Straordinari speziati

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Dopo quel giorno la vita è tornata alla normalità, come sempre.
Non ho più fatto sogni erotici su Marco, ne su altri colleghi.
Le prese in giro e le provocazioni continuano ad essere all'ordine del giorno, ma almeno non mi danno più quelle strane sensazioni.

La vita scorre pacifica e abbiamo le ultime pratiche da sbrigare per questo mese, poi forse avremo una settimana o due di tranquillità.
A turno stiamo facendo gli straordinari la sera, in modo da finire il lavoro il prima possibile, ma senza affaticarci tutti.

Stasera sera tocca a me e Giulia.
- Ordino una pizza da asporto? - propongo alla mia collega.
- Ros scusami tanto, davvero tanto, ma devo scappare a casa ho il piccolo con la febbre a 40! Devo portarlo dalla guardia medica -.
- Accidenti a 40? Certo cara, corri! - le dico comprensiva.
Si, immagino non sia facile restare a lavoro sapendo che tuo figlio sta male, quindi non la trattengo oltre.
Poco male, me la sbrigheró da sola. Mi piace avere l'ufficio tutto per me: a volte mi metto a curiosare nelle altre scrivanie, entro nell'ufficio della capa e mi siedo al suo posto e fingo di aver il potere!

Dopo aver gironzolato per l'ufficio, mi siedo al mio posto e inizio a scrivere i bilanci.
Sento dei rumori provenire dall'ufficio della capa. Che strano, l'avevo vista uscire.

Tump

È caduto qualcosa. Mi alzo e vado verso la porta a vetri, che separa noi dalla capa. Vedo delle figure che discutono, ed una che indietreggia sempre di più.
Busso e senza aspettare risposta apro la porta.
C'è Marco, mi guarda con occhi pieni di gratitudine. C'è la capa, che invece mi guarda con un misto di imbarazzo e rabbia.
Mi schiarisco la voce:
- Ehm, scusate. Avevo sentito dei rumori, ed ero convinta non ci fosse più nessuno - spiego.
- È tutto a posto Rossana, grazie. Io e Marco stavano discutendo riguardo il nuovo programma di contabilità. Mi stava spiegando come inserire i dati - la capa lancia un'occhiata eloquente al mio collega che annuisce rigido.
- Si, però ora abbiamo finito. Quindi andrei...ma Ros, tu cosa ci fai ancora qui? - entrambi mi puntano gli occhi addosso.
- Ho lo straordinario stasera, per chiudere il mese. Te e Sergio l'avete fatto ieri, oggi toccava a me e Giulia, ma è dovuta andare a casa, per il figlio che non sta bene - mi giustifico.
- Ah, allora se vuoi ti dia una mano? - si propone Marco.
- Se per te va bene, non ci sono problemi - rispondo tranquilla.
La capa ci guarda entrambi, poi inizia a raccogliere le sue cose dalla scrivania e se ne va, salutando con un'espressione arcigna.

- Mi hai salvato! - sospira Marco non appena sente chiudere la porta.
Lo guardo sorpresa.
- Cosa stava succedendo la dentro? - domando indicando la porta a vetri.
- Eh, quello su cui tu e Giulia avete scommesso...col piccolo particolare che non ero molto consenziente -.
Apro la bocca shockata.
- Ah - è l'unica cosa che riesco a dire.
- Già, ma non ci voglio pensare! Senti finiamo qua e andiamo a mangiarci una pizza dai -.
La scrivania di Marco è attaccata alla mia, lavoriamo spesso insieme, per quello conosciamo molte cose l'uno dell'altra.

Il mio collega si è avvicinato con la sedia. Ha un braccio poggiato sul mio schienale e l'altro è sulla scrivania, ma con la mano a penzoloni mi sfiora la coscia.
Il suo contatto è elettrico, non riesco a concentrarmi. Non è stata una buona idea che lui sia rimasto.
Ticchetto nervosamente la penna sul tavolo.

"Accidenti Ros, è un collega. Un dannato e semplice collega. In questi giorni eri tranquilla, quindi sii tranquilla anche adesso!" Cerco di calmarmi.

Marco si sporge verso lo schermo e mi sfiora la guancia con la sua. È così necessaria questa vicinanza?
Io mi scosto di lato per lasciargli spazio. Il mio collega se ne accorge e mi guarda.
- Tutto ok? - chiede dubbioso.
- Si si, perché? - faccio finta di niente.
- Mah niente...mi sembri strana! -.
- Naaaa! Sono solo molto stanca - mi sfrego gli occhi e mi stiracchio sulla sedia.
- Ok...beh dai, abbiamo quasi finito - se l'è bevuta.

Ora ha tolto il braccio dallo schienale e mi ha posato la mano sulla coscia, spostando quell'altra sulla scrivania sul mouse.
Il cuore mi batte a mille, e il calore della sua mano mi trapassa la stoffa dei pantaloni. Sono invasa da mille sensazioni. La lascio lì e faccio finta di nulla, anzi decido di poggiare il mento sulla sua spalla, con casualità.
Lui si gira appena e con il naso sfioro la sua guancia. Sorride.

- Sembri proprio un ragazzino - gli sussurro nell'orecchio.
- E tu invece sei proprio 'na vecchia -.
Gli do un leggero scappellotto sulla nuca e ridiamo.
Lui si gira e mi afferra entrambi i polsi, tra l'altro tenendoli con una sola mano!
Inizia a farmi il solletico. Mi sento come un'adolescente. Rido e tento di divincolarmi dalla sua presa.
- Marco daiii! - lo rimprovero.
- Che c'è? Mi hai dato uno scappellotto, meriti una punizione! - si giustifica lui.
Indietreggio e metto male un piede, mi accascio sulla scrivania e lui è sopra di me.
I nostri nasi si sfiorano e non riesco a fare a meno di fissare la sua bocca.

Tum tum tum

Ho il cuore che va velocissimo e ho caldo, tanto caldo. Fatico a mandar giù la saliva.
Ho voglia di baciarlo, sono letteralmente ipnotizzata dalla sua bocca voluttuosa.
Mi mordo il labbro inferiore per trattenere l'impulso.
Marco intanto ride cristallino e ignaro della mia lotta interna.

Si ferma, mi guarda. Il mio cuore smette di battere. Ho come la sensazione che anche lui voglia baciarmi.
- Sai...ho fame - dice con voce roca.
- Anche io - i suoni che escono dalla mia bocca sono estremamente caldi, e sembrano voler dire tutt'altro rispetto al loro significato.

Marco non accenna ad allontanarsi, ed io sto per cedere alle mie debolezze.

Plin

Un messaggio.
Scuoto la testa e lui allenta la presa, così posso liberarmi.

Uff c'è mancato poco. Davvero poco.

Rosse Divergenze [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora