Capitolo 23

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"Avevo promesso a me stesso che non ti avrei più cercata.
Non mi capacito del motivo di questa lettera, so solo che ti amo ancora.
Il nostro è stato un errore, un magnifico errore e se dovessi tronare indietro lo rifarei. Nessuno sa niente di questo, neanche mia moglie, Ana. È una donna magnifica sai, ma non quanto te. Abbiamo avuto una figlia, si chiama Katherine.
È uguale a me, per fortuna, ha dei bellissimi occhi verdi smeraldo, un magnifico sorriso, non la vedo da circa tredici anni, sua madre me l'ha impedito quando le chiesi il divorzio. Rientrai a casa e le porsi direttamente le carte, doveva solo inserire una firma ed io e lei non saremmo più stati marito e moglie.
Mi guardò, capii che se lo aspettava.
Tra me e lei non c'era mai stato amore e lo sai meglio di chiunque altro. Nonostante non ci fossero più motivi per rimanere insieme, lei si incazzò come una dannata. È sempre stata una maniaca del controllo, sapeva come gestire le situazioni e niente e nessuno le scivolava tra le mani.
Calò lo sguardo, deglutì, strinse i denti e disse le parole che mi lacerarono il cuore: << Lasciami e scordati il sorriso di nostra figlia.>>
Non le ho mai raccontato del nostro errore, ma era troppo intelligente per non intuire qualcosa.
Quella notte fu molto lunga ed intensa.
Nostra figlia, Kate già si era addormentata. Piansi lacrime amare e la guardai per un'ultima volta. Preparai le valige e me ne andai.
Ora vivo in una piccola casa nel cuore di New York. È una città molto attiva, la gente è sempre in movimento e le strade non sono mai vuote. Cerco ogni tanto di mettere da parte qualche soldo per viaggiare. Mi piace vedere il mondo e pensare che non esiste solo l'amore.
Mi piace pensare che un giorno potrò rivedere mia figlia e parlare con lei.
Io so che, in qualunque posto ora si trovi, avrà bisogno di me. E lo so perché anche io ho bisogno di lei, di mia figlia, della mia anima.
Sai, a volte penso a come possa essere Kate oggi. Credo che sia bella, anzi ne sono sicuro, credo che sia intelligente, ma questa è una certezza, credo che studi molto, e questo è per scontato, credo che si possa innamorare, e questo mi terrorizza.
Lei è molto in gamba sai, e solo all'idea che qualche ragazzo la possa toccare mi da sui nervi. Non voglio che trovi il ragazzo giusto, perché.... Beh, giusto è una parola grossa. Voglio che trovi il ragazzo che la ami, voglio che trovi l'amore che non ha, voglio che sia felice, la voglio sicura di sé, la voglio come io so che è.
Mi sento male all'idea che non ci sarò al suo primo amore, il suo vero amore;
perché il vero amore o te lo sposi o te lo porti dietro per tutta la vita.
E io e te ne sappiamo qualcosa. Forse se non l'avessimo mai fatto, io avrei ancora una figlia.
Ho provato a cercare Ana, le mando anche dei soldi con i quali riesce a pagare l'università di Kate, a Boston.
Vorrei tanto rivedere la mia piccolina e mi domando che brutta idea si sia fatta di un padre che dopo tredici anni non si è fatto vivo, mi crederà morto.
Vorrei tanto poter ritornare ai bei tempi quando tornavo a casa da lavoro e c'era lei, già posizionata sul divano, pronta a vedere una nuova puntata della nostra serie televisiva. Nel periodo di Natale interruppero la serie, e non ti dico... un lutto in casa.
Lei aveva molta fiducia in me, quando c'ero io non piangeva mai.
Se succedeva qualcosa di brutto, la prima cosa che mi diceva era: io ci sono, tu ci sei? I miei occhi si illuminano ancora adesso e il mio cuore si frantuma ogni giorno sempre un po' di più.

Con affetto Scott Wilde."

E ora cosa succede quando l'unica certezza che avevi si trasforma nella nebbia dalla quale sei sempre scappata?
Ognuno di noi ha delle certezze: io avevo mio padre ed era la mia certezza, io sapevo che era morto, ed era una certezza. Ma ora che certezza ho?
Cado in una nebbia, oscura, intensa e riconosco una fitta al cuore. Ora cerco di ricomporre il puzzle frantumato: mio padre ha commesso un errore con una donna, il suo primo amore, che gli ha anche fatto da psicologa, quando poi ha chiesto il divorzio a mia madre, lei ha reagito minacciandolo e puntando su di me.
Segue tutto un filo, ma non una logica.
Perchè mia madre mi ha detto che era morto? Avrei dovuto capirlo che una morte improvvisa era poco plausibile, avrei dovuto capirlo che la mia unica certezza non mi avrebbe mai abbandonato così.

Non fidiamoci di nessuno, la fiducia non è una certezza. Fidati solo di te stessa, l'unica certezza che hai sei tu.

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