Quel giorno Ginevra non poté sentire la sesta canzone del CD perché la sorella la stava, come diceva lei, "stressando". Voleva prepararsi per la serata. Diceva che si sentiva che Alessio e lei, quella sera, sarebbero diventati qualcosa di più. Ginevra, come sempre, non voleva andare e, anzi, era stata contenta quando la settimana scorsa l'uscita era stata annullata, non perché non le piacesse uscire, ma perché non le piaceva la discoteca, le luci psichiche la facevano impazzire e le girava la testa, le dava fastidio la gente accalcata, la puzza di alcol, sudore e, qualche volta, si sentiva anche che qualcuno aveva fumato e non solo una sigaretta.
Quella volta, però, non avrebbe evitato la discoteca.
«Ragazze, dovete chiedere a vostro padre.» La madre, che guardava le due appena era entrata in camera, rivolgeva ad entrambe occhiatacce per com'erano vestite. Valentina aveva un vestito più che scollato, ma, ovviamente, la peggior occhiata andò a Ginevra che era intenta ad infilare la giacchetta con le frange alla fine per coprire il top che copriva fin su all'ombelico.
«Vai tu, Ginevra?» chiese Valentina, aggiustandosi i capelli davanti allo specchio. La ragazza fu più che felice di dire di si e correre dal padre. Lo abbracciò. Era da molto tempo che non lo vedeva, era spesso fuori per lavoro.
«Papà!» urlò, infatti, appena lo vide, facendolo girare e poi l'abbracciò prontamente.
«Ehi! Come va? Dove devi andare vestita così!?» la guardò dall'alto al basso, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
«Posso, cioè... possiamo, io e Valentina, uscire?» chiese, ancora tra le braccia del padre. «Andiamo in discoteca, ma ci sono anche Andrea e Alessio.» si affrettò ad aggiungere, continuando a guardarlo con quegli occhioni verdi che avrebbero fatto invidia a tutti. Tranne a quelli di Alessio. Ginevra aveva sempre amato gli occhi di Alessio: erano grigi, belli, severi, lo facevano apparire forte, eppure erano così vulnerabili, lo rendevano così vulnerabile e così misterioso e quando ti guardava sembrava quasi di sentire il freddo dei suoi occhi accarezzarti la pelle e farti venire i brividi, per non parlare di quanto fossero spettacolari e di quanto ti rapivano, portandoti in quell'abisso profondo, ghiacciato ma al tempo stesso tremendamente caldo. Non sapevi cosa pensare quando li guardavi ed erano così belli e avrebbero attirato chiunque, persino una come Ginevra, alla quale piacevano gli occhi scuri.
«Vi passano a prendere loro?» domandò il padre, guardando poi verso il corridoio, dove Valentina era appena uscita.
«Si.» rispose Ginevra, portando nuovamente l'attenzione del padre su di se.
«Non più tardi delle due.» aveva detto, poi, con sguardo severo.
«Si signore!» Ginevra fece un saluto militare al padre, facendo poi ridere entrambi.
«Ginevra, non puoi metterti il giubbotto di pelle!» esclamò Valentina appena era arrivata vicino la sorella.
«Perché no?» domandò la sorella, girandosi verso di lei.
«Perché devo metterlo io!» disse, poi, ovvia, Valentina.
«No!»
«Mamma!»
«Papà!»
«Avete diciassette anni, non potete risolvere voi i vostri problemi?!» chiese il padre, seduto sul divano, esasperato.
«Finiscila.» disse Valentina, spingendo leggermente la sorella e tornado in camera e, a quel punto, Ginevra capì che aveva perso, di nuovo...
Quando Alessio e Andrea arrivarono a prenderle il padre delle ragazze gli fece un piccolo "discorso", com'era consuetudine fare ogni volta che dovevano uscire e il padre era a casa e come al solito ci avrebbero messo almeno cinque minuti, così tornò in camera sua e cercò il suo CD.
"Saturday morning jumped out of bed and put on my best suit
Got in my car and raced like a jet, all the way to you
Knocked on your door with heart in my hand
To ask you a question
'Cause I know that you're an old fashioned man yeah yeah"Intanto, nel salotto, come al solito, il padre faceva la sua tipica raccomandazione. «Non più tardi delle due, non fatele bere, attenzione a ciò che fanno, non lasciatele da sole...» ed ora chi lo fermava più?! I due ragazzi ormai lo conoscevano a memoria e non ci prestavano attenzione più di tanto, erano solo una serie di cose che le due ragazze non dovevano fare e ovviamente non c'erano dubbi sul fatto che, se fosse successo qualcosa, la colpa sarebbero stata di Andrea e Alessio.
Quando Valentina finì di prepararsi bussò forte alla porta della sorella, che ormai aveva tolto le cuffie e quindi la sentiva; prese una delle sue pillole prima di coprire i tagli con la sua bandana blu con le stelline bianche ed uscire per raggiungere i due amici.
«Ciao, bambolina, come va?» sussurrò Alessio mentre accarezzava i capelli all'amica.
«Bene.» rispose lei, sempre sussurrando. «Non possiamo restare a casa?» chiese poi, alzando lo sguardo verso l'alto, quindi verso di lui.
«No; hai diciassette anni, devi divertirti.» la scrollò semplicemente, facendola andare avanti e indietro. Si beccarono un'occhiataccia da Valentina e Ginevra, intercettandola, si staccò leggermente da Alessio, andando a salutare Andrea.
«Credo che vostro padre ci abbia preso un po' in antipatia...» rifletté Andrea e Alessio si trovò a ridere.
«E perché?» chiese Valentina.
«Vi portiamo sulla cattiva strada.» rispose Alessio e batté il pugno all'amico.
«Stupidi...» disse Ginevra, poggiando la testa sul poggiatesta della macchina.
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This is everything I didn't say
ChickLitQuel CD trovato sul banco è diventata la sua colonna sonora, la colonna sonora della sua vita, delle sue scelte, dei suoi sbagli; quelle canzoni ci sono sempre state, durante le sue cadute, durante le volte nelle quali si è rialzata, mette andava av...