5° CAPITOLO

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30 gennaio, sera...ops, volevo dire 31 gennaio.
Diciamo 30+ gennaio, più o meno le presto prestissimo del mattino
(Ora del Gin & Tonic)

Ho appena ri-riletto quello che ho scritto il giorno in cui ho incontrato quello schifoso lurido bugiardo di V.

Ho frignato un casino e sicuramente ho anche smocciato nel 4° G&T.

NON CAPISCO PERCHÉ NON MI HA SEMPLICEMENTE DETTO CHE COSA FACEVO DI SBAGLIATO, SANTO CIELO!!!!!!

*Emma: faccio taglia e incolla dell'annotazione originale del giorno in cui  ho conosciuto Victor.
---> Mmm! Mi sono appena ricordata che all'asilo quando facevamo la cartapesta io mi mangiavo la colla.
Che strana bambina!!!

(Sì torna indietro nel tempo)

           11 novembre, mattina
            FESTA DEI VETERANI

Lunedì di vacanza, niente scuola. Tutti lavorano o passano la giornata in famiglia. Anche il papà di Emma è in città per il fine settimana.

Mamma ha ancora il turno di notte. Casa vuota e deprimente.

Guardando fuori dalla mia finestra vedo le foglie bagnate sul marciapiede e gli alberi di novembre che si spogliano. Le cose muoiono sempre alla Festa dei  Veterani.

Se fossimo in tempo di guerra, nel 1918 o nel 1944, io non sarei l'unica ragazza il cui padre non torna mai a casa.

Pensa: un'intera generazione di figlie o giovani mogli che aspettano un'auto che non entrerà mai nel vialetto di casa. L'aprirsi di una porta che non si aprirà mai più.

                        ●     ●     ●

                 11 novembre, sera

Incontrato un tipo proprio strano. Un po' un cretino, però un cretino proprio interessante. Non so bene come mi dovrei sentire. Non so bene come mi sento.

Deciso di prendere un autobus per andare al City & Golden Gate Park.

Portato il mio album da disegno sull'argine. Un po' nuvoloso, un po' nebbioso...lieve il colore del sale che scintilla sopra l'oceano.

Sassi scivolosi di alghe, screziati di ventagli e filamenti verdastri. La corsa bianca della risacca che va ad arrestarsi sui ciottoli.

A dieci metri dalla riva un cormorano se ne stava su uno scoglio, con le ali spiegate. I nostri sguardi si sono incontrati. Non dovrebbe succedere con un uccello, ma è successo. I suoi occhi erano gialli, antichi, non umani.

                       Victor

"Hai sbagliato le ali".

Ho sollevato lo sguardo. Uno scemo dall'aria niente male sopra la mia spalla, che guarda il mio schizzo.

"Levati dai piedi" gli faccio.
(Una vera signorina).

"La testa è fatta bene, però".

"Sono lieta di avere la tua approvazione. E adesso vattene".

"Victor Chan" si è presentato. E mi ha teso la mano.

Piccola confessione: era un tipo bello, ma bello bello bello. Poco più di vent'anni, mezzo asiatico, con un volto affascinante: pelle chiara, capelli neri, occhi sorprendenti: verde scuro, come giada bagnata.

Ho immaginato un padre cinese e una madre scozzese, con i capelli rossi e un carattere focoso.

Apprezzo il corpo dei ragazzi più di tante altre ragazze. Li guardo. La storia dell'arte si fonda su millenni di studio del nudo, in fondo: mi piace la massa  e il movimento dei muscoli sotto la pelle.

Il Diario di Cathy-  1° libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora