"And you can say what you want now, I don't talk at all, you can suffer as you want, I'm wishing I will find a cure. And I know you're living bad, but I hope you'll survive well, yeah I know you'll survive well. "
*Una settimana dopo*
ALEX:
Questa mattina io Genn siamo andati a fare colazione al bar, ho offerto io.
Il sole gli sbatte sugli occhiali sugli occhiali rotondi color senape, e con lentezza nevrotica si porta la sigaretta alla bocca per poi cercare di fare cerchi di fumo... :"Ti ringrazio" gli dico. Lui mi guarda. Ride. "Alex, ma stai scherzando, no? Insomma, tu avresti fatto lo stesso per me." Mi sforzo di sorridere, per mascherare il dolore, ma Gennaro mi conosce troppo bene, troppo. "Alessio, ascoltami." Dice e fa un altro tiro seguito da un sospiro profondo "Le cose si aggiusteranno, come sempre hanno fatto" Prova a rassicurarmi, ma col suo solito distacco. Oggi mi era vicino in un modo diverso dagli altri giorni...forse gli facevo pena, o forse Genn provava a essere dolce. Peró non penso...non sarebbe Genn se no. Apre la bocca per dire qualcosa ma esita, e non la dice. Io faccio finta di niente, lo conosco tropo bene, troppo. "Mo' puoi contare su di me, ah." Aggiunge in fine togliendosi gli occhiali, mostrando il suo raro sguardo premuroso e serio.GENNARO:
Sono preoccupato, Alex è buio e non deve essere buio. Ho imparato a mie spese che l'oscuritá rende ciechi.
Suo padre è un coglione, non gli ha fatto spiegare, non so se lo farà, in ogni caso non c'è niente da spiegare perchè Alex non deve giustificarsi per le scelte che fa, e quelle che subisce. Il mio amico mi distoglie dai miei pensieri, sorridendo molto lievemente dice:"Grazie Genn, grazie." Sorrido sfacciatamente, "Amico è okay, è okay." Gli dico.
Ci alziamo e insiste per pagare lui, gli infilo la mia parte nella tasca della felpa, senza che se me accorga, cavolo, amici da una vita e ancora non si arrende!
Sorrido. Penso a lei, voglio andare da Elide. Devo, le devo l'amore.MARCO:
"Elide, è così." Lei mi guarda con faccia inespressiva.
"Marco, è normale, cioè, non è neanche una scelta. Come hai detto, è cosí e basta, non sentirti in colpa." Mi dice.
Prendo la testa tra le mani "E Alex? E il povero Alessio? L'ha picchiato per colpa mia..." Dico, con voce arrabbiata e rassegnata. "Quella veramente è colpa di suo padre, Marco" Prova a rassicurarmi.
"Grazie sorellina, ti voglio bene..." Le sussurro. Lei mi abbraccia, e io le do un bacio sulla testa. Penso che scriverò ad Alex per scusarmi, per parlare, e vedere se mi odia. Lo farò. Elide mi stringe forte. Ci stacchiamo, e lei mi saluta, dicendo che deve studiare. Io vado a fare la spesa. Voglio essere bravo, voglio fare il bravo fratello, per lei.ELIDE:
Finalmente Marco mi ha detto la verità, detta da lui è bellissima. Mi dispiace che si senta in colpa, e soprattutto del fatto che sia convinto che deve giustificarsi, con me! Io gli voglio bene, anche se qualche volta mi ha deluso, ma sarà sempre il mio fratellone.
Ne abbiamo passate tantissime insieme, belle e brutte, purtroppo, brutte in maggioranza però insieme, vicini. Vorrei dirgli che mi sto innamorando di Gennaro ma non posso prevedere la sua reazione, e poi non c'è niente da dire, perchè io a lui non piaccio. Si sarebbe fatto sentire, no? Salgo in camera mia e mi viene da piangere, lacrime calde percorrono inconscentemente il mio viso. La gola mi brucia. Guardo il soffitto con il volto bagnato. Suona la porta. Provo ad asciugarmi. E scendo ad aprire. Apro. È Genn. "Uhm, ciao" affermo con tono interrogativo. "Che c'è?" Proseguo. Lui mi guarda negli occhi, non risponde e si morde il labbro inferiore. "Posso entrare?" Mi chiede, e gli faccio cenno di sì. "Elide hai pianto?" Domanda, con tono preoccupato. "Nono, sto bene..." Provo a sorridere, lui mi osserva, non sembra credermi.
Allunga una mano, e incrocia le sue dita con lei mie, poi, col pollice accarezza il dorso della mia mano. "Genn, sono stata così cieca. Cieca." Gli si illuminano gli occhi e porta il suo indice sulle mie labbra, "Shhhhh, sh sh" Dice, è pazzo, penso io. "Io lo sono stato di più, dovevo farmi sentire, chiamarti, e venire da te, prima. Perchè cazzo. Cazzo. Dovevo. " Sussurra queste parole, e mi bacia. Mi bacia con tenerezza. E asciuga dolcemente le lacrime che avevano ricominciato a percorrermi le guance. Mi ribacia. E mi ribacia ancora. La bocca, il naso, la fronte, e tutta la faccia, per poi finire con la clavicola, ero innamorata, e forse lui lo era di me. Sì, lo era. Lo sentivo.Ciao belle!! Eccoci con il capitolo di questo lunedí, speriamo che la storia continui a interessarvi, e come al solito grazie grazie grazie, commentate e scriveteci, ci vediamo lunedì prossimo (:
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"Our empty hours" • Urban Strangers
Fanfiction-"Perchè sorridi?" -"Non sorrido." -"Allora fallo, dovresti, dovremmo." -OUR EMPTY HOURS...