2. Treasure - Bruno Mars

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«Ragazzi, per la ricerca, non è che potete aiutarmi?» Valentina si girò a guardarli. Ginevra guardò Alessio e Andrea a sua volta.

«Ma tua sorella?» domandò Alessio, prendendo la sua staendtler nera dal porta pastelli per scrivere l'assegno sul diario.

«Ma lei è scema.» Ginevra si girò di scatto verso Valentina.

«Grazie molte, vedo che mi stimi proprio tanto, eh...» la sua compagna di banco non era al suo posto, tanto per cambiare.

«È solo che Alessio è bravo...» Valentina mise nella borsa il suo quaderno assieme al suo libro di algebra.

«Beh, posso aiutare entrambe, se volete...» disse Alessio, sorridendo.

«Beh, magari anche me.» intervenne Andrea, sporgendosi leggermente in avanti.

«Si, e magari stasera andiamo in discoteca.» continuò Valentina.

«Sapevo che c'era dell'altro sotto.» sbuffò Ginevra, mentre la campanella suonava e tutti si alzavano, pronti a tornare a casa.

«Per me va bene.» dissero Alessio e Andrea contemporaneamente.

Ginevra decise di portare con se anche il CD, quindi lo mise in borsa. Guardò la seconda canzone: Treasure, di Bruno Mars. Sperava che anche quella fosse cantata dalla voce di A. Si era innamorata di una voce, solo che non lo sapeva ancora. Prese i suoi libri e li mise nello zaino, perché doveva studiare, o almeno ci sperava. Quando era con qualcuno non studiava mai, se poi quel qualcuno era sua sorella, Alessio e Andrea allora poteva dire addio allo studio e dare il benvenuto a tutte quelle cose stupide che facevano e che non servivano niente, soprattutto alla scuola, tipo fare video stupidi, caricarli su snapchat, con quegli effetti a rallentatore e cose così... Oppure iniziavano a parlare di serie tv, come Arrow o The 100 e c'era qualcuno sempre davanti a qualcun altro e allora si facevano spoiler a vicenda, e finiva con Alessio e Ginevra che mettevano il muso e si rintanavano in giardino mentre Andrea e Valentina ridevano sotto i baffi, li seguivano e continuavano a fare spoiler; una volta Ginevra e Alessio li buttarono nella grande piscina che ha Alessio in giardino e loro si placarono, ma non è sempre così semplice, specialmente se è inverno e se non possono buttarli in piscina. In realtà era più Alessio che li buttava in acqua che Ginevra, anche se era molto magro come ragazzo.

Quando sua sorella entrò nella sua camera si guardò intorno. «Cosa metti?» chiese, aprendo il suo armadio.

«Io, pensavo... di rimanere così, no?» guardò i suoi jeans neri.

«In discoteca?» domandò allora, girandosi dietro per guardarla meglio.

«Cosa c'è che non va?» la rossa alzò le spalle.

«Okay, allora, non so te, ma mi piace davvero tanto Alessio, e so che a te piace Andrea, okay? Bene. Abbiamo l'occasione di passare del tempo con loro e puoi essere davvero carina, quindi mettiti un vestito e le calze e i tronchetti e fa lo sforzo di truccarti.» disse velocemente, passando in rassegna i miei vestiti. «Ecco, questo.» aveva preso un vestitino nero e lo mise in una busta assieme a delle calze e un paio di scarpe, per poi andarsene. Ginevra non avrebbe mai capito la sorella, nonostante fossero gemelle.

Quando il padre le chiamò per accompagnarle a casa di Alessio si precipitarono giù dalle scale.

«Io avanti!» gridarono assieme. «No, io!» dissero ancora insieme. Iniziarono a correre verso la macchina e Valentina esultò quando arrivò alla porta davanti.

«Ragazze, non è quella la macchina.» disse il padre.

«Ah!» urlò Ginevra, correndo all'altra macchina, ed arrivò prima lei. «Io avanti!» aprì la porta e si mise al posto del passeggero, mettendo la cintura, chiudendo la porta e mettendo la sicura.

«Uffa!» urlò Valentina, entrando in macchina, sedendosi sui sedili posteriori

Ginevra prese il suo mp3 e sentì la seconda canzone. La voce era sempre la stessa, e le piaceva sempre.

"Give me all, give me all, give me all your attention baby
I got to tell you a little something about yourself "

Non aveva mai ascoltato una cover di quella canzone suonata a chitarra, e l'adorava.

"You're wonderful, flawless, ooh you're a sexy lady
But you walk around here like you wanna be someone else"

E così passò il suo viaggio in macchina: ad ascoltare quel CD.
Doveva assolutamente scoprire di chi fosse la voce della persona.

"I know that you don't know it, but you're fine, so fine
Oh girl I'm gonna show you when you're mine, oh mine"

Quando arrivò in po' più avanti, la canzone, il ragazzo cantava come se quell'ultima frase, quel "Oh, ragazza, te lo mostrerò quando sarai mia", come se fosse una promessa. E lei voleva davvero che quel ragazzo mantenesse la promessa. Una promessa che sapeva di nuovo, sapeva di cambiamento, un cambiamento positivo, buono e tremendamente perfetto. Il ragazzo che aveva quella voce, voce perfetta, doveva essere anch'egli perfetto. Lo immaginava alto, con due occhi che l'avrebbero rapita, i capelli sempre scombinati, che gli ricadevano sulla fronte, e magari due mani giganti e la pelle chiara. Quella voce doveva appartenere ad uno di quei ragazzi che avevano l'anima tormentata, poetica, oscura, misteriosa; uno di quelli che la notte non dormiva, le occhiaie, le labbra carnose, un sorrisino malizioso e al tempo stesso giocoso; un ragazzo che vuole scherzare, uno di quelli che vestivano sempre di nero, uno di quelli con le ciglia lunghe, le sopracciglia folte, magrolino ma capace di farti sentire al sicuro tra le sue braccia, anche se non muscolose.

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