6.1 I Draghi delle Tenebre, la Leggenda

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Leggenda di Harsgalt, il drago eroe che senza paura della morte combatté il male oscuro, una leggenda tramandata dai cantori di tutte le terre conosciute e sconosciute. Né lo scorrere dei secoli né la fantasia degli uomini hanno intaccato la genuina veridicità del racconto che, nonostante sia protetto da potente magia, lo si può definire solo leggenda, giacché il nome del primo essere che narrò i fatti non si conosce. Solo questo nome si è perso, per sempre, negli angoli oscuri della memoria.
In principio era il nulla. La Dea Themis, madre di tutte le madri, creò il cielo e la terra. Ora, la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso.
Themis creò la luce e la separò dalle tenebre, e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. Raccolse le acque e l'asciutto, e divennero mare e terra.
E Themis disse: «Che la terra produca germogli, erbe che producano sementi ed alberi che facciano frutto ciascuno per la sua specie.» E così avvenne.
Poi la Grande Madre creò il firmamento e su di esso pose le stelle, ordinò alla dea Vita di popolare i cieli di uccelli, i mari di pesci e la terra di esseri viventi, secondo la loro specie. Una volta creato, lo battezzò col nome di Leggendra. Themis chiamò Antea e le ordinò di popolare Leggendra con esseri dotati di intelligenza. Antea diede vita a creature diverse e diede loro i nomi: Elfi, Nani, Umani, Mezzelfi, ed ogni razza conosciuta e sconosciuta. Infine creò otto draghi ad immagine e somiglianza delle creature più potenti nate dalla Grande Dea.
I primi furono Harsgalt ed Aphopis, e diede ad ognuno il controllo di uno degli elementi fondamentali, così che Leggendra fosse in perenne equilibrio e nessuno degli elementi prevaricasse sull'altro. A Wein diede il potere della luce, a Goldark quello delle tenebre, a Teiris il controllo delle acque, l'aria ed i venti a Mikhal, Gongos le terre, il fuoco a Leon, Reinhart le arti magiche, ed infine a Junon diede il controllo della morte.
Leggendra viveva. Gli otto draghi dominavano quella terra contribuendo ognuno secondo i propri poteri, ed ogni abitante aveva libertà di azioni e di pensiero, anche se nulla poteva destabilizzare quel sistema sociale che si manteneva in equilibrio, ma Aphopis non condivideva il modo con cui Antea aveva distribuito l'equilibrio degli elementi e si destò. Sapeva che quell'equilibrio era precario e che non poteva garantire la sicurezza di Leggendra. Non appena le razze si combatterono per la ricerca del potere, capì che doveva intervenire: si infuriò e diede a sei creature immonde sei coppe colme d'ira.
«Andate e versate su Leggendra le sei coppe!» La prima bestia immonda versò il contenuto della sua coppa sugli uomini, gli Elfi ed ogni creatura vivente dotata d'intelligenza, solo gli otto draghi non subirono gli effetti. Una piaga dolorosa si riversò sulle creature, ed esse accecate dal dolore divennero maligne. La seconda coppa venne versata nelle acque, ed esse divennero di colore rosso sangue, portatrici di morte per ogni creatura che da esse ne traeva vita. Il terzo colpì la magia creando il Chaos. La quarta creatura immonda versò la sua coppa sulla luce, ed essa aumentò d'intensità bruciando le terre e gli esseri viventi. La quinta coppa venne versata sul mare, ed esso si agitò creando maremoti che inghiottirono le terre emerse. L'ira della sesta coppa venne versata sui venti, ed essi scagliarono la loro forza su ogni essere animato od inanimato di Leggendra. Le tenebre, l'acqua distruttrice e la morte, vennero risparmiati dalla furia destabilizzatrice delle coppe, ma tanto bastò a minare l'equilibrio di Leggendra dando vita al Chaos.
Goldark e Junon si schierarono apertamente con Aphopis. I due draghi sentivano il loro potere affine agli eventi scatenati dalle coppe. Goldark fece scendere tenebre oscure su tutte le terre, soverchiando le leggi naturali dell'alternanza della luce e del giorno. Le creature vegetali subirono danni enormi alla loro struttura, ed alcuni esseri che vivevano in simbiosi con le piante subirono malformazioni, altri morirono alimentando il potere di Junon. La morte dilagò su tutte le creature, intere razze di costituzione debole sparirono completamente lasciando poche tracce della loro esistenza.
Gli altri draghi concentrarono le loro forze per recuperare il dominio sugli elementi e difendersi dalla potenza dell'ira delle sei coppe. Antea invocò il grande drago Harsgalt, e lo pregò di ristabilizzare l'equilibrio del mondo che tanto amava e per il quale aveva speso tante energie. Harsgalt volò su Leggendra e si rattristò per le schiere di Goldark e Junon pur comprendendo la loro natura. Il drago delle tenebre e quello della morte, alla comparsa del grande drago, affiancarono Aphopis ma per volontà della stessa Antea non intervennero nello scontro. Così fecero tutti gli altri draghi.
