Capitolo 19

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Katherine Wilde.

Boston di sera è così bella, piena di luci, una città molto viva e piena di gente, mi rincuora sapere che rimarrò qui per un po'.
Arrivo al Pum Strett 117 e lo vedo.
Alto, spalle perfettamente allineate e quando mi accorgo che indossa una camicia bianca con una bella cravatta nera mi viene da ridere e cerco di nascondere il mio stupido sorriso con la mano. Sono congelata, realizzo che mi sono immobilizzata, le gambe mi tremano e non faccio altro che pizzicarmi la lingua con i denti.
Mi scruta attentamente e scappa anche a lui un sorrisino per il mio essere eccisavamente nervosa. È strana la posizione in cui ci troviamo: lui si trova nel marciapiede che mi è difronte ed io ho appena sboccato la strada di Pum Street. Ci siamo subito notati, e per un momento, i miei occhi sono ricaduti solo su di lui: Boston, le luci che illuminano la città, il caos e la gente, niente di tutto questo c'era; tutto scomparso, solo io e lui.
Con fare elegante mi si avvicina e noto che nasconde qualcosa dietro la schiena con un braccio. Cazzo sto per svenire. Mi porge un mazzo di rose rosse, ne sono sette, rosse come il fuoco e grandissime.
<< Buonasera mi lady..>> sussurra baciandomi il lato del labbro. Ehm si ora? Merda. Cosa dico? Devo prendere il mazzo di rose?
<< questo è per te.>> cerca approvazione nel mio sguardo, quindi decido di accogliere il suo bellissimo regalo.
<< Sei bellissima.>> sgrana gli occhi
<< dove mi porti?>> chiedo stringendo i denti, dannatamente ansiosa.
<< wow. Piccolina calmati.>> inizia a ridere e si incammina, lo seguo.
La gente ci guarda con un modo molto strano e il suo sguardo punta su tutti gli uomini della strada e mi stringe in vita.
Dopo aver camminato un po' non riesco a capire dove stiamo andando. Saliamo su una specie di ponte dove ci sono diversi fast food e ristoranti, la visuale è bellissima, sembra nuovamente il paese delle meraviglie, o è lui che lo fa sembrare così.
Entriamo in un ristorante.
Ci accoglie un cameriere di nome Georg. Ken si acciglia, ma vorrei che fosse più rilassato.
<< Il tavolo a quale nome è
prenotato?>>chiede
<< Blake.>> risponde secco. Ascoltare il suo cognome dalle sue labbra suona molto più affascinante.
Il nostro tavolo è l'unico che si trova all'esterno, sulla terrazza del ristorante, ci sono due candele rosse e il modo in cui hanno aparecchiato è perfetto. C'è anche una grande bottiglia di champagne e rido ricordando la prima sera in cui sono stata con lui.
La serata sembra passare velocemente, e vorrei che ogni singolo momento rallenti per viverlo e assaporarlo al meglio, sprechiamo il tempo a parlare del più e del meno, delle cose che ci piacciono e tutto il resto.
Facciamo un bel brindisi, ma non so di preciso a cosa o per che cosa, so solo che abbiamo quasi già finito la bottiglia e l'alcool inizia a raggirarsi tra la mia mente. Il ristorante deve essere molto costoso: rivolgendo uno sguardo alle sale che si trovano all'interno noto tutti signori e signore in tiro, perfettamente eleganti e, stracolmi di gioielli: collane, orologi, anelli. Non voglio che lui pensi che sia il lusso a rendermi felice, mi basta stare con lui. Anche nel posto più brutto.
Il ristorante cala le luci e parte con una favolosa canzone. Una perfetta cenetta romantica è quello che ho sempre desiderato e mai avuto.
Il cielo è così immenso, abbraccia il mondo intero e quasi mi disperdo per osservare attentamente tutti i bellissimi aspetti di questa perfetta atmosfera.
<<Allora ti sta piacendo?>> mi domanda con fare dolce e incuriosito
<< direi di si.>> sorrido e gli inizio a stuzzicare da sotto il tavolo una gamba, con il piede.
Parte una canzone bellissima, è un lento, ma allo stesso tempo è pieno di ritmo. Gli ho quasi raccontato tutto di me, il necessario per conoscermi. Gi ho parlato di com'era la mia vita in Texas, e , in breve, la frastagliata storia della mia famiglia. Gli ho ribadito di non aver avuto alcun tipo di esperienza...beh prima di venire qui e del fatto che la maggior parte del tempo amo impiegarlo a leggere stesa sul divano e immersa tra le coperte, piuttosto che ubriacarmi e andare agli stupidi party.
<< Voglio solo conoscerti. Se hai dei segreti non voglio saperli da te, te li tirerò fuori io.>> insinua facendo un occhiolino e resto a bocca aperta.
Inizia a canticchiare la nuova canzone che ha messo il dj... Non posso far altro che ridere, è adorabile.

Oh, we can own the night
Don't worry bout a thing
Don't worry bout a thing
Don't worry bout a thing

<< sei un cantante nato..>> mento, persa tra le risate.
L'alcool aiuta a essere più spensierati e rilassati, è vero.
Si alza impiedi, ordina due bicchieri di champagne perchè il nostro l'abbiamo finito e mi porge la mano.
<< no, dai. Non balliamo>> rispondo
<<invece sì, mi lady.>> inizia ad ancheggiare e a muoversi, o mio dio che scena divertente, mi si contorce lo stomaco per la felicitá.
Mi tira con forza e mi cinge in vita, mi stringe con le grandi braccia i fianchi e tende a scendere sempre di più.
L'alcool che si aggira per la mia mente mi permette anche di essere più sciolta con i movimenti e non rigida come un sasso come il mio solito, inizio ad ancheggiare muovendo fianchi e sedere a destra e a sinistra.
<< wow signorina, non ti scatenare troppo.>> sembra un ordine e decido di non obbedire. Mi volto con un movimento del bacino e inizio a volteggiare cercando sempre di più il contatto con il suo corpo, mi cinge in vita e inizia a muoversi come un vero galantuomo, le sue mani scendono e lo spintono con un gesto poco innocente, le luci sono scure, ce ne sono solo poche bianche.
Prendiamo altri sciottini di sex on the bitch che rubiamo dai vassoi dell'altra gente, merda no, mi dovrei calmare.

Sono di spalle a lui, gli allungo le braccia al collo e continuiamo a ballare così.
Siamo così diversi dall'altra gente, tutti perfettamente eleganti e fissati con l'aspetto, si muovono con gesti rigidi, sembrano quasi finti. Credo che ci cacceranno per come non ce ne importa di niente o per come ci comportiamo.
Inizio a muovere sempre con più ritmo il sedere e i fianchi, si ferma a fissarmi un secondo, tra la poca ombra che c'è tra queste luci, mi fissa, e si getta verso di me abbracciandomi. Serra gli occhi e mi bacia, lo sento così mio, sento che siamo fatti l'uno per l'altra, o , almeno, in qualche modo incastriamo i nostri pezzi del puzzle, anche se diversissimi.
<< lasciati andare. Non importa quello che siamo, ma quello che vogliamo, e io ti voglio.>>
Le grandi e luminose luci brillano su di noi, il ritmo della musica rallenta e si introduce un lento, odio i lenti, odio i balli, ma chissà perchè stasera è l'unica cosa che voglio fare: divertirmi, bere e ballare.
Mi porge la mano inchinandosi quasi e acconsento, mi tira violentemente in vita e mi scappa un sorriso. Mi tiene stretta e spero costantemente che non molli questa costante presa.
Iniziamo a muoverci lentamente, e a fissarci negli occhi, il suo iride si riduce ad un piccolo contorno blu notte e la pupilla gli si ingradisce. Vorrei dire: posso restarti a guardare?
Sembra una domanda banale o stupida, ma è questo quello che voglio.
Le nostre labbra non si toccano neanche per un millessimo di secondo, ma si sfiorano continuamente dando vita a dei potenti brivdi che invadono completamente tutto il mio corpo. Devo fare attenzione con questi tacchi a non calpestarlo, siamo cosí vicini e io sono invasa dall'alcool e imbranata già di mio.
Questo ragazzo mi disorienta, senza dire niente sa parlarmi benissimo. Appoggio la testa sulla sua spalla e socchiudo gli occhi. Si avvicina al mio orecchio, alzo lo sguardo.
<<Io...>> sussurra con indecisione e mi fa voltare con un veloce giro prendendomi per il braccio.
<< Io ti amo.>> confessa più deciso che mai, socchiude gli occhi e inizia a lasciare una straordinaria striscia di baci sul collo umidi, ti prego non smettere, ti prego. Ti prego dammene ancora, ti prego lo voglio. Ti prego, ne ho dannatamente bisogno.

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