capitolo X

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Mi sveglio di soprassalto, l' orologio segna le tre del mattino, ho una fitta al cuore e non capisco perché. Vado nel bagno e mi sciacquo il viso con dell'acqua ghiacciata. "Ken.." mi ricorda la vocina nella mia mente. Non l'ho risposto a nessuna chiamata e a nessun messaggio, qualcosa mi dice di andare da lui, sto dando di matto.

Scuoto Stella e ci metto un po' per svegliarla, il dolore nel petto aumenta, cosa mi sta succedendo?

<< Kate m..m...ma...cosa vuoi?>>

<< L'indirizzo di casa di Ken.>>

<< Cosa?>> squittisce

<< Ehm... ti spiegherò dopo, forza muoviti!>> mi indica la sua borsa e mi affretto. C'è un bigliettino con su scritto l'indirizzo e mi domando perché ce l'abbia.

È notte fonda e non c'è un'anima viva per strada. Accelero a più che posso e finalmente giungo di fronte casa di Ken, è enorme. Dalla finestra noto delle luci accese, busso con insistenza, ma nessuno apre, merda! Alzo tutti i mattoncini che circondano il retro della casa e finalmente trovo il doppione delle chiavi.

Ho talmente tanta ansia, paura, che non riesco a centrare la fessura.

Quando apro, devo farmi spazio tra i resti minuscoli di vetro che ci sono sul pavimento, caspita, questa casa è enorme e tutta disordinata. Ci sono un'infinità di sigarette spente e bottiglie di alcool consumate.

<< Ken!>> grido quando lo vedo steso sul divano, è sudato e sta gridando nel sonno. Mi fiondo su di lui , ma non riesco a svegliarlo.

<< Ken Ken!>> insisto picchiettandogli la faccia. Inizia a dire cose senza senso!

<< Posalo, posalo, non farle del male! Posalo merda! Mamma ci sono io! No, aiuto! Papà fermo...>> sta continuando all'impazzata e inizio a piangere e gridare dalla disperazione. Lo afferro per la schiena e lo sollevo

<< Ken!>> grido più forte di quanto non abbia mai fatto e la mia voce risuona nell'appartamento. Inizia ad ansimare e a chiedere aiuto, o mio dio, devo chiamare l'ambulanza?! Presa dalla disperazione mi getto completamente su di lui, incrocio le dita e inizio a premere sul suo petto:<< Ken, ti prego, ci sono io!>> piango più forte e le mie lacrime gli hanno inzuppato la camicia.

Fa un profondo respiro e finalmente apre gli occhi.

<< Ken non farlo mai più!>> esclamo disperata e lo abbraccio fortissimo, inizio a singhiozzare e appena realizza che non sta più sognando mi afferra ferocemente la vita e mi stringe a sé. Sgrana gli occhi: << che ci fai qui? Sono le tre! Sei uscita di casa da sola a quest'ora? Ma che ti passa per la mente?>> il suo alito sa di tequila e whisky. Santo cielo, ma quanto ha bevuto? Avrei dovuto risponderlo.

<< Tranquillo, io.. ehm.. non so perché sono venuta, volevo solo chiarire quello che era successo.>> mento. Ma che scusa mi sono inventata? Non potevo dirgli semplicemente che mi sono sentita di venire e basta? Chi razza di persona andrebbe a chiarire con uno alle tre del mattino? Sto sclerando.

<< Non importa, ora sono qui.>> mi correggo. Mi osserva il viso ormai segnato dalle lacrime e preme le sue labbra contro le mie. Iniziamo ad intrecciare lentamente le nostre lingue. È un sapore così strano alcool e lacrime.

<< Era solo un incubo, ora distenditi.>> gli consiglio e vado a prendere dell'acqua fredda.

Gli sbottono la camicia e tampono la sua schiena con un asciugamano ghiacciata che riesce a riprenderlo dal bruttissimo incubo o così sembra. Ha una grossa cicatrice, è molto chiara e non l'avevo notata prima.

<< Va meglio?>> gli chiedo

<< Va meglio grazie a te.>> si passa una mano tra i capelli nascondendo i suoi bellissimi occhi azzurri, tutti rossi.

<< Va a farti una doccia e magari se vuoi ne riparliamo.>>

<< Kate...>> mi fissa

<< Ti amo.>> MERDA.

Santo cielo, qualcuno mi salvi! Sta capitato tutto così in fretta, troppo in fretta.

<< Ehm...Ken, sei ancora stonato per l'incubo, per piacere, parliamone quando sei lucido.>>

<< Io sono lucido e ti voglio, ti voglio, IO TI VOGLIO KATHERINE.>>impallidisco

<< Fa parte del tuo giochetto?>> stringo i denti e calo lo sguardo

<< Potrei dirti semplicemente di no, ma non servirebbe a niente. Katherine io non so cosa mi stia succedendo, non so identificare quello che provo. So solo che tu meriti di più, non sei come le altre e non puoi avere al tuo fianco uno come tanti, mi dispiace di essere così, ma è la mia natura, non me ne sono mai importato di niente e di nessuna ...>>

Il suo respiro si calma e la sua voce diventa sempre più roca.

<< Eccetto te.>>

<< Ken...>> sospiro. I suoi occhi azzurri carichi di lacrime sprofondano nella mia anima, l'effetto che ha su di me è surreale e puramente irragionevole.

<< Vado a farmi una doccia.>> si acciglia, avrebbe voluto che dicessi qualcosa?


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