9. Let her go - Passeger

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«Dai, ma com'è possibile?!» rise Ginevra.

«Vogliamo andare anche noi a Disney Land?» chiese Alessio, sistemandosi meglio sul divano.

«Mi porti in America?» chiese Ginevra, coprendosi meglio con la coperta.

«Certo.»

«Proprio dove sono andate loro?»

«Si.»

«E posso vestirmi da principessa?»

«Sei già una principessa.»

Il sorriso di Ginevra divenne più grande e si avvicinò di più ad Alessio. «Sono già una principessa?»

«Sei sempre stata la mia principessa.» le diede un bacio sulla fronte e tornarono a guardare l'episodio di The Big Bang Theory. Avevano iniziato a vederlo assieme e ridevano sempre un sacco.

«Bella...» sussurrò Ginevra. «E tu potresti fare la bastia.» sorrise leggermente.

«Oppure potresti fare Cenerentola come Bernadette...» le sussurrò all'orecchio, mettendole una mano intorno alla vita e facendola stendere sul divano, mentendosi a cavalcioni su di lei.

«Oddio, fammi riprendere fiato. Sono stanchissima e mi fa male tutto.» rise leggermente e tentò di scrollarselo di dosso.

«Io voglio solo farti il solletico, come ai vecchi tempi...» quando le mani grandi e calde di Alessio entrarono in contatto con la pancia di Ginevra, altrettanto calda, velocemente in quanto la felpa che aveva era risalita su mentre la faceva stendere, lei iniziò a ridere come se fosse una pazza e a contorcersi come una contorsionista.

Qualcuno bussò alla porta con le nocche e lei riuscì a liberarsi e a correre verso la fonte del rumore. Nonostante avessero mangiato un intero pacco di patatine morivano ancora di fame e quindi avevano ordinato una pizza e si erano assicurati che il fattorino la consegnasse nel cottage.

«Ginevra, aspe...» non riuscì a terminare la frase che la ragazza aveva già aperto la porta. «...non fai mai come ti dico.» sussurrò Alessio tra se e se, raggiungendola.

«Ehi, ciao. Quanto?» il ragazzo, che era abbastanza giovane e quindi con gli ormoni a mille, la squadrò attentamente.

«Se... sette euro.» rispose in un sussurro. Le guardò nuovamente le gambe per poi mandare giù un nodo alla gola. Quando Alessio la raggiunse le mise una mano intorno alla vita, abbassandole la maglietta. Si abbassò per prendere il borsellino dalla borsa e il fattorino le guardò il sedere prima di incrociare lo sguardo di fuoco di Alessio, che stava cercando nella tasca il suo portafogli. Gli allungò la banconota da dieci euro e gli disse di tenere in resto prima di prendere la pizza e sbattergli la porta in faccia.

Alessio guardò la ragazza con uno sguardo simile a quello riservato al fattorino.

«Cosa?» chiese Ginevra, guardandolo sempre negli occhi, senza distogliere lo sguardo.

«Sei incredibile. Non puoi aprire così! Se era un maniaco?!» Alessio si passò le mani tra i capelli

«Ma non lo era.» rise leggermente e si sedettero entrambi sul divano a mangiare la pizza.

«Non farlo più.» sussurrò avvicinandosela leggermente.

«Okay, papà.» sbuffò Ginevra e avvicinò un pezzo di pizza alle labbra.

«Stupida.»

«Perché non sei tornata?» chiese Valentina quando, quella mattina, Ginevra era sgattaiolata nella sua stanza facendo il minor rumore possibile.

«Niente, mi sono addormentata...» disse, entrando in camera.

«A casa di chi?» domandò ancora la sorella, seguendola nella sua camera. «Di chi è quella maglia?»

«Quale maglia?» chiese Ginevra, andando in bagno.

«Quella non tua che hai addosso.» rispose Valentina, seguendola in bagno.

«Non so di cosa tu stia parlando.» tolse i pantaloni e la maglia, aprendo il getto della doccia.

«Cos'hai lì?» Valentina spalancò gli occhi prima di sorridere maliziosa.

«Lì dove?!»

«A destra!»

«A destra di dove?!»

«Sul seno...» sussurrò la sorella.

Ginevra guardò in basso e da bocca le uscì un «Cazzo» sussurrato. Poi guardò la maglia che doveva mettere quel giorno ed era abbastanza scollata.

«Chi è stato?!» domandò Valentina, chiudendo la porta del bagno. Intanto Ginevra si era spogliata del tutto.

«Nessuno. Mi sono fatta male.» rispose, entrando nella doccia.

«Certo, della serie: stavo camminando e così, sono caduta sulle tette, facendomi un livido.» incrociò le braccia al petto, guardando la sorella che era nella doccia e le dava le spalle. «Chi è stato?»

«Nessuno!» urlò Ginevra, sbuffando.

«Quando vorrai parlare di chi ti ha fatto un succhiotto e forse sverginata sai dove trovarmi, se ti fiderai di me!» anche Valentina era arrabbiata e sbatté la porta quando uscì.

Quando Ginevra accese lo stereo e mise dentro il CD; partì "Let her go" e si stese sul letto con la custodia tra le mani e pensò al ragazzo. Poi guardò la maglia di Alessio. Aveva ancora il suo odore. Sapete, quel profumo di buono, di casa, di sapone, di erba tagliata e di naftalina. Ripensò all'amico, al fatto che non meritasse un padre del genere e che non voleva più trovarsi in una situazione del genere; si sentiva impotente e se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonata. Gli mandò un messaggio, preoccupata.

"Ehi, Alessio, come va il tuo braccio? Ti prego, fammi sapere se stai male."

Inviò il messaggio prima di alzarsi dal letto e aprire i libri. Prima però tolse il CD; sapeva che non sarebbe riuscita a studiare con la voce angelica del ragazzo. Sapeva di conoscerlo ma non lo collegava a nessuno.

This is everything I didn't sayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora