Quando Ginevra, o meglio, la mamma di Ginevra, decise che Valentina doveva svegliarsi perché, anche se era domenica, non poteva rimanere a dormire per molto tempo, mandò la ragazza su, a svegliare sua sorella.
«Vale...» Ginevra la scosse leggermente, i capelli castani le caddero sulla faccia. «E dai... svegliati.» la supplicò la ragazza, scuotendola più forte.
«No, non mi sveglio.» la ragazza si girò dall'altro lato, prese le coperte e si coprì fin sopra al naso.
«Sai come diventa mamma se non ti alzi.» Gli occhi verdi della ragazza si aprirono e incontrarono quelli altrettanto uguali della sorella.
«Okay, okay, mi alzo. Contenta?» Ginevra annuì solo, felice che per una volta quella ragazza si fosse alzata senza che qualcuno le dicesse qualcosa. «Senti, per quanto riguarda ieri, sai... il fiore.»
«Niente di importante.» la rossa non voleva iniziare un'altra conversazione su quel che aveva trovato ieri sul suo banco, anche perché non le aveva detto di aver trovato il CD. Sentiva che quel CD e quel che conteneva fossero solo suoi, e ne era tremendamente gelosa, sentiva come se fosse un segreto, il suo segreto più grande e più bello. Era quel segreto che non volevi dire a nessuno, non per il fatto che fosse imbarazzante, ma per il semplice fatto che, se detto ad alta voce, avrebbe perso la sua magia.
Avrebbe voluto sentire quel CD già da tempo, voleva ascoltare e godersi ogni singolo brano inciso lì su, ma non con lo stereo, in quanto tutti avrebbero potuto sentire, no. Era qualcosa che solo lei poteva ascoltarlo, perché era qualcosa di troppo intimo per condividerlo con il resto del mondo, ma in fondo non lo sono tutti i sentimenti? Intimi, segreti, nascosti, personali... in quel CD c'erano dei sentimenti, non i suoi, quelli di uno sconosciuto, e non avrebbe voluto che altre persone oltre a lei li ascoltassero, perché quei sentimenti erano tutti, esclusivamente, per Ginevra.
Il computer le era sembrata una buona idea, ma dopo mangiato la mamma vietava di prendere il computer, quindi aveva dovuto rimandare al giorno dopo. Dopo aver svegliato Valentina, che scese, fece colazione, si lavò e si vestì con una lentezza mai vista, entrambe andarono a casa della nonna, per sistemare la soffitta. C'erano talmente tante cose lì, dai mobili ai quadri, alle cose più utili a quelle più strambe. Trovarono persino una scatolina piena di piccolissimi denti da latte.Quando aprirono uno scatolone pieno di dischi di vinile, tra un giradischi cui mancava la puntina e tante cartacce, Ginevra vide uno di quei vecchi MP3, quelli in cui va inserito il CD e vanno messe le cuffie per ascoltare le canzoni. Disse a sua sorella che sarebbe tornata a breve e scese velocemente le scale.
«Nonna!» urlò per farsi sentire. «Dove sei?»
«In salotto!» rispose la nonna così, velocemente, Ginevra si avvicinò e la guardò.
«Nonna, ho trovato questo, posso tenerlo?»
Quando la ragazza mostrò alla nonna l'oggetto lei fece una faccia stralunata «E cos'è?» domandò, prendendo gli occhiali.
«Serve ad ascoltare musica.» spiegò semplicemente.
«Prendi quello che vuoi.» rispose solo, e tornò a guardare la tv. Quando tonò in soffitta si rese conto che mancava poco, lei e Valentina dovevano solo mettere gli ultimi scatoloni a posto e poi avrebbero finito. Quando controllò l'orologio vide che erano quasi le undici e la testa le faceva male, tremendamente male.
«Finiamo velocemente, mi gira la testa.» disse solo, poi prese uno scatolone e lo portò al lato opposto della stanza.
«Okay» rispose Valentina, aiutando la sorella.
Tornarono a casa alle due di pomeriggio, mangiarono velocemente e andarono nelle loro camere. Ginevra voleva ascoltare quel CD, ma sapeva che la madre sarebbe passata a controllare cosa stessero facendo, se stessero facendo i compiti o stessero perdendo tempo, quindi fu costretta a rimandare nuovamente.
Quando finalmente Ginevra fu libera di fare quel che voleva il sole era già basso all'orizzonte, decise di uscire in terrazza. Il venticello era leggero, fresco, e le scombinava i capelli; si sedette sulla sedia a dondolo, mise il CD nel lettore e poi mise le cuffiette. All of the stars non ci mise molto a partire. La voce non era quella di Ed Sheeran, no... la voce di Ed l'avrebbe riconosciuta anche se ci fossero state altre diecimila canzoni che fossero partite tutte assieme, lei avrebbe distinto la voce di Ed. Quello non era Ed Sheeran. Era qualcun altro, ma la voce era comunque bellissima, la stava rapendo.
"It's just another night
And I'm staring at the moon
I saw a shooting star
And thought of you
I sang a lullaby
By the waterside and knew
If you were here
I'd sing to you"Era sicura avesse già sentito quella voce. Roca e profonda. Si ritrovò a sorridere. Forse conosceva "A"... ma i "forse" non servivano. Voleva davvero capire chi fosse stato tanto sensibile da averle cantato una canzone.
"You're on the other side
As the skyline splits in two
I'm miles away from seeing you."Guardò in alto, verso il cielo: era coperto di stelle. La luna brillava, piena, bianca, spettacolare. E le stelle attorno la incorniciavano.
"I can see the stars
From America
I wonder, do you see them, too?"Si che vedeva le stelle, e sperava che anche il ragazzo le stesse guardando. Un po' di vento le scosse i capelli rossi, così si trovò a rimetterli a posto, poi chiuse gli occhi per godersi la canzone.
"So open your eyes and see
The way our horizons meet
And all of the lights will lead
Into the night with me
And I know these scars will bleed
But both of our hearts believe
All of these stars will guide us home."Quella canzone era stupenda, e la voce che la cantava lo era ancora di più. Aprì nuovamente gli occhi e continuò a guardare le stelle. Non sentiva freddo nonostante il vento stesse soffiando forte, imponente, insuperabile e sulle sue braccia si era formata la pelle d'oca, ma sentiva caldo, perché quella canzone, quella voce, l'accendevano. Le bruciavano dentro ed era così bello, e si sentiva leggera, riusciva a respirare. Pensò al ragazzo, pensò al fatto che, se l'avesse trovato, le sarebbe saltata addosso. Una strana cosa le si formò all'altezza dello stomaco, e poi qualcosa le si bloccò in gola. Doveva trovarlo. Era sicura lo conoscesse. Doveva solo fare un elenco delle persone che conosceva e che iniziavano con la lettera A. L'unico problema era che... beh, conosceva tanta gente che si chiamava Alessandro, o Armando e cose così e poteva anche essere qualcuno che aveva visto un paio di volte, e quindi aveva ascoltato la voce poche volte, non ricordava neanche il nome e... cavolo! C'era davvero molta gente nel suo liceo. Non volle più pensare ad altro, e continuò ad ascoltare la canzone, accompagnata solo da una chitarra.
"And oh
I can see the stars
From America."Il suo ragionamento contorto non le aveva fatto godere come si deve la canzone, quindi decise di riascoltarla.
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This is everything I didn't say
ChickLitQuel CD trovato sul banco è diventata la sua colonna sonora, la colonna sonora della sua vita, delle sue scelte, dei suoi sbagli; quelle canzoni ci sono sempre state, durante le sue cadute, durante le volte nelle quali si è rialzata, mette andava av...