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"Che ci fai qui, Luca?"ripropose Alessio perché, effettivamente, una risposta concreta non l'aveva ottenuta.

Luca continuò a guardarlo con un sorriso ebete piccolo e chiaro sul volto e, dopo aver spostato il ciuffo di capelli biondi quasi inesistente, parlò.

"Sono tornato. Dai non dirmi che ti dispiace" Alessio era ben a conoscenza della spigliatezza del ragazzo, quindi in fondo non si stupì molto della risposta così diretta. L'unico problema era solo la replica che avrebbe potuto fargli. Insomma, ormai era più che sicuro che dopo l'ultimo anno di liceo non l'avrebbe più visto, quindi non ci aveva mai perso tempo e sprecato il pensiero di averlo di nuovo davanti agli occhi - sapendolo a Bologna, all'Alma Mater Studiorum a studiare economia e management -; sinceramente, nemmeno lui, in fondo, si credeva dispiaciuto: rivedere quel ragazzo che tanto aveva amato in passato, aveva fatto scattare in lui qualcosa di apparentemente nuovo, che la memoria aveva ormai abbandonato, e doveva ammetterlo, la sensazione era più che piacevole. Ma Alessio era ben consapevole del perché avesse completamente estirpato quel ricordo dalla sua mente, e sembrò rifiorire tutto a galla, ma in maniera lieve, leggera e indolore e non sapeva se considerarla una cosa negativa o no.

"Ma l'università?"

"Beh ho scoperto di non essere portato tanto, quindi sono tornato qui"

"Ah"

Il biondo sospirò pesantemente e ripose i vari bicchieri lasciati sul bancone nel ripiano interno e più basso,mentre riprendeva parola.

"Sai... Speravo di rivederti" disse mentre si sistemava lo strofinaccio su una spalla. Il moro quasi non si strozzò con gli ultimi sorsi di birra rimasti nel suo bicchiere e arrossì nuovamente, e il biondo lo capì che non era per niente intenzionato a parlare anche lui, così continuò.

"Mi sei mancato Ale, lo so che forse tu mi odi però volevo tu sapessi che mi dispiace, tanto"

Un altro colpo di tosse assalì la gola di Alex, gli occhi gli si inumidirono leggermente per lo sforzo ma, stavolta, riuscì a pendere parola.

"N-no - cioè, non ti odio. Ormai è acqua passata, tranquillo" e non sapeva dove avesse trovato il coraggio di dirlo, più che altro di ammetterlo a se stesso, perché in effetti lui non lo odiava realmente, almeno non più; Alessio aveva pianto, era stato male, forse fin troppo, ma dopo circa un anno non era più intenzionato a rimuginarci sopra, quindi sì, un po' felice di vederlo lo era, allora poteva dirlo, perché lui quella sensazione anonima la sentiva ancora, portava ancora piacere e non voleva più di tanto che smettesse.

Un leggero sorriso spuntò sul viso del moro quando vide l'altro tirare un sospiro sollevato e quasi saltellare dalla gioia - era buffo, davvero tanto - e quasi non se ne rese conto che Luca, dopo aver ispezionato la tasca del suo grembiule legato in vita, gli prese il braccio iniziando a scrivere una serie di numeri con il pennarello che usava per le ordinazioni.

"Questo è il mio nuovo numero. Magari quando hai voglia di una birra, o solo di parlare io sono disponibile" gli disse il biondo ammiccando.

Quest'ultimo lo salutò con un cenno del capo ed un sorriso, andando a servire un gruppo di trentenni che da circa dieci minuti lo chiamavano insistentemente.


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Gennaro avrebbe tanto voluto aspettarlo sveglio. Si era già seduto comodamente sul divano davanti la porta d'ingresso, le braccia incrociate e un piede che picchiettava freneticamente sul parquet scuro.

Dopo un po' però quel rumore ligneo cessò e il biondo cadde in un sonno tanto profondo quanto indesiderato. Il moro lo ritrovò quasi nella stessa posizione, le braccia erano ancora incrociate - seppur malamente - la testa era poggiata sul cuscino ai limiti del divano e una scarpa sporcava il tessuto morbido della federa, mentre l'altra era poggiata sul pavimento.

I (don't) need you... || GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora