7.1 Preda o predatore?

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Non ero mai arrivato ad un gesto simile, mi avrebbero potuto radiare dall'albo. Probabilmente lo avrei fatto io stesso se non fosse per il fatto che avrei tolto una mente come la mia alla medicina.

Solitamente mi viziavo con qualche infermiera esperta o con qualche tirocinante in adorazione.

Continuavo a sciacquare il viso. Nella mia mente si alternavano immagini di quella ragazza, con altre che mi ricordavano che in quel momento fosse una mia paziente.
Me la sarei fatta volentieri ma non era assolutamente il mio tipo.
Niente a che fare con i miei canoni.
Anzi piuttosto bruttina a confronto.

Se un attimo prima ero pentito del mio gesto, quello seguente mi rimproveravo per non essere andato più a fondo. Sarebbe stata un'amante perfetta, che avrei scaricato facilmente.

Mi ritrovai due braccia sottili intorno alla vita.

-Amore perché non torni a letto-

Il profumo fresco di Jessica mi riportò alla realtà. Era con lei che dovevo stare, lei che dovevo venerare.

Mi volto sorprendendola in un bacio.

-Sai che ti dico, al diavolo tutto, questo fine settimana voglio dedicarlo alla mia donna.- dissi cercando di risultare convincente anche a me stesso.

Il suo volto si illuminò co uno di quei sorrisi che raramente mi concedeva.

-Vediamo cosa sa fare il mio campione.- mi sbeffeggiò.

La prendo in spalla coprendo il suo grazioso lato B con la mia mano.

-Donzella, credo che questa sera dovrò usare le cattive maniere.-

La getto sul letto.

Indossava una mia camicia, i lunghi capelli biondi erano sparsi sul suo petto. Una bella visione.

Il mio cervello andò in panne.

Mi buttai su di lei, rivelando il mio lato animalesco che le avevo sempre nascosto.

Non riuscivo a trattenermi, era l'unico modo che avevo per togliermi quella dalla testa.

-Oh, si Mat-

Aumentai la frequenza delle spinte, la sua voce divenne appena udibile, fino a che non mi svuotai completamente. Sprofondai la testa nel cuscino incappando in alcuni dei suoi maledettissimi capelli.

Ero consapevole del fatto che non averla soddisfatta, ma non ero in me.

Mi alzo dal letto dal letto, le mollo un bacio sulla fronte.

-Dormi.- le dico.

Lei mugugnò qualcosa ma ormai ero troppo distante per percepirlo.

Infilai il pantalone della tuta prima di uscire in terrazzo a prendere una boccata d'aria, afferrai il mio smartphone, di nuovo quella Sonia, è arrivata l'ora di mettere in mezzo l'avvocato. Il solo pensiero che possa trapelare tutto mi mette i brividi. Osservai la foto sullo schermo, di quando suonavo ancora nella band Alex, Simon, e Luke.

-Oh amico quanto vorrei averti qui vicino.-

Erano passati ormai cinque anni, da quando gli Bond's si erano sciolti e da quando avevamo perso il miglior tastierista e amico che si potesse desiderare.
Mandai un messaggio a Simon, d'altronde era un avvocato, avrebbe potuto aiutarmi.

Fissai interdetto io cellulare. Avrei voluto inviare un messaggio anche a lei,  mi rendevo conto di averla trattata una merda, ma se non mi avesse tirato quel maledetto schiaffo, le avrei chiesto semplicemente scusa.
Sembrava di sentire ancora l'impulso che mi aveva spinto a fare quel gesto, quel desiderio primitivo.
Non potevo negare che nonostante tutto mi incuriosiva, c'era qualcosa di lei che mi prendeva,qualcosa che andava più in là dell'attrazione fisica.
Avere le sue labbra sulle mie non mi era piaciuto, non quanto era solito piacermi avere le labbra di una donna intorno alle mie.

Rabbrividii, non ero solito cercare in una donna qualcosa di diverso dal sesso.
Eppure era così volevo semplicemente conoscerla.

Mi abbandonai tra le ombre della notte.

Take careDove le storie prendono vita. Scoprilo ora