Gonne macchiate al caffè, caffè macchiato al latte

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A pranzo, come avevo detto, sono andata a casa a cambiarmi. Ho scelto dei jeans Skinny chiari, che si abbinano alla camicetta rosa cipria, che già indosso.
Mangio un tramezzino alla svelta e poi torno in ufficio. Questa volta sono in anticipo, non c'è ancora nessuno.
Lascio la borsa sulla scrivania e mi rilasso sulla sedia girevole.
Tengo gli occhi chiusi e, come mi capita da quando ho lasciato Lorenzo, mi perdo nei ricordi e mi domando se ho fatto bene o meno.

Mi sento ticchettare sulla spalla. Apro gli occhi e mi ritrovo il mio attraente collega davanti.
- Andiamo? - mi domanda.
- Dove? - chiedo stiracchiandomi.
- A prendere il caffè. Ma non qui, andiamo al bar, c'è tempo - mi tira su dalla sedia come fossi un fuscello.
Lo seguo divertita, mi contagia con la sua semplicità e spensieratezza.

Siamo seduti al bar, uno di fronte all'altra. Giro lo zucchero con il cucchiaino.
- Macchiato al latte? - domanda sorpreso.
- Si, avevo voglia di un po' di dolcezza - rispondo perdendo lo sguardo oltre la vetrina.
- Stavi pensando a lui prima? - mi richiama dai miei pensieri.
Lui e Giulia sanno quasi tutta la storia di me e Lorenzo.
Mi limito ad annuire e a sorseggiare il mio caffè.
- Merri, Merri...perché pensi ancora a Lorenzo quando hai quel bel pezzo di carne di Sergio, che ti farebbe volentieri il servizietto? - annuisce ammiccando vistosamente per fare lo stupido.

Merri è l'abbreviazione del mio soprannome, si, non del mio nome, ma del soprannome.
Il mio nome è Rossana, mia madre l'ha scelto ispirandosi ai miei capelli quando sono nata...che fantasia eh?
Indovinate ora il mio soprannome?
Si, bravi...Merida, proprio lei!

- Dio che schifo! Te la devi smettere di accedere il fuoco, hai capito? - lo rimprovero sporgendomi sul tavolo.
- Eeeh! E dove sarebbe il divertimento poi? - mi prende in giro ancora.
Gli lancio un fazzoletto di carta in faccia.
- Pulisciti la bocca bimbo! - mi alzo dalla sedia e mi avvio alla cassa.
Marco mi segue e mi ferma la mano prima che possa prendere il portafoglio.
- Oggi offro io - mi guarda seducente.
- Nono! Non esiste! - protesto cercando di liberare la mano, ma lui rinsalda la presa.
- Invece si, te lo meriti - mi sta carezzando le nocche ed io non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue dita.
- Per cosa? - domando.
Marco si posiziona dietro di me, facendo passare un braccio attorno alla vita e attirandomi verso di se, senza lasciare il benché minimo spazio tra di noi.
Mi sento andare a fuoco, questa vicinanza per noi non è normale, non ci sono colleghi da far divertire nei paraggi. Non abbiamo scommesso niente e non l'ho provocato su niente!

Sento la sua bocca sul mio orecchio, e istintivamente chiudo gli occhi sentendo le mie gambe farsi molli.
- Perché hai un culo che è illegale, talmente che è bello! - sussurra con alito caldo.
Mi ridesto immediatamente da quell'oblio dei sensi e lo spingo via.
Marco mi guarda beffardo, lo sa che odio essere messa in imbarazzo. Quella è una sua sfida personale: imbarazzarmi quante più volte riesce in un giorno.
- Certo che sei proprio stronzo! - ringhio uscendo dal bar.
Raggiungo l'edificio del nostro ufficio a grandi falcate.

Le porte dell'ascensore si stanno per chiudere, ma una mano le blocca mettendosi in mezzo.
Non lo sopporto! Sta ridendo di me!
- Daiiii! Stavo scherzando...forse - si avvicina a me e tenta di abbracciarmi.
Mi sposto irritata.
- Ruffiano! Non è che con un abbraccio si risolve tutto! - dico stizzita.
Marco fa così: quando vede che sono veramente offesa o arrabbiata, mi abbraccia e mi tiene stretta finché non mi calmo.
A volte lo spingo via, perché sono così arrabbiata che non sopporto di essere toccata, e lui ci rimane male. Di solito alla fine mi arrendo e mi lascio abbracciare.
- Dai non fare così! Era un complimento! - si difende.
Ho percorso tutto il perimetro dell'ascensore per evitare il suo abbraccio, ma alla fine mi ha agguantata.
Ho le sue braccia attorno a me, e il suo petto contro la mia testa. Sento il suo profumo, buonissimo, invadermi le narici ed ha un effetto calmante.
- Ma che razza di complimenti fai alle donne? - borbotto contro la sua camicia.
- Quelli sinceri! -.
Alzo la testa e incrocio i suoi occhi.
Lo spingo leggermente via. Mi sento strana.
Marco ha la capacità di farmi sentire al sicuro, nonostante faccia spesso lo sbruffone o l'uomo vissuto.

Sentendo quelle parole il mio cuore ha fatto degli strani movimenti. Ne sono turbata.

- Sei ancora offesa? - mi chiede corrucciato.
Scuoto la testa in segno di diniego.
- Sicura? - vuole essere rassicurato.
- Si - affermo secca.
- Merri... - inizia.
- Dimmi -.
- Hai una macchia di caffè sulla camicetta - me la indica sfiorando la stoffa sul seno e mi sento bruciare.
Mi mordo il labbro inferiore! COSA CAVOLO MI STA SUCCEDENDO?

Rosse Divergenze [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora