11.

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Ero felice.
Quando quell'ora finì, mi sentii felice.
Ero felice, non ne sapevo il motivo.
Sentivo una libertà, una gioia, una serenità dentro, che non poté non farmi sorridere.

Uscii dall'aula e mi diressi all'armadietto mio, incontrando i miei amici: "Ma che sorrisetto che hai!" notò subito Luke
"Harry, prima sei incazzato, poi triste e ora felice. A questo punto mi sento di farti una domanda, e gradirei una tua risposta sincera: hai il ciclo?" chiese Michael, e tutti scoppiammo a ridere, io alzando gli occhi al cielo.
"Che coglione. No, nessun ciclo. Sono...felice. Felice e basta"
"Come mai?" chiese Liam, con le braccia conserte ed un sorrisetto, cercando di capire cosa mi stesse prendendo. Il problema era che non lo sapevo neanche io.
Sollevai le spalle, e dissi semplicemente un: "Non lo so", sorridendo.
Presi le cose dal mio armadietto e andai via, salutando i miei amici, lasciandoli di nuovo con tante domande nelle loro menti.
Quando passarono la seconda e la terza ora, e fu finalmente ora di pranzo, non potei che essere soddisfatto e allegro. Come sempre d'altronde.
Entrai in mensa, e vidi al tavolo Niall e Michael, seduti.
Li raggiunsi: "Ehi" dissi e mi sedetti.
"Dove sono gli altri?" domandai poi
"Stanno per arrivare" mi rispose Niall.
Presi nel frattempo un vassoio e andai a prendere il cibo.
Poco dopo arrivarono anche gli altri.
Quando fummo al completo, cominciammo a parlare e a raccontare ciò che facemmo durante quelle ore, quanto ci rompemmo le palle e quanto non vedevamo l'ora che finisse quella giornata, quella settimana, quell'anno scolastico.
Sarebbe stato l'ultimo se fossi stato capace di superarlo.

Poi però iniziai a guardarmi in torno, alla ricerca di quel ragazzo che poche ore prima mi fece battere il cuore a quella pochissima distanza fra noi.
Non lo trovai.
"Harry, chi stai cercando?" mi domandò Liam
"Io? Nessuno" dissi semplicemente, tornando sul vassoio.
Ma ecco che in quel momento iniziarono ad affiorarmi milioni di pensieri: 'Che cosa stai facendo?'
'Perché ti interessa così tanto di lui?'
'Tu sei un duro, cosa cazzo ci fai con uno come quello?'
'Perché ti ha fatto provare quelle emozioni prima?'
'Harry, non stai mica diventando frocio?'
'Harry, basta, sei etero. Finiscila di pensare a quello' continuavo a pensare e ripensare.
Iniziai ad avere ansia. Ero davvero confuso da tutta quella situazione.
Ho fatto sesso con tantissime ragazze, e mi è sempre piaciuto ciò che provavo. E ora? C'è questo tizio tutto perfettino che...mi ha fatto accelerare il battito con i suoi occhi e con il suo sguardo, completamente incastrati nei miei occhi.
"Vado in bagno" dissi ai miei amici, mentre mi alzai velocemente dal tavolo e mi ci diressi.
Durante il cammino continuavo a guardarmi intorno, fra i tavoli. Distoglievo lo sguardo quando mi ricordavo che dovevo assolutamente smetterla di comportarmi in quel modo.
Presi a correre più velocemente.

Arrivai in bagno, e mi avvicinai al lavandino per sciacquarmi la faccia e provare a smettere di pensare a tutta quella situazione.
Sciacquai e risciacquai il mio volto, ma nulla. Nella mia testa c'erano sempre i suoi occhi.
Poi sentii dei piagnucolii provenienti dal bagno.
Avvicinai il mio orecchio.
Ma da quando mi importava di ciò che succedeva agli altri? Distolsi la mia attenzione da lì e mi diressi verso la porta, quando i lamenti aumentarono.
Alzai gli occhi al cielo, rassegnato, e mi misi davanti la porta.
Bussai: "Chi c'è?" chiesi, ma i lamenti cessarono, come se quella persona volesse far sembrare che lì non ci fosse nessuno.
Bussai nuovamente: "So che c'è qualcuno, apri!" esclamai, ma non rispose ancora nessuno.
Provai ad aprire la porta, ma questa era chiusa a chiave.
Così passai alle maniere forti: "Se non apri, giuro che spacco la porta! Chi cazzo c'è qui?!" dissi, ormai seccato.
"S-sono Louis" rispose una vocina tenera e dolce, fragile, angelica.
Assunsi un'espressione confusa e curiosa.
"Louis?" domandai. Nessuna risposta
"Dai Louis, apri!" continuai, ma ancora nulla.
Si ostinò a non volermi aprire. Così decisi di cambiare strategia: "Lou, puoi fidarti di me. Apri la porta, non voglio farti del male" dissi, addolcendo la voce quanto più mi riuscisse e abbassandola un po'.
Mi uscì anche un nomignolo che definii caruccio.
Louis, finalmente, si decise ad aprire la porta.
E l'immagine che apparve davanti a me, non avrei mai voluto vederla: lui, che aveva un occhio nero, completamente in lacrime e la faccia tutta rossa, un po' bagnato di sudore sulla fronte.
Fu come un pugno nello stomaco.e

I'm so insane. And I love you - ||Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora