dobbiamo proprio andare, ora.
Fu così che, salutati i sovrani, un'ultima volta, si decise a partire.

Amore ImmortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora