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"E di cosa vorresti parlare, sentiamo"- il tono di Genn era abbastanza scocciato. Dopo otto mesi in cui non si era fatto vedere nè sentire, Alessio credeva davvero si sarebbe comportato come se niente fosse.
"No caro Alex, non si risolveranno così facilmente le cose" era questo che voleva sputargli in faccia ma rimase comunque solo un pensiero solitario nella sua mente contorta, perché in fondo, anche lui voleva sentire quella voce per più di due minuti. Quella voce che non sentiva da mesi e che avrebbe potuto ascoltare all'infinito come fosse la canzone più bella mai esistita.

"Non so... Di tutto. Di cosa è successo durante la mia assenza, dei nostri amici, della musica... Di noi..."- disse Alessio maledicendosi allo stesso tempo per l'ultima parte, la quale, in quel momento non era il caso uscisse dalle sue labbra.

"Di noi? Non c'è nessun noi, Alessio"- Gennaro non voleva dimostrare che a quel 'noi' si era sciolto come gelato al sole, o che il suo viso, da perennemente pallido si fosse arrossato su entrambe le guance. Fu per questo che cercò di usare un tono di rimprovero e si sentì soddisfatto per quei tre (forse quattro) secondi in cui questo era risultato credibile.

"Dai Genn non voglio litigare. Possiamo parlare come due persone civili? Ti prego."- era una richiesta semplice, che il biondo accettò, semplicemente perché voleva e non si sentì per niente costretto.
Così quest'ultimo sbuffò sonoramente facendo capire ad Alessio il suo consenso, facendogli comparire un sorriso a trentadue denti sul volto.

Superato l'imbarazzo iniziale, in cui entrambi non riuscirono a fare altro che guardarsi negli occhi, tra i due iniziò una conversazione sensata, fatta soprattutto di domande da parte del biondo su come fosse stato il viaggio a Londra per quell'altro.

"Senti mi dispiace, per Londra intendo. So che ci dovevamo andare insieme, come Urban Strangers, e mi sento uno stronzo egoista. Ma è per questo che sono tornato perché ho capito che senza di te non sarei andato da nessuna parte, perché tu sei indispensabile"- stava davvero dicendo quelle cose. Era quello che voleva dopotutto, voleva fargli capire quanto fosse importante per lui. Ma forse era troppo presto, non sapeva nemmeno se l'avesse ancora perdonato. Come non sapeva che di fronte a lui c'era Gennaro intento a crearsi film mentali sul cosa alludesse l'ultima parte delle sue scuse.
"... Per il nostro duo intendo. Sei indispensabile per gli Urban Strangers, ovviamente."- aggiunse dopo poco. E subito credette di aver visto un velo di delusione celarsi sul viso del biondo, ma forse era la sua immaginazione.

"Che eri uno stronzo egoista lo sapevo, dopotutto ti conosco da anni. Ma ormai è passato. Non sto dicendo che ti ho perdonato sia chiaro, quello sarà difficile."- disse con un piccolo sorriso occhioni blu (era così che Alessio chiamava Genn nella sua mente).

"Ah e sentiamo... Cosa dovrei fare per farmi perdonare?"- il moro aggrottò le sopracciglia aspettando impaziente una risposta.

"Beh inizia con l'offrirmi la colazione. Sai ho dimenticato il portafogli a casa"- rispose strozzando una risata.

"Sì sì certo."- Alessio si avviò rassegnato e divertito verso il bancone per pagare facendo scoppiare a ridere il biondo che non riuscì più a trattenersi.

Dopo pochi minuti Alex tornò al tavolo con lo scontrino tra le mani ed entrambi si diressero fuori verso casa di Alessio.
Entrarono nel garage e quest'ultimo prese le chiavi della macchina facendo segno al biondo di salire.

"Dove mi porti?"- chiese curioso ed anche un po' elettrizzato, il biondino.

"Devo farmi perdonare. No?"

