Fecero i bagagli velocemente e poi si diressero all'aeroporto, non erano mai stati così felici in tutta la loro vita. Avevano voglia di scappare, di andare lontano, e lo stavano facendo assieme come avevano sempre programmato. Sapevano che dopo Budapest sarebbero andati in America e avrebbero fatto un viaggio on the road: dalla costa atlantica fino a quella pacifica, passando per gli stati, dormendo sulle spiagge e sulle montagne, guardando le stelle e la luna la notte, cercando di vederne una cadere ed esprimere un desiderio per poi rendersi conto che tutto ciò che desideravano ce l'avevano vicino: lui aveva lei e lei aveva lui e si bastavano.
«Alessio, cosa faremo quando saremo fuggiti da tutto questo?» chiese Ginevra una volta fuori dall'aeroporto, pensando che quello fosse il più bel regalo di compleanno in assoluto; prima di spegnere il cellulare mandò un messaggio alla sorella e al padre, assicurandosi che loro non si preoccupassero per lei non vedendola tornare a casa.
«Beh, credo proprio che non torneremo più indietro.» rispose semplicemente, guardando gli aerei atterrare e decollare. «Andiamo a fare il check-in?» chiese guardandola.
«Sai che non aspetto altro!» aveva detto entusiasta prendendo la mano di Alessio e trascinandolo con se verso i meal-detector.
Quando finalmente furono saliti sull'aereo non potevano effettivamente credere di star lasciando per sempre il loro paese, di star andando via da tutto e da tutti, di far diventare tutto questo casino solo un lontano ricordo. Ginevra prese il suo lettore mp3 e ci collegò le cuffie, facendo partire la diciottesima traccia. Le canzoni erano quasi finite, così come questa bellissima storia... quella forse era una delle poche canzoni che conosceva dei Simple Plane. La voce di Alessio rendeva quella canzone ancora più bella.
«Sai, credo proprio che questo sarà il viaggio più bello della mia vita.» osservò il biondo.
«Concordo!» assentì la ragazza, si guardarono ancora una volta e poi si strinsero la mano, si diedero un bacio e aspettarono che l'aereo decollasse, non stando più nella pelle.
Quando arrivarono a Budapest restarono entrambi a bocca aperta. Visitarono tutto quello che poterono e poi presero una camera in un motel e si rincorsero per tutta la stanza perché Ginevra aveva rubato un paio di calzini a Alessio e sembrava tutto magico: come essere in una favola,un sogno ad occhi aperti, un'avventura nel paese delle meraviglie ed entrambi erano talmente pazzi, così svitati...
«Okay, questo è cosa faremo: andremo innanzitutto a noleggiare una macchina e ti porterò sulla collina Gellért e poi all'isola di Margherita; restiamo qui quattro o cinque giorni, mangiamo un sacco di roba calorica, ingrasseremo e poi andremo in America; che te ne pare?»
«Mi sembra tutto perfetto.» rispose, buttandosi di peso sul letto.
«Che dici, me lo merito un premio?»
«Non so, ci voglio pensare...»
E fecero tutto quello che volevano. Girarono e si ubriacarono fino a crollare sul divano di quel motel. E sapevano che potevano permetterselo. Se pensavano al fatto che da li a poco non avrebbero più avuto nessun modo per svagarsi e avrebbero dovuto affrontare un viaggio in macchina, da una costa all'altra, avevano bisogno di rimanere sobri e lucidi. Già immaginavano le passeggiate nei boschi o sulle bianche spiagge, i vicoli stretti delle piccole città, le luci di quelle grandi... Ginevra sospirò pesantemente prima di guardare Alessio che dormiva sul letto. Una posizione davvero strana: una mano sotto il cuscino, l'altra abbandonata sul materasso, a pancia in giù, una gamba piegata e l'altra rigida. Le venne quasi da ridere. Guardò l'orologio, per un breve istante le venne voglia di andar a cercare le sue pillole, quelle che la facevano sentire così bene... sospirò ancora una volta, chiuse gli occhi e quando li riaprì prestò più attenzione all'orologio, era abbastanza tardi e Alessio doveva assolutamente svegliarsi, quindi si alzò senza far rumore prima di gettarsi di peso sulla schiena del povero biondo.
«Buongiorno dormiglione!» urlò la rossa, iniziando a saltare sul letto.
«Dormi.» rispose il ragazzo. Lei rise prima di poggiargli un piede sulla schiena e muovere Alessio con esso.
«Sveglia!» urlò ancora prima che Alessio le afferrasse il piede e la facesse cadere. «Stronzo.» sussurrò. In un attimo il ragazzo le fu addosso e iniziò a farle il solletico. Con non si sa quale forza Ginevra prese il cuscino e glielo buttò in faccia. Iniziarono a ridere; prima che Alessio si alzasse e andasse a lavarsi.
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This is everything I didn't say
ChickLitQuel CD trovato sul banco è diventata la sua colonna sonora, la colonna sonora della sua vita, delle sue scelte, dei suoi sbagli; quelle canzoni ci sono sempre state, durante le sue cadute, durante le volte nelle quali si è rialzata, mette andava av...