* Ti ricordi la prima volta che ti sei resa conto che un giorno saresti morta?
Io avevo cinque anni.Stavo guardando una replica di Star Trek, quando uno dei personaggi è stato beccato da un Raggio della Morte e in qualche modo ho capito! Non sarebbe mai più tornato indietro, e un giorno sarebbe successo anche a me. Ho iniziato a piangere e non riuscivo più a smettere.
Alla fine mamma mi ha chiesto cosa mi succedeva, ma io non sono riuscita a dirglielo.
Era troppo grande questo abisso oscuro che sentivo nel petto. Ho continuato a piangere finché mamma non ha iniziato ad arrabbiarsi, allora ho detto che mi faceva male la testa, così mi ha dato una medicina e mi ha messa a letto.
Sono riuscita a trattenermi mentre mi raccontava la favola della buonanotte, ma quando se ne sono andati sono rimasta lì nel letto con una mano sopra la bocca e tutto il corpo che tremava per quei singhiozzi terrificanti.
Poi la TV al piano di sotto si è spenta e i miei genitori sono andati a letto, papà ha spento la luce in corridoio e così la striscia luminosa sotto la mia porta è svanita.
Avevo una criceta allora, si chiamava Georgette, e la sentivo andare avanti e indietro nel buio e ho pensato a come sarebbe stato quel suono in una stanza vuota, se io fossi morta, e che nessuno avrebbe dato da mangiare a Georgette o giocato con lei, e se anche lo avessero fatto non sarei stata io, sarebbe stato un estraneo, perché il mondo sarebbe andato avanti, ma non ci sarei più stata io, sarei stata come un poster che stacchi dalla parete e butti via, o lo spazio vuoto sul muro dove era appeso.
Quei rumori nella gabbia della criceta continuavano come se io non fossi lì, come se fossi già morta e la notte fosse eterna.Il tempo ha accelerato.
● ● ●
Victor era in piedi davanti a me e non sorrideva piuttosto. Aveva rinfoderato il suo sorriso da cacciatore come un coltello e lo aveva messo via.
Tra le sue dita annerite zampillava del sangue. Ha guardato il tizio che si contorceva sul marciapiede ai suoi piedi.
"Buon anno". Mi ha preso la mano. "Vieni. Andiamo via da qui".
"E lui? Credo sia messo male".
Victor ha scrollato le spalle. "Le persone muoiono. Succede. Solo non voglio che succeda a te".
Ho lasciato che Victor mi trascinasse lungo il marciapiede. Ero già meno sicura di quelle che avevo visto. Stavo iniziando a chiedermi se ero pazza, o magari drogata.
La folla si è chiusa alle nostre spalle, nascondendo i malviventi stesi a terra. Victor ha girato velocemente un angolo, ha proseguito per mezzo isolato, ha svoltato in un vicolo e mi ha fatta camminare di gran passo finché non siamo usciti in una piazza affollata.
Il frastuono era insopportabile. Avevamo trovato la processione che avevo sentito prima e l'aria era lacerata dal rumore dei tamburelli.
"Dove siamo?" ho strillato.
"Portsmouth Square".
"Devo sedermi" ho urlato mentre appoggiavo la schiena a un edificio. Lui ha annuito e io mi sono lasciata scivolare a terra. Volevo solo un secondo per riprendere fiato e ordinare i pensieri.
Victor mi si è accucciato a terra. "Mi dispiace" ha detto. "Ho perso il controllo".
"Ti dispiace per avermi urlato contro o per avere quasi ucciso quei tizi?".
"Certe volte uscire con me non è il massimo, eh?" Victor ha allungato una mano esitante e mi ha accarezzato una guancia. "Mi piacerebbe che avessi conosciuto mia sorella. Le saresti piaciuta".
"Allora presentamela".
"È morta" ha detto lui. "Lei... Lascia stare. Senti, Cathy, mi dispiace per tutto quanto. Tu mi piaci un sacco. Più di quanto immagini. Ma non... Avere a che fare con gli uomini della mia famiglia porta sfortuna. Abbiamo la brutta abitudine di scomparire".
"Me ne sono accorta" ho commentato acida.
"Cathy, tu sei solo una ragazzina e io non sono il tipo giusto per te. Ci sono un sacco di cose che non sai".
La sua mano era calda sulla mia guancia. "Potresti dirmele" ho detto.
Mi ha spostato delicatamente una ciocca di capelli dagli occhi.
"Penso quasi che potrei farlo davvero".Il tempo ha rallentato. Lui mi ha guardato e ho pensato che forse mi avrebbe baciato e che forse glielo avrei lasciato fare.
● ● ●
Mi è suonato il cellulare.
Maledizione!Victor si è alzato in piedi. Io ho aperto il cellulare. "Pronto?".
"Sì chiama Carla Beckman, giusto?".
"Emma?".
"Carla Beckman, ricercatrice associata della Intrepid Biotech".
"In questo momento non mi importa molto di lei" ho detto. "Senti, devo andare...".
"È morta" ha proseguito Emma.
"Carla è morta?".
"Cosa succede?" ha domandato di scatto Victor. L'ho zittito con un gesto della mano, cercando di sentire Emma sopra il rompo e il chiacchericcio della folla.
"Dei campeggiatori hanno trovato il suo corpo questa mattina, arenato sulla spiaggia" ha spiegato Emma.
"È annegata?".
"Può essere. E i due proiettili nello stomaco non devono averla aiutata molto".
"Oh, mio Dio! Come lo hai scoperto?".
"Fonti interne del dipartimento di polizia. L'ho letto sul giornale, scema. Sei pronta per la botta finale?".
Mi sono accovacciata con il telefono, nel tentativo di sentirla nonostante il caos del Capodanno Cinese che mi esplodeva attorno. "Vai".
"Il corpo è stato trovato poco a sud di Monterey...a una decina di minuti dal posto dove il tuo ragazzo ci ha portate a pranzo il giorno del nostro memorabile giretto in aereo".
"Oh, mio Dio!". Ho ripensato a quello che avevo visto nell'agendina di Victor, una serie di appuntamenti con Carla la settimana scorsa e poi più nulla.
"Se vedi il tuo amico Victor, scappa a gambe levate" ha detto Emma.
Ho degludito e ho sollevato lo sguardo. Non ho visto Victor. Sono saltata in piedi. Si era confuso in mezzo alla folla che urlava e batteva le mani in Portsmouth Square.
Era scomparso.
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Il Diario di Cathy- 1° libro
RomansDi Stewart/Weisman Se non sei Emma non leggere questo diario! Emma, so che può sembrare una cosa assurda. Tu e la mamma vi starete chiedendo dove sono finita e quando tornerò. È per questo che vi ho lasciato le prove in una busta, nel caso succeda q...