***

Alessio lo portò a Napoli non sapendo neanche lui cosa avrebbero fatto, ma in quel momento voleva solo passare un po' di tempo da solo con Gennaro, tanto da dimenticarsi anche dell'appuntamento che aveva al bar con i suoi amici. Gli mandò un messaggio per scusarsi non dicendogli nient'altro. Non voleva sapessero di lui e Gennaro, seppure non fossero niente, ma non voleva subirsi le solite frecciatine da parte loro (Giò e Davide erano davvero insopportabili quando ci si mettevano).
Le ore passarono velocemente, anche troppo per i due ragazzi, tra risate, battute squallide da parte del moro e offese, che non riuscirono neanche a nascondere la dolcezza che si celava dietro, da parte dell'altro. Dopo un pranzo al McDonald's dove Genn si limitò a squadrare il suo panino, quasi disgustato (perché lui non mangiava porcherie, proprio no...), mangiandone solo metà, mentre Alex divorò in meno di cinque minuti il suo 'piatto', decisero di andare a fare una passeggiata sul lungo mare fermandosi a guardare le onde che si infrangevano sulla sabbia fredda e bianca. E in quel momento entrambi volevano che il tempo si fermasse per sempre.

"Andiamo voglio farti vedere una cosa"- disse dal nulla Alex e per una volta non pensò a prendere la scelta giusta o sbagliata, era semplicemente se stesso e senza rendersene conto stava comunque facendo una buona scelta.
Dopo circa quindici minuti arrivarono davanti ad un palazzo, vecchio e abbandonato con le porte chiuse da dei catenacci.
Senza pensarci due volte entrò da una piccola finestra sfuggita alla vista del biondo porgendogli una mano per aiutarlo.
Salirono diverse rampe di scale fino ad arrivare alla terrazza che si affacciava sulla spiaggia.

"Come sapevi di questo posto?"- chiese Genn con gli occhi che brillavano alla vista del mare illuminato dalla luna.

"Avevamo appena litigato e avevo bisogno di fare due passi, così sono venuto qui e..."- il biondo annuì facendogli capire che non c'era bisogno che continuasse.

"È bellissimo"- Alessio avrebbe tanto voluto rispondere con un 'come te' ma era davvero troppo presto. Insomma Gennaro non sapeva nemmeno che Alex fosse gay.
Ed era questo che voleva fare in quel momento Alex, dirglielo.

"Senti Genn, ti dovrei dire una cosa..."- iniziò a grattarsi la nuca per il troppo nervosismo.

"Mh?"- si girò verso di lui, incatenando i suoi occhi azzurri ai quei due buchi neri.

"Sai, in questi mesi ho provato a rifarmi una vita, una vita diversa lontano da questo posto, da tutti ma soprattutto da te. Ma come puoi vedere, se sono qua è perché non ci sono riuscito. Volevo solo dirti che ho sbagliato ad andarmene così senza neanche delle spiegazioni quanto meno esaustive. Insomma, sì questo... Scusa per tutto, voglio riavere la tua amicizia. Amici?"- e ancora una volta dalla sua bocca uscirono parole del tutto diverse dai suoi pensieri. AMICI. Nessuno dei due voleva essere solo amico dell'altro.
Questo desiderio Alex avrebbe potuto, anche se non per molto, tenerlo represso dentro di sè. Ma Genn no, lui non era così.
Non a caso capì che dietro quelle parole si nascondeva ben altro che desiderio di semplice amicizia. L'avrebbe stuzzicato un po', dopotutto era per una buona causa no?

"Amici... Certo"- nel mentre pronunciò quelle parole si avvicinò al moro, un po' troppo a parer di quest'ultimo. Alessio riusciva a sentire il respiro di occhioni blu (non avrebbe mai smesso di chiamarlo così) sul suo viso, ma soprattutto sulle sue labbra. L'altro riuscì a percepire i brividi da lui provocati lungo la spina dorsale del moro e sorrise soddisfatto non allontanandosi neanche di un centimetro da Alex.

"Mi accompagni a casa?"- chiese quasi sussurrando Genn.

"S-si"- balbettò l'altro.

Genn stava riuscendo benissimo nel suo intento.



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Ehilà
Userò questo spazio solo per ringraziarvi. 1mila e passa visualizzazioni. Forse per alcune di voi saranno poche ma per me no. Insomma, non mi considero una bravissima 'scrittrice', almeno non per ora, semplicemente perché non lo sono. E aver raggiunto questo piccolo traguardo in tre settimane mi rende felice. Ripeto, per voi non sarà moltissimo ma questo non importa. Adoro scrivere questa storia e non smetterò di farlo per molto tempo.
QUINDI GRAZIE A TUTTE❤️

Un'ultima cosa: qualche giorno fa ho pubblicato una OS, sempre Gennex. Volevo provare a scrivere un Bad Ending e non mi dispiace ciò che è uscito. Se volete dategli un'occhiata.

Parlo troppo.

All the love. xx

Fede.

I (don't) need you... || GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora