28.

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Ero seduto, appoggiato al muro, con le gambe al petto e le braccia attorno ad esse, fissando per terra.
Mentre ero assorto nei miei mille pensieri, sentii una porta che si aprì, non scomodandomi di vedere che fosse appena uscito da essa.
A dir la verità non mi ero neanche reso conto che ci fosse una porta accanto a me.
"Harry!" esclamò una voce maschile e possente.
Sollevai il viso. Era il preside.
Riabbassai subito il viso, ritornando a fissare il pavimento, ma osservando, a dir la verità, il vuoto.
"Che ci fai qui? Non dovresti essere in classe?" chiese il preside, con tono per niente alterato.
Un'altra volta, io non risposi.
"Ho capito, qualcuno qui è di pessimo umore" disse, abbassandosi successivamente "Ti va di parlarne?" mi domandò subito dopo.
No, non mi andava. Volevo starmene da solo.
E se invece ci avessi provato?
Portai lo sguardo sul preside, che si alzò e mi tese la sua mano, proprio come feci il giorno prima con Louis, quando volevo aiutarlo a sollevarsi da terra.
Io la afferrai, alzandomi.
Entrammo poi nel suo ufficio. Mi sedetti ad una delle due sedie poste davanti la scrivania, e mi venne subito in mente che quello fu il posto in cui vidi per la prima volta quel ragazzo "perfettino" che mi stava tanto sulle palle, divenuto poi ragione di tutti i miei battiti accelerati e dei miei sorrisi.
Il preside si sedette dietro la scrivania.
"Allora" iniziò "Cosa è successo?".
Io portai lo sguardo su dei fogli posati sulla scrivania, guardando poi le pareti, non rispondendo.
"Posso chiederle una cosa?" dissi dopo, rispondendo alla sua domanda, con una domanda.
"Certo!" disse lui.
Pensieroso, e sempre incazzato, presi a formularla: "Perché la vita deve essere così schifosa?".
Era proprio ciò che pensavo: oramai ero rassegnato da tutto ciò che mi stava succedendo, da tutte quelle situazioni schifose che avevo passato.
"Penso che qui ci sia qualcosa di più grosso, Harry. Perché non mi racconti tutto dal principio?" domandò il preside, come se sapesse che sotto c'era qualche altra cosa.
Il punto è che quest'altra cosa, io faticavo ad ammetterla. Anche a me stesso!
Non avevo mai avuto il coraggio di dire ciò, di parlarne con qualcuno, di affermarlo, nonostante, nel mio profondo, fossi sempre stato il primo ad averlo saputo.
"La mia situazione, è una situazione un po' di merda. Non mi aspetto che lei capisca: sono un ragazzo stronzo, che si diverte a far del male alla gente. E sì signor. preside, lo ammetterò a lei per la prima volta: male anche fisico. La vita non mi ha mai sorriso così tanto. Celo un segreto che solo i miei grandi amici sanno, e che non ho mai raccontato a nessun'altro. Ed ora, lo dirò anche a lei" dissi.
Sedetevi comodi, perché per la prima volta nel corso della narrazione, lo dirò anche a voi: "Mio padre morì quando io ebbi solo cinque anni. Ah, mio padre, signor. preside. Non potete immaginare quale meraviglia di persona fosse: 'Insegui sempre i tuoi sogni, Harold. Sempre. E se ci dovesse essere un ostacolo che si interpone fra te ed il tuo sogno, allora prendi un grande slancio, e con tutte le forze che hai, saltalo!' fu questa la frase che mi ripeteva molto spesso. Morì di una bruta malattia, a parer mio, fra i primi posti delle malattie più brute del Pianeta: cancro. Un tremendo cancro al pancreas. E non ci fu modo per salvarlo, signor. preside. Lo shock che subii quando venni a sapere della sua morte, fu grandissimo. Io e mia madre eravamo distrutti. Anche se dire distrutti, è dire poco" e al fiorire di quei ricordi, sentii gli occhi iniziare a bagnarsi. Sollevai il capo, per non far scendere le lacrime. "Ma ecco che mia madre, dopo sei anni esatti, trovò un altro uomo. Era bello, nulla da togliergli: capelli di un biondo bellissimo ed occhi azzurri, fantastici. Alto, muscoloso. Mia madre era semplicemente persa di lui. Tutto sembrò andar bene, signor. preside. Ma fu proprio quando tutto apparve meraviglioso, che precipitarono le cose: un giorno tornai a casa, e sentii dei rumori forti provenire dalla camera di sopra. Corsi per vedere cosa fosse successo, e alla vista di ciò che mi ritrovai davanti, spalancai la bocca, terrorizzato: il fidanzato di mia madre, con una bottiglia di birra in mano, che barcollava e non riusciva a reggersi in equilibrio. Vidi come una delle bottiglie era già rotta, e i pezzettini di vetro si trovavano, sa dove signor. preside? Attorno a mia madre. E lei era lì, per terra, mentre le usciva del sangue dalla fronte, dal naso...Rimasi allibito a quella vista, immobilizzato dalla paura. Ciò che salvò mia madre, fu il fatto che quello stronzo del suo ragazzo, fece talmente tanto rumore da attirare l'attenzione dei vicini. Così venne la polizia in casa, e arrestò l'uomo. Ma, alla fine di questa storia, mia madre fu portata d'urgenza in ospedale e mandata in coma farmacologico" e le lacrime oramai scesero dai miei occhi, mentre vidi il preside che seguiva con tantissima attenzione la storia "Sa', signor. preside, mia madre stava rischiando di non farcela. Sarebbe potuta morire. Erano mesi che non si svegliava, e stavano pensando di fare l'eutanasia, facendola quindi morire del tutto. I miei parenti avevano ormai perso le speranze. Ed io ero esausto, signor. preside, non ce la facevo più. Prima mio padre, e poi anche lei? Era troppo da sopportare per un ragazzino di soli undici anni. Ma fortunatamente, qualcuno Lì sopra aveva deciso di svegliarsi, finalmente, e di venirmi in contro. Avvenne quello che, secondo la maggior parte dei miei parente, e probabilmente anche per me, un miracolo: dopo sette mesi di puro silenzio, da parte di mia madre, lei si svegliò. Non potete capire la felicità che provai in quel momento, signor. preside. Ma dopo quel coma, mia madre non fu più la stessa: era diventata fredda, chiusa con tutti, col mondo. Persino con me. Mi considera poco, a volte è come se per lei fossi totalmente inesistente. E so che non ritornerà mai la splendida, sorridente e solare madre che era prima, quella che dava amore a tutti, perché so, signor. preside, che le è stata portata via l'amore, quando quel figlio di puttana stava per ammazzarla" dissi, con altre lacrime che mi scesero in volto, e non potei fare a meno di notare che anche gli occhi del preside divennero lucidi.
"Ma l'odio accumulato è stato troppo: decisi di mandare a fanculo il mio lato sensibile e diventare una minaccia per tutti, perché di una cosa sono certo della vita: se sei stronzo, la gente ti porta rispetto, e non subirai delusioni. E io delle delusioni, ne ho veramente abbastanza. E sì, l'amore ci distrugge, signor. preside" dissi, concludendo la mia storia.
A quell'ultima frase, il professore sollevò le sopracciglia. Probabilmente non era d'accordo con me.
"Ed ora sono qui, a pentirmi di tutto quello che ho fatto, a pensare eripensare a quanto sia stato stronzo col ragazzo che, invece, è tutta la miafottuta felicità, signor. preside. E sono costretto a mandarlo via dalla miavita, perché ci sono dei bastardi, quelli che credevo fossero miei amici, chemi hanno attaccato. Ed io non posso rovinare la mia reputazione, capisce? Nonposso" dissi, sentendomi, finalmente, molto più libero.   

I'm so insane. And I love you - ||Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora