03.

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"Aspettami, coglione!" dissi in un mezzo bisbiglio al mio amico mentre scendemmo insieme le scale, per dirigerci al piano di sotto della scuola. Solo che lui era un po' troppo veloce. Come biasimarlo, era elettrizzato da ciò che avremmo dovuto fare.
Arrivammo al piano principale e ci incamminammo per cercare la classe giusta.
Era una scuola molto grande, e trovarla avrebbe richiesto sicuramente del tempo.
"In che classe hai detto che va?" chiese Michael
"E' di terzo. Dovrebbe stare nell'aula numero centotre" gli risposi
"Mh, centotre..." disse lui, scrutando più attentamente i numeri in acciaio immesse sulle porte di ogni singola classe: 303, 302, 301...
Avremmo dovuto camminare ancora per molto.
Dopo una decina di minuti, fra svolte nel corridoi e strade sbagliate, arrivammo davanti la 107.
"Penso sia da queste parti..." gli dissi, mentre continuavamo a camminare e a osservare quelle lettere seguite dai numeri delle varie classi.
"Eccola!" esclamai dopo, indicando con il dito la porta della classe che stavamo cercando.
"Allora, mettiamoci d'accordo" disse lui
"Bussiamo, entriamo e chiediamo se può uscire" disse, sott'intendendo il ragazzo per cui fummo
arrivati fin lì.
"Va bene. Parlo io" risposi al mio amico, e subito dopo ci mettemmo davanti essa.
Con sicurezza, battei tre volte il pugno sulla porta, e subito dopo la aprii: "Buongiorno" dissi alla classe, entrando, mentre assumemmo un finto sorriso.
Tutti si atterrirono nel vederci, mentre la professoressa non sembrò affatto contenta.
"Potrebbe uscire, gentilmente, Jonathan Thompson?" chiesi, puntando poi lo sguardo sul ragazzo, che era terrorizzato. Io avevo sempre un mezzo sorriso in volto.
La professoressa si tolse gli occhiali e, con espressione serissima, domandò: "E a cosa vi serve Thompson?"
"Dobbiamo solo restituirgli una cosa" intervenne Michael. La professoressa alzò le sopracciglia, guardo il ragazzo, poi noi, poi di nuovo lui, e disse: "Ti rivoglio in classe fra tre minuti".
Quando gli diede il consenso di uscire, Jonathan spalancò gli occhi e arrossì: "V-va bene p-professoressa" e dopo aver balbettato ciò si alzò dal suo posto, venendo da noi, alla soglia della porta.
Gli misi una mano sulla spalla, facendomi trovare amichevole agli occhi dell'insegnante, e mostrandoci atroci subito dopo, fuori dalla porta, nel corridoio. Quando fummo solo noi tre.

I'm so insane. And I love you - ||Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora