14

209 11 0
                                    

Harry

Wow!
Non me lo aspettavo proprio!
Non mi importa un cazzo di quello che pensano gli altri, lei è bellissima, e mi innamorato di lei da quando l'ho vista per la prima volta a scuola.
Era così strana, tutta solitaria... Credevo fosse ufigata timida, ma ora capisco com'è davvero.
È per la sua passione per il calcio che tende ad isolarsi, anche se per me dovrebbe esserne fiera.
È raro che una ragazza sia brava in uno sport maschile, e in più bella.
Mi guarda.
La guardo.
Solo ora mi accorgo che ha dei bellissimi occhi.
Tendono di più all'azzurro che al verde, e ciò gli fa sembrare come il mare.
“Che c'è?” chiede dolcemente.
“Niente, è che solo adesso mi accorgo che hai degl'occhi stupendi.” le dico.
Lei arrossisce.
“Credo che per me sia ora di andare a casa... O CAZZO, NO!”
esclama guardando il cellulare.
“Che c'è?” chiedo preoccupato.
Mi aspetto che salti fuori qualche ragazzo che la cerca, che la renderebbe il solito tipo di ragazza ribelle che mi frequenta solo per far ingelosire il ragazzo.
“Mio padre mi aveva detto che dovevo tornare a casa entro le nove meno quindici, e ore sono le nove e mezza!” esclama.
“Bhe, non è tanto grave... Non sei andata così fuori dall'orario...” dico cercando di rassicurarla.
“Sì, ma io avevo spento il telefono e ora mi ritrovo con 10 sue chiamate perse! Starà impazzendo! E da come è fatto lui avrà già chiamato la polizia credendosi scomparsa.” dice e inizia ad andarsene.
“Aspetta, ti riaccompagno io. È buio ormai, e rischieresti di perderti. Io conosco questa città come le mie tasche.” annuncio.
“Sì, forse hai ragione... Ma facciamo in fretta!” dice, e ci mettiamo a correre.

Una volta arrivati sotto casa sua lei mi dice di nascondermi.
“Perché scusa? C'è a casa il tuo ragazzo?” dico.
“No! È che ho detto a mio padre che ero con una mia amica al parco, non con te... E sai che non ti sopporta di già.” dice animando per la corsa e per la paura.
Annuisco e mi nascondo dietro un cespuglio.
Bussa alla porta.
Per fortuna suo padre non ha ancora chiamato la polizia,a stava per farlo.
Io rimango nascosto finché la porta non si chiude.
Vedo accendersi la luce nella camera di Sophie, che si affaccia alla finestra e mi lancia un bigliettino.
C'è scritto un numero di telefono,il suo, deduco.
Me ne torno a casa felice, con la testa tra le nuvole, che quasi non mi accorgo che ho superato di qualche isolato casa mia.

“Sono a casa!” urlo a mia mamma.
“Dov'eri? La cena é pronta. Aspetta...cos'hai sulle labbra?” chiede con un ghigno.
“Quale cosa?” chiedo, e vado a guardarmi allo specchio.
Oddio!
Sophie doveva avere del lucidalabbra, e mi ha lasciato letteralmente il segno quando ci siamo baciati.
“Ehm... Non è niente, ho... Mangiato una cicca alla fragola che colorava la lingua...” dico, e corro in bagno a lavarmi mani e a nascondere un po il roseo sulle labbra.
Non voglio togliermelo.
Non so perché, ma voglio tenerlo.
Mi siedo a tavola come se nulla fosse e inizio a mangiare l'hamburger che ha preparato mia mamma.


La ragazza dai capelli arcobalenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora