"Hello darkness, my old friend,
I've come to talk with you again,
Because a vision softly creeping,
Left its seeds while I was sleeping,
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence."Finalmente Marco si è alzato, è stata una bella sbronza... Appena sveglio è venuto da me a chiedermi cosa fosse successo. Non ricordava niente a parte Alessio. Sì, capelli neri aveva un nome. <Sul serio non ricordi nulla?!> Ho detto in modo acido. Mi ha guardata infastidito <È quello che ho detto, no?> Ha ribadito, <E che cazzo Marco! Siamo soli e tu tu ubriachi, invece di lavorare per pagare l'ospedale a mamma! Ma ci pensi a me?! Ci pensi a noi! Comportati in modo maturo ,sei tu il grande. Io ho solo 16 anni, e ci ho portati avanti andando anche a scuola, ho bisogno di aiuto!> Della lacrime hanno cominciato a percorrermi il viso, detesto piangere, mi fa sentire fragile, "tu sei forte", continuo a ripetermi. Mio fratello è la, immobile a fissare i la tazza di caffè che gli avevo posto davanti. Chiude gli occhi. Sussurra <Senti, scusami...> <Non importa, okay?> Le parole mi sono uscite automaticamente, però sforzando la gola.
MARCO:
Porca puttana. Non so cosa fare, l'ho delusa... E non posso darle torto, è così fragile, eppure è una roccia. Ci togliamo 5 anni, e sono passati esattamente 5 anni da quando nostro padre è morto. Mi manca sì, ma sono arrabbiato, arrabbiato perchè ha deciso di lasciarci soli, con una madre malata di uno stramaledetto problema di cuore che la blocca in ospedale. La morte di papà ha reso nostra mamma una donna apatica, fragile e impenetrabbile, chiusa in sè stessa, come fosse morta anche lei. Li odio. Li odio entrambi. E la mia sorellina, sempre così da "bicchiere mezzo pieno" me l'hanno portata via. Non so se tornerà mai, ma va bene anche così, lei va bene sempre.
Fra poco è il mio compleanno non so che farò ma voglio essere felice, magari andrò fuori con i ragazzi, ovviamente portando anche lei, sì penso che farò così. ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••Tra qualche giorno è il compleanno di Marco, sono contenta. Oggi da quello che mi ha detto, verranno Alessio e il suo amico, di cui ancora non so il nome per giocare alla playstation.
Hanno suonato, mio fratello è andato ad aprire e sono venuti in cucina, dove io stavo studiando, per fare rifornimento di merendine e altre schifezze del genere. Ho cercato di mantenermi indifferente sussurrando uno svogliato <ciao.> in risposta ho ricevuto un solare <hey> da Alessio, per qualche istante sono tornata a concentrarmi sui miei libri, ma mi sentivo osservata...ho alzato lo sguardo e ho incrociato il suo, quello del ragazzo che non parla mai,
sempre così impassibile, come una maschera, che però per un secondo si è sciolta sussurrando uno <ciao.> piano, così che solo io potessi sentire. Ci guardammo per un attimo, un lunghissimo e bellissimo attimo.
Hanno preso le insanezze varie, e sono andati di sopra a giocare.
Mi ha scocciato studiare, vado a sedermi al piano, speriamo non sentano, e pensino che l'abbia fatto per attirare l'attenzione, non è cosí. Mi siedo al pianoforte , e subito sento che la tensione scivola via sui tasti, poi nelle note. Suono "The sound of Silence" di Simon and Garfunkel, un brano che pochi alla mia età conoscono, mi perdo del suono. <The sound of Silence, Simon and Garfunkel, 1964.> Ha detto una voce calda e profonda alle spalle, facendomi quasi sobbalzare, mi giro, è il ragazzo dagli occhi azzurri, sí lui, ora so il suo nome, e lui sa il mio.GENNARO:
Quando siamo andati da Marco a giocare, lo ammetto ero nervoso, sapevo che lei ci sarebbe stata. Era in cucina, cosí bella, concentrata nello studio...che cazzo dico? Io non sono cosí! Mentre i miei amici giocavano alla play, ho sentito le note di una canzone che mi è sempre stata accanto. Ho sceso le scale incuriosito, era lei. Bianca e tenera nel suo corpicino scheletrico e perfetto. Woah, non sapevo suonasse. Mi avvicino. E dico il titolo della canzone, con autore e data di pubblicazione, lei si spaventa, ahah, sobbalza quando cadendo dal sellino e finendomi addosso. Si aggiusta. <Ciao... Sono Elide.> Elide, Elide, quella ragazza che mi tormentava senza saperlo da settimane, aveva un nome. Ed era, oh cazzo. Che nome. Mi piaceva da impazzire, il nome non lei, ah. Gennaro non ti fraintendere. <Oi, ci sei?> Ha detto con una voce timida e dolce <Uhm, certo, scusami.> ho detto in tono freddo. Merda Genn. Sei sempre cosí cupo. <Io sono Gennaro.> ho provato a rimediare. Lei arrossisce. E abbassa lo sguardo. Quando... <GEENNNN È IL TUO TURNOO>, abbiamo alzato entrambi lo sguardo, io ho detto con fretta <Uhm, ciao, ci si vede.> lei non ha risposto. Io sono corso di sopra. L'avrò allontanata con la mia freddezza. Ma tanto chi se ne frega.Salve popolo, capitolo "movimentato" anche questo, eh? Speriamo vi sia piaciuto commentate e seguiteci se la storia vi intriga, grazie tante a chi trova il tempo per leggere, cosa accadrà nel prossimo capitolo, consigli? Chi indovina? Fateci sapere, accettiamo critiche e aiuti, ci sentiamo al prossimo capitolo, adieuu (:
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"Our empty hours" • Urban Strangers
Fanfiction-"Perchè sorridi?" -"Non sorrido." -"Allora fallo, dovresti, dovremmo." -OUR EMPTY HOURS...