Chapter 3.

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In un primo momento resto indifferente a quel ragazzo alla mia sinistra,lo osservo e capisco quasi con certezza che sia anche lui un ballerino o che comunque ci stia provando,proprio come me.

Decido di accendere una sigaretta nel frattempo che aspetto che mia madre passi a prendermi. Cerco nella tasca della mia felpa e quasi stento a credere di averlo dimenticato sul tavolo della cucina.

Alzo lo sguardo e indugio sul provare a chiedere a questo misterioso ragazzo un accendino. Noto che chiude bruscamente la chiamata e si guarda intorno quasi spazientito.
Decido di avvicinarmi e con voce flebile faccio la mia richiesta.
''Scusa,non é che per caso avresti un accendino?Il mio l'ho dimenticato''
Cerco di accennare un sorriso.
''Uhm si dovrei averlo!''
E mentre é intento nel cercarlo noto meglio il suo viso,ha un accenno di barba,degli occhi piccoli e castani e dei capelli un pó arruffati. Mi sorride porgendomi l'accendino e automaticamente ringraziandolo mi sfugge un sorriso spontaneo.
''Sei anche tu appena uscita dal provino?''
Avevo indovinato,anche lui aveva appena provato le mie stesse sensazioni in quegli studi.
''Esatto,come é andato il tuo?''
''Bene,aver ricevuto un complimento dalla Celentano é stato qualcosa di troppo bello!''
Quindi é un ballerino anche lui.
Rido e lui ride con me. Ha una bella risata,devo ammetterlo.

Mi chiede del mio provino e gli parlo un po dell'esibizione e di quello che i professori mi hanno detto.
Controllo ripetutamente il cellulare sino a che,quasi come se non ci avessi proprio pensato,il ragazzo si presenta.
''Ah comunque piacere,Andreas''
E mi tende la mano.

''Piacere mio,Aria''
E gliela stringo.
Continuiamo a parlare del piú e del meno,ci raccontiamo del nostro passato da aspiranti ballerini,delle speranze che riponiamo in questa nuova avventura e dell'ansia che proveremo in queste prossime 3 settimane in attesa di una risposta,che potrebbe cambiarci la vita.

Mi trovo estremamente a mio agio con lui,ridiamo tantissimo,parliamo con tranquillità e il tempo sembra essersi fermato da un pezzo. É una sensazione piacevole.

É buio pesto ormai e aspetto mia mamma da ormai 20 minuti,la richiamo e mi avverte che sta per arrivare e si scusa giustificandosi dicendo che il traffico l'ha bloccata nel mezzo di Roma.

Anche Andreas chiama qualcuno,non riesco a capire chi ma dalle sue parole sento un ''Sono stufo'' e ''Questa é una cosa che faccio per me''.
Chiude nuovamente la chiamata e torna accanto a me sorridendomi. Potrei quasi farci l'abitudine,al suo sorriso.

Azzardo un ''Tutto ok?'' E per risposta ho un ''Potrei stare meglio''
Non sono sicura se chiedergli cosa sta succedendo o semplicemente stare in silenzio,ma proprio nel momento in cui decido di farmi gli affari miei lui inizia a parlare.
''É una cosa strana,il fatto che la persona che piú di tutte dovrebbe volere la cosa migliore per te,sembra invece quasi impedirti di farla'
''Evidentemente questa persona sta pensando prima a se e poi al tuo bene. A prescindere da tutto tu vai per la tua strada e segui quelle che sono le tue convinzioni,certe cose ti capitano una sola volta nella vita,non fartele scappare''

''Si si,hai ragione.Grazie''
Ed ecco di nuovo il suo sorriso,che ricambio all'istante.

''Starai a Roma mentre aspetti una risposta da parte della redazione?'' chiedo.
''Si, tre settimane passeranno in fretta,tu?''
''Beh si,vivo qua'' sorrido.

Vedo una macchina familiare arrivare dal fondo della strada,é mia madre.
Quasi non voglio andarmene,ma purtroppo devo.
''Mia mamma é arrivata,credo ci vedremo tra tre settimane''
''Lo spero Aria,a tre settimane allora''
Ci sorridiamo e ci scambiamo un bacio sulla guancia e nel momento in cui sono piú vicina a lui riesco a sentire il suo profumo e,dio,se era buono.

Salgo in macchina salutandolo dal finestrino e mi allontano con il suo profumo ancora nelle narici e il pensiero della sua mano sulla mia vita.

Non è mai abbastanza. •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora