29.

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Il preside si tolse gli occhiali, appoggiando pollice ed indice sugli occhi: il pollice su quello destro, e l'indice su quello sinistro, probabilmente per asciugarsi le lacrime.
"E' una storia molto forte la tua, Harry" disse poi "Ora però voglio farti una domanda" riprese, alzandosi dalla sedia e camminando lentamente "Tu sei felice?" fu la prima domanda che mi venne fatta.
La risposta non fu molto difficile, ma anche questa faticavo ad ammetterla: "Beh...no" risposi alla fine
"Bene, ed ora che sei un duro, come ti senti?" chiese
"Bene, credo..." risposi io, totalmente incerto
"Bene? Quindi ti senti bene quando vedi le persone stese per terra, mentre tu sei lì, a picchiarli? Ti senti bene quando, magari, le vedi piangere? Quando vedi disperazione nei loro occhi? Quando ti implorano di smetterla? Ti senti bene, mh?" chiese
"Beh...io non..." dissi, titubante
"Dillo Harry, non ti costa nulla!" rispose lui, con dolcezza e dandomi sicurezza
"...No"
"No cosa, Harry?"
"No, non mi sento bene!" dissi, faticando ad ammetterlo
"Bene. Ora cambiamo argomento. Mi hai detto che l'amore ci distrugge. Posso correggerti su questa affermazione fatta? L'amore non ci distrugge, Harry. Al contrario, ci fortifica! Scommetto che prima che conoscessi questo ragazzo, tu probabilmente ti sentivi perso, vuoto, senza nessuno accanto, arrabbiato con tutti e smarrito nel mondo, invisibile per alcuni e, a volte, anche solo. Ora che c'è lui, Harry, come ti senti?" domandò
"Beh, lui...lui mi fa sentire come..." iniziai a dire, pensieroso. Ma pensare alla risposta sarebbe stato un errore, e così lasciai parlare il mio cuore: "Mi fa sentire così fottutamente bene, signor. preside. Quando sto con lui, è tutto diverso. Io...io divento un'altra persona con lui! Gli dico cose che non ho mai detto a nessuno, e poi gli sorride e...e per la prima volta mi sono pentito di aver alzato le mani su qualcuno. Sa quando quel giorno le raccontai di quel mio famoso amico che aveva alzato le mie mani su una persone e che si era pentito subito dopo? Ero io. Fu uno schiaffo, la cosa meno dolorosa che avevo mai dato a qualcuno. E fu proprio quando realizzai ciò che feci, che mi sentii veramente male. E volli davvero mandare in dietro il tempo, per non poter ricommettere quel gesto"
"Già, immagino, Harry. E la vuoi sapere un'altra cosa? Anche l'amore non corrisposto è bello" disse. Inizialmente alzai un sopracciglio. Poi mi ricordai che anche il mio professore di antologia disse la stessa cosa
"Sì, Harry, è così. Certo, ci si sta male perché, appunto, non è corrisposto, ma le emozioni che provi quando vedi quella persona, sono incredibili. Certo, magari all'inizio puoi pensare 'perché non ti piaccio? C'è qualcosa che non va in me?' ma quando lo vedi, Harry...quando vedi quella persona, ti si fanno le guance tutte rosse e ti inizia batte il cuore forte. E' una bella sensazione. E sappi che non esiste un amore che non ti faccia soffrire.
Ma sai cosa? Va bene così, perché ti fa sentire vivo" disse. Usò la stessa definizione che usò il mio professore
"Lui ti sta cambiando in meglio, e sta riuscendo a far riemergere il vero Harry. Quello un po' sensibile, quello che, scommetto, all'inizio non avrebbe mai alzato neanche solo un dito sulla gente".
Mi venne un piccolo brivido a quella frase, semplicemente perché era vero.
"E poi, Harry, smetti di fare quel che stai facendo. Cambiare perché la vita non è stata bella con te? Cambiare per non ricevere delusioni? Non è così che funziona! Sai, mia madre, che ora non c'è più" e a quella frase sollevò gli occhi, come se la potesse guardare "diceva sempre: essere se stessi è la cosa più importante di tutte. Noi, che abbiamo la libertà, noi che possiamo, perché non sfruttare questo grande e prezioso dono? Harry, essere se stessi è una delle cose che conta di più nella vita" continuò, sorridendo, convinto di ciò che stava dicendo. Mi piaceva tanto vederlo parlare in quel modo.
Fu proprio lì che affiorò la sensazione di cui più ne ebbi bisogno in quel momento: la speranza.
"Sai cosa farei al tuo posto, Harry?" mi domandò, quando arrivò di fronte a me. Io scossi la testa, anche se forse una minima idea la avevo. Lui si abbassò, e mi guardò dritto negli occhi, quasi arrivando a vedere la mia anima: "Andrei da quel ragazzo che tanto mi piace, e gli direi in faccia: ti amo, mi fai star bene. E poi andrei da quei piccoli stronzi, non dire a nessuno che ho detto questa parola" disse, facendomi ridere "e gli direi: sì, sono gay. Ma questo non importa, perché io sono me stesso, ed è giusto così".
Giuro che tutto quel discorso mi lasciò senza parole.
"Non aver paura di amare, Harry. Il mondo e le persone che ci abitano, hanno bisogno di essere e di sentirsi amati. E non essere arrabbiato con la vita, perché qualcosa di bello ti ha donato, partendo da tua madre, proseguendo con i tuoi amici e finendo da questo ragazzo"
"I miei amici?" domandai retoricamente "Se si chiamassero davvero amici, non avrebbero mai detto tutte quelle cose" risposi, convinto
"Sì, forse è vero, ma sai, a volte si hanno solo delle idee sbagliate. La cosa più importante ora, è fargli capire il tuo pensiero. Hanno commesso un errore, magari grande, certo, ma è umano sbagliare. Non si definirebbero "amici", se non ti dovessero accettare per come sei davvero. Credimi Harry, se ti vogliono davvero bene, ti accetterebbero in qualsiasi modo" rispose.
Aveva colto un'altra volta nel segno.
"Ed il perdono Harry" continuò poi "Il perdono è un'altra cosa importantissima. La capacità di saper perdonare, la capacità di accettare le scuse e comprendere il pentimento dell'altra persona. E' una cosa davvero preziosa" mi disse. Sapevo dove volle andare a parare: avrei dovuto perdonarli dopo tutto ciò che mi avevano fatto.
Ero titubante, ma non del tutto negativo sul pensiero.
Rimasi qualche altro secondo in silenzio, mentre il professore si alzò, appoggiandosi alla scrivania ed incrociando gambe e braccia, notando come mi fissava, con un sorrisetto sulle labbra.
Io riportai il mio sguardo verso il basso, ancora pensieroso.
Avevo colto a pieno il messaggio, e non avrei mai potuto ringraziare abbastanza il preside per quel che mi aveva detto e fatto durante tutti gli anni in cui mi trovavo in quella scuola.
Mi alzai dalla sedia ed abbracciai il professore: "La ringrazio, davvero tanto" dissi, con piena sincerità
"Ma figurati, Harry"
"Lei, signor preside, ha la stessa saggezza e bontà che aveva mio padre" gli dissi. Lo pensavo davvero.
"Grazie, Harry, è davvero un bel complimento"
Lo strinsi forte, e quando sciolsi l'abbraccio, il professore disse: "Ora va', e sta' tranquillo, ci parlo io con il professore o la professoressa che hai avuto in quest'ora" tornando dietro la scrivania.
Lo ringraziai nuovamente ed uscii dalla porta.
Mancavano dieci minuti al suono della campanella.
E quando sarebbe suonata, sapevo benissimo quel che avrei dovuto fare.    

I'm so insane. And I love you - ||Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora