Erano ormai ore che ascoltava quella canzone. Sempre la stessa, sempre le stesse parole, la stessa musica, lo stesso tono. La traccia diciassette si ripeteva fin troppe volte. Già aveva sentito quella voce, lo sapeva. Ma perché non riusciva a collegarla ad un volto? Perché non riusciva a collegarla ad un nome? Esausta spense lo stereo con ancora dentro il CD e si mise a cucinare. Beh, sapeva che stare ai fornelli non era mai stato il suo forte, cucinava malissimo, ma voleva provarci. Per Alessio.
Quando tornò a casa e trovò la tavola apparecchiata non poté far a meno di abbracciarla forte, poi si sedette e iniziarono a mangiare. Si guardavano, ogni tanto, e poi sorridevano. «Cos'hai fatto oggi?» aveva chiesto Alessio, sedendosi sul divano, dopo aver cenato.
«Beh, ho letto... e ho cucinato!»
«Cos'hai letto?»
«Il libro che stavi leggendo tu l'altra volta. Non mi hai mai detto ti piacesse leggere.»
«Sono un tipo riservato.» fece spallucce.
«Così come non mi hai mai detto di essere stato tu a farmi quel CD.» durante la cena ci aveva pensato molto. Poi lui aveva tante chitarre e l'altro giorno l'aveva sentito cantare sotto la doccia. Doveva essere per forza lui; ma il suo più grande interrogativo era: perché non se ne era accorta prima? Magari l'aveva fatto, magari l'aveva sempre saputo, ma era così presa dal fatto che potesse essere stato Andrea che... non voleva accettare la realtà.
«Ha importanza?»
«Alessio, lì dentro ci sono i tuoi sentimenti. Sentimenti che tu hai per me. Sentimenti che io ho ignorato; ci sono passata sopra e poi ho messo la retromarcia per passarci ancora una volta su, e l'ho fatto un'altra volta, e un'altra volta ancora, andando all'infinito. E ti ho fatto stare così male...»
«Nessun dolore é tanto forte come quello che avrei se dovessi perderti.» così si baciarono ancora una volta, e fecero l'amore ancora una volta, tutto così fantastico, così magico. Sembrava di stare nella loro bolla personale, dove c'era una bacchetta che, quando la si agitava, faceva comparire qualsiasi cosa davanti a se.
«Sai, quando torneranno i miei genitori noi scapperemo. Ce ne andremo via, lontani.» erano sdraiati per terra, il cane gironzolava per la stanza, e loro erano abbracciati: stretti tra di loro. Le cicatrici di Alessio erano ben visibili eppure non facevano che renderlo sempre più attraente: un uomo forte, e niente é più attraente di un uomo che sa di essere tale.
«Non vedo l'ora che succeda...» aveva risposto Ginevra, accarezzando una sua cicatrice.
«Lo sai, credo proprio di amarti.»
«Sai, credo proprio che la cosa sia reciproca.» si guardarono ancora una volta prima di baciarsi di nuovo.
La settimana successiva Ginevra stava benissimo. Senza antidepressivi, senza la madre in torno, senza che nessuno che le facesse pressione. Troppo presto quella favola finì e i genitori di Alessio tornarono a casa; il padre, come al solito, incazzato nero, sbraitava contro la madre del ragazzo.
«Sai una cosa?! Fra me e te è chiusa. Voglio il divorzio!» urlò la madre, trascinandosi dietro la grande valigia. «Che razza di uomo sei?!»
«Ehi, mamma, va tutto bene?» Alessio era subito intervenuto, mettendosi tra i due.
«Togliti tu!» il padre spinse di lato il figlio, ma non riuscì a farlo spostare di molto.
«Togli le mani da mio figlio!» urlò ancora la madre.
«Tuo figlio è uno stronzo!» disse di rimando il padre.
«Non permetteti...» non finì di parlare che il padre di Alessio spinse sua madre. A quel punto il biondo non vide più niente e diede un pugno al padre, facendolo indietreggiare.
«Alessio, va via.» lo implorò la madre.
«No, mamma, questo stronzo deve capire che sta oltrepassando il limite.» così dicendo gli diede un altro pugno e ancora un altro e avrebbe continuato se Ginevra non fosse intervenuta.
«Alessio, guardami. Basta.» dopo che il papà di Alessio uscì dalla porta Ginevra prese per mano il ragazzo biondo e cercò nella cassetta del pronto soccorso il disinfettante. Gli pulì le mani, le disinfettò e poi gliele fasciò. Alla fine non gli facevano neanche più tanto male, al ragazzo.
«Dovevi dirlo a tua madre sin dall'inizio.» aveva osservato Ginevra, continuando a preparare il suo borsone. Okay, finalmente era arrivato il momento. Da li a poco sarebbero andati via. E tutti i problemi non li avrebbero più toccati. «Tu sei pronto?» aveva domandato, girandosi verso Alessio.
«Con te, sono pronto a tutto.» Ginevra, come sempre, non poté resistere a tanta tenerezza e lo baciò ancora una volta.
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This is everything I didn't say
ChickLitQuel CD trovato sul banco è diventata la sua colonna sonora, la colonna sonora della sua vita, delle sue scelte, dei suoi sbagli; quelle canzoni ci sono sempre state, durante le sue cadute, durante le volte nelle quali si è rialzata, mette andava av...