1° febbraio, poco dopo mezzanotte.
Ancora sulla tastiera a battere, battere, battere...Lo so, lo so: non sarei dovuta entrare. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra, dico io.
Ops...ho appena guardato l'orologio. Cacchio. Ho quasi finito... soltanto qualche minuto e poi mi metto a lavorare alla tesina di biologia...La casa
La porta si apriva su una piccola anticamera e un passaggio che conduceva in cucina. "Victor?".
Nessuna risposta, però mi è sembrato di sentire un cigolio, come di una porta che si apriva dall'altro lato della casa. Mi sono messa a camminare in punta di piedi. Ero parecchio incuriosita e mi sentivo decisamente in colpa.
Mi ha fatto ripensare a quando avevo 13 o 14 anni e facevo la baby sitter, e sbirciavo dentro le stanze dei genitori dopo che i bambini si erano addormentati. È una fase che ho superato in fretta dopo che nella camera da letto dei Miller avevo trovato una pila di riviste che avrei preferito non vedere.
La cucina di Victor era una meraviglia. Aveva una serie di fornelli tipo ristorante su un mobile a isola al centro della stanza, un grosso ripiano da macellaio per fare da mangiare, doppio lavello, retine di aglio, cipolle rosse e peperoncini essiccati appese con dei ganci al soffitto.
In un angolo c'era anche uno scaffale per i vini con quaranta o cinquanta bottiglie. Ne ho tirata fuori una a caso. L'etichetta era scritta in francese. Non ho riconosciuto la marca (Chateau Petrus) ma l'anno della bottiglia era 1945.
Sul retro della cucina c'era una porta. Quando l'ho aperta ho risentito il cigolio che avevo udito nell'ingresso.
Victor doveva essere sgusciato via dal retro mentre io entravo dall'ingresso principale. Sono corsa di nuovo sulla veranda.
La gru stava decollando pesantemente dal prugno, come se qualcosa l'avesse disturbata. Si sentivano dei passi sulla ghiaia.
"Torna qui, razza di vigliacco!" ho strillato, ma i passi hanno accellerato e presto si sono persi in lontananza, dietro le fitte siepi di bambú.
Va bene, allora. Se te la vuoi giocare così...
Sono tornata in casa di Victor, questa volta senza il minimo senso di colpa. Non aveva il coraggio di parlarmi, si meritava quello che gli sarebbe successo, giusto?
Le porte del cimitero
Sono tornata in cucina e ho aperto il frigo. Se Victor non voleva degnarsi di farmi le sue scuse, avrebbe almeno potuto offrirmi uno spuntino. Ho trovato una tavoletta di cioccolato: perfetta.
Mentre la sgranocchiavo trionfante ho infilato la testa dentro qualche porta finché non ho trovato uno studio: c'erano scaffali di libri e dipinti e il portatile strafigo supersottile di Victor appoggiato sopra un'antica scrivania di mogano che faceva sembrare il computer troppo vistoso e fuori posto.
La scrivania era ricoperta di carte e soldi. Strano. Victor non era un tipo disordinato.
Ho fatto un passo avanti e poi mi sono bloccata. Appeso sopra la scrivania c'era un quadro di Chagall: Le porte del cimitero.
Quando lo avevo citato, Victor aveva detto di non aver mai sentito parlare di Chagall. E invece eccolo qui, appeso nel suo studio. Mi sono chinata in avanti fino a sfiorarlo con il naso.
Di certo non era una stampa: si vedeva la trama della tela sotto le pennellate a olio. Poteva essere un falso perfetto oppure l'originale. E avevo l'inquietante sensazione che fosse proprio l'originale.
Mi è venuta la pelle d'oca sulle braccia e lungo la schiena. I casi erano due:
a) Victor aveva mentito due mesi fa quando aveva detto di non conoscere quell'opera, oppure
b) era andato a comprarla dopo che io gliene avevo parlato.Sotto lo Chagall, in una semplice cornice appoggiata accanto al portatile, c'era il ritratto di Victor che avevo schizzato il giorno in cui c'eravamo incontrati.
Il cuore mi batteva come un martello ed ero arrossita violentemente.
Cosa voleva dire? Il mio disegno, incorniciato e piazzato sotto uno Chagall originale...
Cosa stava pensando Victor? Com'era possibile che quella cosa signifficasse tanto per lui, se non voleva nemmeno più vedermi?
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Il Diario di Cathy- 1° libro
RomansDi Stewart/Weisman Se non sei Emma non leggere questo diario! Emma, so che può sembrare una cosa assurda. Tu e la mamma vi starete chiedendo dove sono finita e quando tornerò. È per questo che vi ho lasciato le prove in una busta, nel caso succeda q...