10.

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"Harry, in questi giorni sei strano" furono le parole che uscirono dalla bocca di Liam il giorno dopo, a scuola.
"Non ho nulla, sto bene!" risposi, alterato.
Detestavo quando la gente doveva insistere su una determinata cosa.
Non lo sopportavo, era una cosa stressante e opprimente.
"Anche a me sembri diverso" disse poi Zayn
"Diverso, in che senso?" domandai, roteando gli occhi
"Diverso nel senso di...diverso!" rispose Zayn, come se fosse la cosa più ovvia.
"Dai, dobbiamo entrare" riprese poi, e tutti ci dirigemmo all'entrata della scuola.
Quando entrammo, ci facemmo il solito giretto nel corridoio, parlando del più e del meno. Anche se non prestavo attenzione ai loro discorsi.
Avevo sguardo verso il basso, continuando a pensare e ripensare a quegli occhi che per me erano così belli, a quei capelli sempre così perfetti e...
Scossi la testa appena pensai a tutto ciò, cercando di tornare nella realtà.
Che situazione fastidiosa, non riuscivo a togliermi dalla testa lui!
Ma dovevo smetterla, perché io lo odiavo.
Risollevai il viso, e lo vidi, davanti me, che stava parlando con una ragazzino del quarto, magrolino e con i capelli marroni.
Se non erro lo malmenammo due volte.
Stava chiacchierando con lui, ed ogni tanto accennava qualche sorriso. Mi ipnotizzai alla vista dei suoi sorrisetti.
Ma quando il ragazzo con cui Louis stava parlando ci vide, fece un'espressione seria, sbarrando gli occhi e dicendo un'ultima cosa, velocemente, a Louis, e scappando subito dopo.
E poi si girò anche lui, lanciandomi una brutta occhiataccia.
"Ma che vuole quello?" chiese Luke. Louis poi, dopo avermi guardato, si girò e andò via.
"Ce l'aveva con te, Harry?" chiese Liam. Io annuii leggermente, abbassando di nuovo lo sguardo, con espressione triste
"Che gli hai fatto?" domandò Michael
"Gli ho...dato uno schiaffo, ieri" risposi, con voce monotona
"Bene! Ben fatto amico! Ma sappiamo che potresti fare di meglio" disse Liam, mettendo il suo braccio attorno le mie spalle, in segno "amicale".
"Sì, ben fatto..." dissi io, con lo sguardo perso nel vuoto, pensieroso e con tono decisamente poco convincente. Subito dopo aver detto quello andai via, avviandomi verso l'aula e lasciando i miei amici indietro, che probabilmente avranno fatto domande del tipo: "Ma che gli prende?".
Mi conoscevano bene, benissimo, e capirono che c'era qualcosa in me che non andasse.
Il problema era che io non riuscivo a capire cosa.

Entrai in aula, quando la campanella ancora non suonò.
Appena varcai la soglia della porta, vidi la persona meno indicata per la mia situazione: Louis.
C'era solo lui in classe e stava leggendo attentamente un libro. Era seduto sempre in quella posizione così perfetta.
Aveva un maglione bordeaux ed un pantalone nero, delle scarpe di marca e i capelli perfettamente ordinati verso destra.
Quei vestiti gli stavano un incanto.
Lo fissai, perso in lui, per qualche secondo. Poi scossi nuovamente la testa, e tornai in me, comportandomi come facevo sempre.
"Ehi dolcezza" dissi, con espressione maligna e dirigendomi al banco posto in fondo all'aula, lasciando la cartella ed avvicinandomi successivamente a lui.
Lui alzò la testa, mi guardò per qualche secondo e, con espressione irritata, la riabbassò sul libro.
"I tuoi non ti hanno insegnato che si ricambia il soluto?" gli domandai, ironicamente
"Harry, non insegnarmi l'educazione. Di quella ne ho fin troppa, e fra i due penso che quello che non ne abbia affatto, sia tu" disse, con tono fermo e deciso.
A quel punto mi chiesi: ma aveva capito chi aveva davanti? Aveva capito come avrebbe dovuto comportarsi con me? Aveva capito che se avrebbe continuato a parlarmi in quel modo, gliel'avrei fatta pagare?
Evidentemente no.
"Coglione, ti ho detto che devi portarmi rispetto" dissi, con espressione da duro, per farlo spaventare
"Io non do rispetto a chi non mi porta rispetto, Harry!" disse lui, alzando leggermente la voce e guardandomi, tornando poi sul suo libro.
Sì, mi stavo decisamente facendo alterare.
Scattai davanti a lui, gli buttai il libro per terra e avvicinai la mia faccia alla sua, quasi sfiorando il suo naso, ed avevo le braccia appoggiate al bracciolo della sua sedia: "Stammi bene a sentire stronzo, ti ho già avvisato che devi parlarmi in un certo modo, altrimenti sta' pur certo che le cose per te andranno meno che bene, capito? E se ti azzardi un'altra volta ad alzare la voce con me in quel modo, ti prendo a calci fin quando non t'ammazzo" e quella frase lo fece evidentemente rabbrividire.
Spalancò gli occhi, quasi incredulo che io l'abbia detto per davvero.
Eravamo ancora vicinissimi. Lui fissava me, spaventato, ed io fissavo lui, furioso con lo sguardo.
Poi però prese a fissarmi gli occhi. Me li scrutava con così tanta attenzione, che potei notare ci si perse.
Anche io presi a guardare i suoi.
E poi presi a guardare le sue labbra.
I miei occhi passavano dai suoi blu, alle sue labbra che sembravano essere così belle. E non riuscivo a smettere di fissargliele.
"Perché mi guardi le labbra?" chiese lui, con tono basso
"E tu perché continui a fissarmi gli occhi?" gli chiesi io, sempre a bassa voce.
Poi mi morsi il labbro, incantato dalla vista che avevo davanti.
Pochissimi secondi dopo suonò la campanella, interrompendo quel momento che mi piacque così tanto.
Appena essa suonò, sbattei più volte gli occhi, e mi allontanai da lui lentamente, andandomi a dirigere verso il mio banco.
Poi la classe iniziò a riempirsi in un niente.
E odiai così tanto quella campanella, perché aveva rovinato un momento che, invece, amai da impazzire. 

I'm so insane. And I love you - ||Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora