Fedor Dostoevskij: emozionare con le descrizioni

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William Cane, studioso e drammaturgo americano, ci illustra nel suo saggio "Write Like the Maters" (edito in Italia da Dino Audino Editore) come sia possibile imparare dai grandi della letteratura a caratterizzare i personaggi, a costruire trame interessanti e, come in questo brano, emozionare i lettori con le sole descrizioni. 

Il romanzo del diciannovesimo secolo è stato il crogiolo del realismo, e scrittori come Balzac, Dickens, Zola e Tolstoj hanno accumulato dettagli e creato mondi che erano familiari per i lettori dell'epoca. Come sostiene Tom Wolfe, il realismo è stata la sola e più importante scoperta in grado di mettere il romanzo sulla strada giusta, quella che gli può assicurare un successo duraturo. Dostoevskij è parte di questa grande tradizione, ma come tutti i romanzieri ottocenteschi ha prodotto descrizioni molto più prolisse di quanto non usino gli scrittori contemporanei. Alla metà del terzo capitolo della sesta parte di "Delitto e castigo", ad esempio, l'autore ci dice che "Raskòl'nikov posò il gomito sinistro sul tavolino, con le dita della mano puntellò il mento e piantò gli occhi addosso a Svidrigjlov". Poi Dostoevskij delizia il lettore con un paragrafo di 116 parole che descrivono il proprietario terriero, Svidrigjlov, prima che la scena riprenda con il resto della conversazione. 

Oggi tante parole sarebbero forse eccessive, ma le descrizioni possono essere accorciate per accordarsi meglio al gusto contemporaneo. Per esempio, è facile impiegare piccoli dettagli come questi per incuriosire il lettore: "Era un viso strano, simile quasi ad una maschera"; e più avanti: "C'era qualcosa di molto antipatico in quel bel viso, tenuto conto degli anni, oltremodo giovanile". Queste descrizioni nascondono significati reconditi e connotazioni emozionali: il viso era strano, sembrava una maschera; c'era in esso qualcosa di spiacevole.  

Le presenza di emozioni nei passi descrittivi è una delle ragioni della potenza e dell'efficacia dei ritratti di Dostoevskij. E, inoltre, egli riesce ad aggiungere spessore al personaggio attraverso la descrizione del suo aspetto fisico. La descrizione di Alesa ne "I Fratelli Karamazov", ad esempio, mette in risalto la bontà e la nobiltà interiore del giovane:  

Alesa era allora un aitante giovanotto di diciannove anni che sprizzava salute da tutti i pori, con le guance rosse e gli occhi limpidi. Anzi, a quel tempo era proprio bello: abbastanza alto di statura, slanciato, aveva capelli castani, un volto dall'ovale regolare, sebbene un po' allungato, grandi occhi griogioscuri spalancati e splendenti, un'espressione pensosa e serena. 

Dostoevskij va avanti per un po', continuando nella descrizione fisica e commentandola, girandoci intorno in un modo che potrebbe sembrare fuori luogo per un romanzo contemporaneo. Ma gli aspetti salienti di questa descrizione possono essere sfruttati ugualmente, basterebbe sottolineare i lati positivi di un personaggio per il quale si vuole suscitare simpatia nei lettori, e viceversa. 

Dostoevskij usa le descrizioni in maniera brillante: quando sono dotate di carica emotiva le amplia, per ottenere il massimo dalle scene. Potete fare vostre le diverse tecniche di Dostoevskij imitando il suo modo di introdurre emozioni e significati simbolici nelle descrizioni fisiche. Nel caso in cui abbiate una scena memorabile o violenta, per ottenere un maggiore effetto fate sì che si ripeta nella mente dei personaggi e sfruttate al massimo la descrizione prolungando la loro permanenza nei luoghi che sono stati scenario dei fatti. Il passo descrittivo acquisterà un peso maggiore e resterà impresso nei lettori.  



da ilmestierediscrivere.wordpress.com

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