Chapter IV

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"Mi devi spiegare cosa hai in mente, Jauregui"

"Dinah, vedo in lei qualcosa. Vedo in lei la voglia di imparare, la voglia di emergere. Facendole fare uno stage nel mio ristorante sarà molto più facile per lei entrare nel mondo del lavoro. Sai quanti ragazzi ho rifiutato, sai che ogni volta che li vedevo mi veniva il ribrezzo. Si vedeva lontano un miglio che pensavano solo ai soldi e a farsi un immagine. In lei c'è ben altro e non vedo l'ora di scoprirlo"

"Ha solo 18 anni, quest'anno ha anche la maturità, come pensi che accetterebbe?"

"Se vuole veramente fare questo lavoro si impegnerà"

Mi avviai verso l'uscita della scuola guardando un'ultima volta quella scuola. Scesi la scalinata con la mia migliore amica al mio fianco.

"Dovresti alzare lo sguardo" Mi sussurrò e così feci.

Era lì, affacciata alla finestra, con quel sorriso che mi faceva perdere il fiato. Chissà se accetterà la mia offerta, domani le spedirò i documenti e aspetterò, non mi resta altro da fare.

"Che ne dici di andare a mangiarci un bel panino?"

"Facciamo proprio schifo, Dj, siamo chef e andiamo a mangiare panini ahahah"

"Non puoi negare che quella panineria sia speciale, dovrebbero premiarla"

Andammo a mangiare uno di quei fantastici panini, ma la mia mente era ancora occupata da quella ragazza, sono davvero curiosa di vederla all'opera, voglio vedere come di comporta nella mia cucina. Però mi assale il pensiero che possa declinare la mia offerta, magari è troppo per lei, forse la presso troppo, forse non ce la fa davvero con lo studio. Vorrei pensare positivo, ma il mio essere estremamente negativa si ripercuote anche su questo. Devo smetterla di pensare a lei, è solo una ragazzina che deve finire ancora la scuola, ce ne sono tanti di ragazzi con la sua passione, che vogliono imparare da me e dal mio staff.

"Io voglio lei!"

"Tu cosa?"

Dinah si stava strozzando con un boccone dopo la mia esclamazione.
Non mi sarei mai immaginata di dirlo a voce alta, ero completamente persa nei miei pensieri e dopo la mia stupida figuraccia diventai subito rossa.

"Forse pensi troppo a quella ragazza. Sai cosa? Ora ti muovi, finisci quel panino e andiamo a casa sua, almeno le consegni i documenti di persona e puoi chiederle se pensa di accettare o no"

"Dinah, come faccio? Cosa penserà di me?"

"Ma cosa ti interessa? Buttati e basta!"

Dopo aver pagato ci dirigemmo verso la macchina e mi appoggiai al cofano. Tirai fuori una sigaretta l'accesi. La mia migliore amica si appoggiò accanto a me, mi mise un braccio dietro la schiena e mi abbracciò. Sapeva sempre cosa fare, l'adoro da morire.

"Alla fine hai rivisto quella ragazza della cena?" Chiesi curiosa e per cambiare argomento.

"Sì, viene spesso a cena al ristorante e non posso fare a meno di uscire dalla cucina per fare due chiacchere con lei. È veramente intelligente, è una specializzanda all'ospedale di L.A. Devo scoprire se è possibile buttarmi o no, sai non vorrei imbattermi nella solita etero curiosa"

"Dj, per te tutte diventerebbero lesbiche, lo sai, sei fighissima"

"Ma smettila scema" Mi spinse e poi continuò.
"Se Camila accetta lo stage invito Normani a cena al tuo ristorante, però devi darmi il miglior tavolo"

"Mmh, ci sto, però mangiamo anche io e Camila, almeno possiamo conoscerci tutte un po' meglio"

"Dai ora andiamo che poi magari esce e non troviamo nessuno a casa. E per favore mettiti del profumo e prendi una mentina, puzzi di fumo, non lo sopporto"

"Sissignora"

Durante il tragitto continuavo a torturarmi le mani. Ero visibilmente nervosa, non sapevo che cosa le avrei detto. Accesi lo stereo e misi Chocolate dei 1975, questa band mi fa letteralmente impazzire, mi rilassa veramente tanto e per qualche minuto riuscì a non pensare alla ragazza dagli occhi color cioccolato.

"Beh, siamo arrivate" Dinah interruppe il mio momento di relax e lo stomaco iniziò a fare le capriole. Devo smetterla, sul serio.

"Vieni con me, vero?"

"Certo, andiamo"

Ci incamminammo nella viottola di una casa color crema, era piccola ma carina, almeno da fuori. Arrivammo davanti al portone verde che stonava col colore delle pareti esterne. Non riuscivo a muovermi, ormai eravamo due minuti fuori da quella porta e sentì Dinah sbuffare e suonare il campanello.

"Sei una fottuta cogliona!"

"Mi ringrazierai amore"

Sentimmo urlare un 'arrivo' dall'interno della casa e finalmente il portone si aprì. All'inizio non vidi nessuno, ma poi abbassai lo sguardo e vidi una bambina.

"Chi siete? Oh ma io vi ho già viste sui libri e nelle foto in camera di Mila"

Ci disse e subito guardai Dinah che sorrise e ci mettemmo a ridere.

"Noi siamo delle ragazze e cercavamo Camila. Camila Cabello"

"Forse cercate Mila, mia sorella, aspettate che ve la chiamo subito, però dovete stare fuori che mamma non vuole sconosciuti in casa" E subito ci chiuse la porta praticamente in faccia.

"Oh mio dio è adorabile, ora me la porto via"

"Dinah non puoi rapire la sorella di Camila"

Di nuovo si aprì la porta però questa volta fu quella ragazza che tanto mi fa perdere la testa ad aprirci. Dopo averle sorriso notai che era vestita evidentemente per stare comoda in casa, con solo una maglietta gigante a coprirle il corpo, fino ad arrivare a metà delle sue cosce. Timidamente scostai lo sguardo sul suo dolce corpo che però era una calamita, arrossì un po' e poi la voce di Dinah interruppe di nuovo i miei pensieri.

"Mi sta arrivando una chiamata, ti aspetto in macchina Lauren. Ciao Camila!"
Giuro che appena salgo su quella macchina l'ammazzo. Il mio sguardo si riposò sulla ragazza, notevolmente in imbarazzo.

"Se vuoi ritorno un altro giorno" Dissi un po' titubante.

"Oh no, tranquilla, accomodati, io intanto vado a mettermi qualcosa di decende"

E subito scappò su per le scale. Iniziai a scrutare ogni centimetro di quella piccola dimora e notai la notevole quantità di foto di famiglia. Mi avvicinai per guardarle meglio e notai che in tutte le foto sono felici e sorridenti.

"Qui eravamo a Disneyland, ho incontrato tutte le principesse, erano bellissime"
La voce squillante della bambina attirò la mia attenzione.

"Non saranno mai belle quanto te. Come ti chiami, piccola?"

"Mi chiamo Sofia, ma puoi chiamarmi Sofi, è più bello"
Mi accucciai per poterle parlare meglio

"D'accordo Sofi e dimmi, quanti anni hai?"

"Ne ho otto, sono bella grande ormai."

Sorrisi alla sua affermazione e poi sentì la sua piccola manina sulla mia guancia. Lo trovai alquanto strano come gesto. Però la lascai fare.

"Hai dei begli occhi, sono verdi come gli smeraldi che hanno le mie bambole"

"Grazie piccola, ma i tuoi sono più belli, sono come quelli di tua sorella, color cioccolato, io amo il cioccolato"

E subito mi sentì avvampare quando notai che Camila mi stava fissando. 'Brava Lauren, la solita figura di merda fai'

Eccomi col quarto capitolo, scrivere questa storia sta diventando una via di fuga dal mondo reale. Commentate e fatemi sapere se devo continuare, se vi piace abbastanza.

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