Aphopis ed Harsgalt si fronteggiarono in uno scontro senza confini, enormi quantità di energia allo stato puro vennero utilizzate e la battaglia durò cento giorni. Aphopis usava odio e la rabbia che alimentano la sua stessa vita e creava saette nere che colpivano la coriacea pelle del drago. La battaglia sembrava destinata a non finire, entrambi accedevano alle energie infinite dell'universo per creare i loro colpi di energia. Una volta colpito il bersaglio, i fulmini tornavano in uno stato di energia libera. D'altro canto nessuno dei due riusciva ad accumulare una quantità di potenza sufficiente ad abbattere definitivamente le difese dell'avversario.
Dopo cento giorni di battaglia, da un punto infinito giunse un leggero alito di vento... sembrava un sussurro. Aphopis chiuse gli occhi per captarne l'essenza e la provenienza, e quella distrazione decise lo scontro. Nessuno mai seppe né il messaggio né la provenienza di quel sussurro, ma esso decise l'esito della battaglia. Harsgalt raccolse quanta più energia poteva, ma invece di scagliarla creò una prigione attorno a Aphopis al cui interno era impossibile attingere alle forze universali: Aphopis non era morto ma imprigionato ed inerme in una gabbia energetica. Harsgalt infine lanciò la gabbia fino ai confini dell'universo dove tutt'oggi è imprigionato.
Dopo lo scontro non era tornato l'equilibrio che Harsgalt tentava di far credere ai draghi serventi, costringendo anche le schiere malvagie a riconoscere il suo potere, ma una precisa direzione era stata presa, la strada della Luce e del Bene. Per quanto lo stesso Harsgalt tentasse di mantenere in equilibrio l'universo, la sua naturale propensione verso il lato positivo dell'Energia continuava ad influenzare le sue scelte. Themis lo capì. Ai tempi dell'Antica Battaglia, infatti, era stata proprio la Dea a distrarre Aphopis, poiché solo il potere di un essere superiore poteva turbare la concentrazione del secondo Drago d'Oro. Aphopis da parte sua era imprigionato ai confini infiniti dell'Universo, e l'unico potere che aveva era di continuare ad accusarsi per quell'unica distrazione che era costata un'intera guerra e cercare di tramare un disegno perfetto di una vendetta eterna. Themis chiamò di nuovo Antea a sé e gli chiese di liberare Aphopis e così fu.
Rigenerato dai suoi poteri, Aphopis, ardente dal desiderio di rivincita, tornò su Leggendra con il piano studiato durante i secoli dell'esilio. Junon e Goldark avevano percepito il ritorno del vecchio alleato e non tardarono a schierarsi di nuovo al suo fianco, espandendo al massimo le proprie aure maligne. E la guerra che sembrava ormai scongiurata, tornò più forte che mai.
Mentre, di sorpresa, Goldark fronteggiava Mikhal, Junon colse l'occasione per affrontare il rivale che da sempre aveva sognato di distruggere: Reinhart. Aphopis però aveva un alleato molto più potente su cui poter fare affidamento. Antea stessa, infatti, secondo la volontà di Themis di riportare il vero equilibrio, donò alle due schiere oscure poteri che andavano oltre le capacità di un drago servente, mentre Mikhal e Reinhart, vittime sacrificali di un obiettivo molto più grande della loro esistenza, venivano privati del contatto con il loro lato dell'Energia. Aphopis vinse, ma il suo piano non era ancora completo.
I due fronti che si contrapponevano erano ancora impari, ma Teiris dell'Acqua, corrotta nel frattempo dal potere dell'Energia delle Tenebre, comprese quale fosse il vero equilibrio, capì che Leggendra era diventata un ostello di buone intenzioni, di amore fraterno e di ipocrisia, prese la sua decisione e si portò nelle schiere di Aphopis. Adesso il piano era completo. Aphopis stesso era pronto a rinnovare la sfida con il rivale di sempre, Harsgalt, che era tornato per lo stesso intento, ma Themis intervenne di nuovo. Impedì ai due draghi d'oro di fronteggiarsi direttamente, pena la distruzione di entrambi, e gli ordinò di comandare le proprie schiere affinché gli stessi esseri che popolavano Leggendra, potessero decidere quale dei due Draghi dovesse governare ciò che Lei aveva creato. Dopo un'era di pace irreale che nascondeva un equilibrio precario, si giunse ad un'era di guerre per imporre il male e difendere il bene, ognuno per suo conto nella speranza di raggiungere un'Utopia di pace e di equilibrio che poteva esistere non più con la convivenza di tutte le forze, ma con l'imposizione di una parte di esse, per sapere quale parte riuscirà a spezzare l'equilibrio solo il tempo potrà dare una risposta.

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