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Quando anche quell'ora finì, decisi di farmi un giretto per i corridoi, prima di dover affrontare un'altra insopportabile ora scolastica.
Volli perdere del tempo. Infondo i professori sapevano come fossi: un ritardatario che odia la scuola, e di conseguenza la professoressa di quell'ora non se ne sarebbe importata più di tanto.
Iniziai a passeggiare, non curante del fatto che probabilmente i miei amici mi stavano cercando.
Camminavo con sguardo basso, cosa che facevo spesso in quel periodo date le strane sensazioni negative che mi tenevano tanto tempo pensieroso. Avevo le mani nelle tasche dei jeans. Passavo fra le tante persone che correvano, scherzavano e ridevano, che prendevano il materiale nei propri armadietti.
Potei notare ogni tanto come le persone che mi guardavano cambiavano strada.
Da lontano poi vidi il ragazzo che mi stava rendendo la mia vita un competo disordine, più di quanto già non lo fosse.
Era di spalle, stava frugando qualcosa nell'armadietto. Decisi di avvicinarmi a lui. Lo osservavo: aveva ancora le mani dentro il suo armadietto, e così pensai che quello fu il momento giusto per dimenticarmi di quei bellissimi occhi che tanto mi stavano invadendo i sogni. Magari avrei potuto infastidirlo in qualche modo, fargli capire che, nonostante tutto, lui doveva ancora temermi.
Così fui sempre più vicino al suo armadietto, finché non mi avvicinai al suo orecchio e gli bisbigliai: "Ma guarda chi abbiamo qui..." con tono di sfida e minaccia. Ma lui non osò girarsi. Non capii il perché, così insistetti: "Allora? Non si saluta?" ma lui fu ancora in silenzio. Così, seccato, gli afferrai la spalla e lo girai verso me, di scatto, esclamando contemporaneamente: "Perché non mi rispondi, brutto stronzo!", e l'immagine che trovai davanti a me fu quella di un ragazzo piangente, con gli occhi rossi e gonfi, tantissime lacrime che gli scendevano, che si vergognava di farsi vedere da me in quelle condizioni, e per quello girò la testa verso la sua destra e subito dopo la abbassò. Non capii il perché di tutte quelle lacrime. Così mi avvicinai di più a Louis, mentre lui aveva ancora la testa bassa, e presi a sollevargli il viso dal mento, con l'indice, delicatamente: "Louis, che è successo?".
Il pensiero che mi invase in quel momento fu: 'Ma perché cazzo mi comporto in questo modo così dolce e gentile con Louis?', ma non gli diedi tanta importanza, e ad aiutarmi ad ignorarlo fu anche il suono della campanella. Un attimo dopo il corridoio stava già iniziando a sgombrarsi.
"Nulla, Harry. Lasciami stare" disse lui, togliendo la mia mano dal suo mento, intento ad andar via. Ma gli feci fare solo un passo, e subito dopo lo bloccai. Lui nel frattempo muoveva bruscamente il suo braccio, nella speranza che si sarebbe potuto liberare dalla mia presa: "Harry, devo andare in classe, per favore, lasciami andare!" disse lui
"No" risposi semplicemente io.
Louis mi guardò con espressione curiosa: "Come no?" chiese.
Io feci un passo avanti, avvicinandomi ancora a lui: "Non ti lascio andare" gli risposi semplicemente. Il suo sguardo rimase fisso nei miei occhi, e lui non osò più muoversi.
Ma ecco che, pochi secondi dopo, sento delle voci dietro di me, che interruppero quel momento che mi accelerò i battiti: "Froci!" dicevano questi. Le voci furono sconosciute.
Louis spostò lo sguardo verso le voci dei ragazzi, ed io mi girai. Vidi che erano tre: uno aveva i capelli marroni e gli occhi chiari, un altro capelli castani ed occhi marroni, e l'ultimo capelli biondi ed occhi verdi. Avrebbero potuto essere di terzo.
"Guardali, quanto sono froci!" disse uno dei tre, indicandoci, e scoppiando in una fragorosa risata insieme agli altri due.
Ed io non ci vidi più dalla rabbia.

I'm so insane. And I love you - ||Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora