Capitolo XII

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Ken si è addormentato sul mio petto, sembra quasi un bimbo. Ha piccole rughe sulla fronte e le labbra gonfie, quanto puó essere adorabile? Sono contenta che si sia ripreso da quell'incubo, anche se deve essere molto difficile superare un passato così tragico, o perlomeno metterci una pietra su e andare avanti.
Gli do un bacio al lato della bocca e lentamente mi scosto per andarmene. Emette dei lamenti, ma fortunatamente non si sveglia. Se passerà la notte con solo un asciugamano morirà di freddo; apro l'armadio e vedo una fila di camicie, tutte nere. Mh... che varietà di scelta.
Sono costretta a lasciargli la mia felpa grigia, anche se è piccolina rispetto a lui, già è qualcosa. Gironzolo per la stanza e ogni cosa attira sempre di più la mia curosità. Ci sono molti libri sugli scaffali ed un raccoglitore con un brutto aspetto. I lati dei fogli sembrano essere bruciati, non posso fare altro che leggere cosa c'è scritto.
Ogni secondo mi volto per assicurarmi che continui a dormire, non è una cosa giusta quella che sto per fare.
Prendo un foglio a caso.
" Lui cosa diventerà? Cosa ne sarà di lui, un giorno? Continuerà a rifugiarsi nelle donne, nel fumo, nell'alcool, resterà nella sua ombra? Vorrebbe tanto sapere cosa si cela dietro il mistero dell'amore, vorrebbe tanto sapere se esiste. Il sesso non è niente, se ne rendo conto. Il sesso è solo sesso, dopo non c'è più niente.
Da quand'era piccolo, si vantava con la gente di riuscirsi a fare tutte le donne che voleva: vederle godere, vedere il piacere che le donava era una maledetta soddisfazione, ma lui voleva solo quello da loro, voleva solo sesso." Lascio cadere il foglio e ne prendo un altro, i battiti del mio cuore aumentano ogni secondo di più.
" Poi arrivò lei: cazzo quanto la odió. Era la classica perfettina, la classica ragazza che ha tutto sempre in ordine e che sa cosa vuole dalla vita. La realtà è che la invidiava, per la sua compostezza, per la sua perfezione.
Inizió a capire di nutrire un istinto omicida verso chiunque le metteva un solo occhio addosso il giorno in cui la vide impaurita, indifesa, difronte ad un anziano del cazzo e, giuro, giuro sulla mia fottutissima esistenza che gli avrei spaccato il cranio se non fosse venuta la sicurezza a liberarci.
Lei era così bella, lui non la odiava, no, a lui piaceva. Piaceva il modo in cui stringeva gli angoli dell'asciugamano per cercarsi di coprire, piaceva il suo viso così innocente e sincero, piacevano i suoi capelli biondo platino estremamente luminosi, e andava pazzo per quei maledetti occhi verdi. La prima notte, quando venne a sapere che sarebbe rimasta sola , decise di farle compagnia, anzi, non proprio, la sua intenzione era quella di assicurarsi che stesse bene. Ma perchè? Cos'aveva quella ragazza di tanto speciale? Lui non era abituato alle solite uscite, non sapeva cosa fare per non farla sentire annoiata e quando la vide aprire il frigorifero, vuoto, andò in presa al panico. E ora che cazzo faccio? Cosa si fa in questi momenti? Si domandò. Così decise di portarla nel più grande supermercato della città per farle comprare tutto quello che voleva. Rimase incantato a guardarla quando si addormentò sul suo petto, voleva quasi non lasciarla andare o darle un sonnifero per farla dormire ancora, e ancora, non si trovavano in macchina e lui non poteva rifarsi all'infinito il giro dell'isolato senza che lei se ne accorgesse. La mattina seguente decise di andarsi a fare una corsa per schiarirsi le idee, passó la notte insonne, senza riuscir a dormire. Aveva il suo volto impresso nella mente. Non sapeva cosa gli stesse succedendo, non sapeva cos'era tutto questo. Ma come sappiamo, il fascino dell'ignoto domina tutto. Bussó alla sua porta e si fiondó tra le sue labbra. Si sentì in preda ad una tempesta, e si disse: io non la lascerò andare, è mia. Le prese le gambe e la bació più forte, la stese sul divano e cercò di farle capire che non voleva solo sesso da lei. La mattina seguente la portó nel suo posto preferito, tamburellava le mani sul volante e si mordicchiava la lingua sperando che le piacesse e quando la vide sorridere si ripetè ancora una volta che non l'avrebbe lasciata andare, che era sua. L'abbracciò sott'acqua e quando la immerse nel fondale blu la tirò subito sù per paura che annegasse, se gliel'avesse detto lei avrebbe ribadito di non aver nessun tipo di problema, così lui era nuovamente costretto a riempirla di baci per farle capire quanto gli piaceva quel suo atteggiamento ostile e irrequieto. Lui ha paura, lui ha paura che tutto quello che prova possa diventare troppo forte per fermarsi, ogni notte non dorme, ogni secondo la pensa, come quella volta che la guardò per la prima volta e non fece altro che pensare solo a quell'istante.
Lui sa di non avere ambizioni per il suo futuro, lui non voleva diventare nessuno. Non gliene fregava un cazzo di niente. Ken Blake aveva solo la spietata e dolce voglia di rivedere quegli occhi e tenerseli stretti, ancora per un po'.
Non permetterò a nessuno di toccarla, saró la sua ombra e ci saró, per lei. Si ripetè quando le sue dita entrarono dentro di lei per la prima volta."
Le lacrime scorrono lungo il mio viso e resto per parecchi minuti a fissare il vuoto. Sono rasserenata sapendo che non solo un gioco per lui e allo stesso tempo vorrei baciarlo e non smetterla più, vorrei stringerlo forte e ripetergli che io voglio tutto questo quanto lo vuole lui.
Emette dei colpetti di tosse e mi affretto per rimettere il raccoglitore dove l'avevo trovato.
Arrivo in soggiorno e raccolgo i pezzettini di vetro, non posso immaginare che riesca a reggere tutto quell'alcool.
Dopo un po' la casa è più o meno in ordine, tutte le cose sono al loro posto. Prendo la mia borsa ed esco.
Mi guardo dallo specchietto della macchina e riconosco delle occhiaie sul mio viso, sono davvero pallida, ho bisogno di riposarmi.
A casa trovo Stella come l'avevo lasciata: sul divano, vestita, immersa tra le coperte, mi aggiungo a questo spettacolino e metto la sveglia.

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