capitolo I

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Katherine Wilde.

Quando arrivò la lettera d'ammissione all'università ero al settimo cielo, il mio primo obbiettivo si era realizzato. Ho capito improvvisamente di non essere più una bambina, e forse, non è un granché. Direi che si inizia a diventare grandi quando il peso delle nostre azioni ricade solo ed esclusivamente sulle nostre spalle, si inizia a diventare grandi quando ci guardiamo allo specchio e ci domandiamo chi siamo, perché viviamo, e ti accorgi di essere diventato grande quando al posto di scarabocchiare personaggi astratti dei cartoni animati sui fogli, ti ritrovi a firmare contratti per gli studi, per l'università, per il tuo futuro. Tutto questo è fondamentale per capire chi siamo e per capire chi vogliamo essere, un giorno. Sentirsi grande non è un granché: sei portato a presentarti sempre in un certo modo e a dare un'immagine dettagliata di te, bisogna preoccuparsi della propria reputazione, del proprio aspetto. Di certo la cosa che odio di più è questa: l'aspetto. Sono stata sempre contraria al "mettersi in morsa",  per qualche motivo lo ritrovo insensato. Doversi fare mille mila complessi mentali pur di piacere alla gente, dover indossare abiti idonei per ogni tipo di occasione, non poter indossare scarpe da ginnastica sotto un vestito elegante semplicemente perché la gente creda non ci azzecchi niente, e tantissime altre cose che riempirebbero un'abbondante lista. Vorrei poter ritornare alla felice infanzia, dove tutto era spensierato e puramente per noi stessi. Ma a volte mi chiedo: cos'altro mi aspetta?

O per meglio dire, dove mi porterà il mio destino?

Ho coltivato le mie ambizioni, realizzato in parte gli obiettivi a cui aspiravo e tutt'ora cerco di tener tutto sotto controllo per poter realizzarmi in un futuro, il quale, al momento, sembra essere annebbiato.

Vorrei poter addormentarmi la notte con una mia storia, magari un mio amore, al posto di quello dei libri. Amo leggere, per carità, mi aiuta a distrarmi e ad allontanarmi dalla paranoica realtà, è un piacere momentaneo, un'evasione, senza la quale non potrei vivere. Ma come sarebbe se invece di pensare alle storie che non mi appartengono, pensassi alla mia? Mi sono sempre detta che leggo per cercare la mia storia, ma forse cerco me stessa. Ho un' ossessione per i libri, ho sempre letto, a partire da  bianca neve, cenerentola, la piccola principessa, (Ovviamente avrò visto una cinquantina di volte i film)...fino a finire a Cime Tempestose che è molto più complesso.  Mi chiedo come facciano i personaggi dei libri ad avere una vita perfetta, vivono storie d'amore con un alto tasso di emotività che mi coinvolge sempre e poi? Poi nella maggior parte dei casi c'è sempre un lieto fine.

Ma esiste tutta questa forza?

Esiste qualcosa per cui valga la pena lottare assiduamente?

Sono sempre andata alla ricerca di risposte, per tutto. A volte mi soffermo e penso come sarebbe trovare la vera  "anima gemella",  con la quale si desideri restare per tutta la vita.

Ho programmato la mia vita, sì, ho la mente invasa da progetti del cavolo, che per quanto possa perfezionarli e portarli avanti, mi rendo conto, che tutto quello di cui ho bisogno, non si può né studiare, né programmare.

Ho bisogno di quelle emozioni di cui si parla nei romanzi, ho bisogno di qualcuno che mi capisca, che mi ascolti, di qualcuno per cui valga la pena svegliarsi ogni mattina col sorriso, ma mi chiedo: quel qualcuno quando arriverà?

Non so definire il significato di "amore" e credo che non ci sia mai stato neppure tra mia madre e mio padre. Non si abbracciavano né baciavano mai e lo capii la notte in cui rimasi a guardarli mentre dormivano... girati di spalle, lontani più che mai. Non ho mai visto papà rientrare in casa con un mazzo di rose in mano, non ho mai visto brillare gli occhi di mia madre quando vedeva papà, non si sono mai guardati nel modo in cui si guarda la persona che si ama.

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