14° CAPITOLO

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Qualcuno mi ha afferrato il braccio e mi ha spinto indietro, verso la porta del ristorante. Era Victor.

"Cosa diavolo ci fai qui?" mi ha sussurrato. "Credevo di averti detto di starmi alla larga".

"Sono contenta anch'io di rivederti, Victor" ho liberato il braccio dalla sua presa. "Vedo che le tue maniere non sono migliorate".

"Vattene. Non sto scherzando. Non voglio che ti vedano con me".

Ho cercato di dargli uno schiaffo ma lui mi ha preso la mano al volo.

L'ho fissato. "Sei stato maleducato".

Lui mi ha trascinato verso la porta del ristorante. Fuori stava iniziando a fare più freddo. Spire di vapore, sfuggite alle bocche di persone che ridevano e urlavano, si alzavano sotto il bagliore dei lampioni. La folla si è aperta attorno a noi, fermi sul marciapiede a fissarci.

"Maleducato! " ha detto Victor. "No, entrare in casa di qualcuno senza esserne invitati, quello è maleducato".

"Io non..."

"Non mi hai derubato? Piantala, Cathy. Come facevi a sapere che ero qui? Hai trovato l'appuntamento nelle pagine mancanti della mia agendina, ecco come. Chiunque mi abbia derubato ieri ha lasciato tutti i soldi e si è preso una tavoletta di cioccolato" ha aggiunto. "Ti fa pensare a qualcuno, un comportamento del genere?".

Ero furiosa, ma il fatto di essere colpevole al 100% mi ha rallentata per un secondo. "Ma...".

"Rivoglio l'agendina" ha continuato lui implacabile. "Rivoglio le mie fotografie. Rivoglio la mia giada".

"Non ho preso la tua giada..."

"Zitta, Cathy! Rivoglio la mia roba e poi voglio che tu esca dalla mia vita".

A quel punto l'unica cosa che potevo fare era provare ad arrampicarmi sugli specchi e allora gli ho urlato la prima cosa che mi è venuta in mente. "Tu, razza di scemo, cosa hai fatto al mio braccio?".

Victor mi ha lasciata andare come se avesse ricevuto una scossa elettronica. Ha aperto la bocca ma non gli è uscito nulla.

"Oh mio Dio" ho sussurrato io. "Ma allora mi hai fatto davvero qualcosa".

Ci siamo fissati a vicenda.

"Ehi!" . Qualcuno stava urlando a Victor in cantonese. Era il tizio con la faccia da duro, gli occhiali a specchio e la cravatta di Topolino. La limousine era partita e uno dei suoi amici se n'era andato. L'altro era accanto a lui con un accendino e un paio di pacchetti di petardi grandi come confezioni da otto pastelli.

"Cosa sta dicendo?" ho chiesto

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"Cosa sta dicendo?" ho chiesto.

Victor ha scrollato le spalle. "Non parlo cinese".

"Ehi, faccia di banana" ha detto Topolino, questa volta in inglese. "La tua ragazza è carina" ha sorriso. Non era un bel sorriso. "Ce la dividiamo?".

Qualcosa si è bloccato dentro Victor, come se tutta la sua rabbia contro di me all'improvviso si fosse condensata in una cosa fredda, dura e liscia come un proiettile. "Vuoi mangiarti i denti?".

Topolino gli ha agitato un dito davanti alla faccia, come per sgridarlo. "Ehi...sarà meglio che badi a come parli, faccia di banana".

Ho pensato: 'Fai attenzione, amico'. Non sentiva quanto era diventato pericoloso Victor? Sembrava di no. Ha guardato il suo amico.

L'amico ha fatto scattare l'accendino e l'ha avvicinato alla miccia del suo pacchetto di petardi.

"Gong Hay Fat Choy!" ha strillato, e poi me l'ha tirato addosso.

Il tempo ha rallentato. E non lo dico così per dire. Voglio proprio dire che accanto a Victor il tempo ha rallentato.

I secondi si sono allungati come melassa che scivola giù per il bordo di un vasetto. Più in là, sull'altro lato della strada, la gente se ne andava in giro alla solita velocità, ma qui, vicino a Victor, potevo vedere tutti i petardi che si accendevano, uno alla volta.

Le scintille sgorgavano fuori e danzavano lente da una miccia all'altra mentre il pacchetto ruotava pigro a mezz'aria.

Ho avuto il tempo di sollevare lo sguardo e vedere il fuoco e le scintille rifrettersi negli occhiali di Topolino.

Attorno a noi le scarpe dei passanti andavano delicatamente su e giù, come trasportate da placide correnti oceaniche.

In questo mondo di lentezza onirica, solo Victor si muoveva normalmente. Ha preso al volo i due pacchetti di petardi, uno per mano, ed è saltato verso Topolino.

Gli occhi di Topolino hanno iniziato a spalancarsi. In un assurdo movimento al rallentatore ha provato a sollevare un braccio per proteggersi, ma non si era ancora mosso di un centimetro quando Victor gli ha affondato un gomito sul naso, che si è rotto con un rumore secco e umido, come quando si spezza un ramo verde.

Topolino ha iniziato a precipitare verso la strada. Più si allontanava da Victor, più velocemente cadeva. Quando Victor è saltato verso il suo amico, Topolino è crollato a velocità quasi normale.

Victor ha afferrato le mani del secondo tizio, le ha avvolte intorno ai petardi e gliele ha premute contro lo stomaco. Gli occhi del tipo si sono spalancati e la sua bocca si è allargata in una O.

C'erano scintille che schizzavano e spruzzavano attraverso le sue dita. Ogni petardo è esploso come un proiettile, con il suo bel bang.

Spasmi e brividi si sono diffusi da sotto le mani del tizio, gli hanno squassato il petto, gli hanno fatto ruotare la testa e agitare le braccia in lenti movimenti subacquei.

Le sue ginocchia si sono piegate, le sue gambe hanno ceduto e il tipo è caduto sul marciapiede.

Victor si è voltato a guardarmi, feroce e ghignante, avvolto dall'odore di polvere da sparo. In quell'istante ho avuto la certezza che avesse già ucciso degli uomini, in passato.

Lo si vedeva dal modo in cui stava sopra quei due corpi a terra, calmo e vittorioso. Stava ridendo, e mi sono chiesta quanti uomini avesse ucciso, e ho pensato che probabilmente erano parecchi.

Il Diario di Cathy-  1° libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora