Erano le sei quando Alex tornò da lavoro.
Era stanco, questo è certo ma sapere che a casa c'era Genn ad aspettarlo lo appagava di tutta la fatica- non che vendere un paio di telefoni fosse faticoso ma lui era Alex, e per lui qualsiasi cosa non riguardasse la musica (e Genn) era sempre superfluo e scocciante; ma andiamo avanti...Ed era normale che in quel momento il moro- aperta la porta di casa- si sentì la terra mancare sotto i piedi; Genn non era lì, ma non c'era niente di cui allarmarsi, giusto?
Provò ad urlare il suo nome per farsi sentire in tutto l'appartamento ma niente.
Curiosò in cucina, in bagno, in camera- ed era tentato dal controllare anche nell'armadio ma era decisamente troppo- ma niente, puro e assordante silenzio.Si convinse del fatto che Gennaro fosse andato a prendere qualcosa da mangiare- e in effetti il frigo era vuoto e conosceva le abitudini del biondo, che comprendevano un intero tubo di Bucaneve prima di cena.
Decise di rilassarsi, in fondo, cosa mai poteva essere successo? Sarebbe tornato a momenti, era certo.
Ma ovviamente dopo un'ora e mezza passata a mangiucchiarsi le unghie per il nervoso mica ce la faceva, il moro, a resistere dal comporre sul display del suo iPhone quel numero che ormai conosceva a memoria.
Uno squillo, due, tre...
Niente. Non rispondeva.
Ed era ormai lecito innervosirsi e andare in ansia, che però, ad essere sinceri, durò poco dato il sospiro di sollievo quando sentì un rumore sordo provenire dalla porta. Corse in fretta verso l'ingresso come una furia- inciampando anche nei suoi stessi piedi."Gennà si puoi sapere dove er-" neanche il tempo di formulare quella frase per intero e di alzare lo sguardo che il biondo cadde a terra perdendo i sensi, non prima di pronunciare un flebile "Alex".
Solo dopo che il suo corpo esile era disteso sul divano nel salotto Alessio notò i numerosi lividi sulle braccia- coperte dall'enorme felpa fino ad un attimo prima-, lo zigomo sinistro gonfio di un colore violaceo e alcuni tagli sul viso e sulle mani.
Preso dall'agitazione prese a sventolargli un quaderno davanti alla faccia, scuotendolo ogni tanto per le spalle- perché di chiamare un'ambulanza non se ne parlava proprio, metteva troppa ansia- e dandogli qualche piccolo schiaffo sulla guancia per cercare di svegliarlo.
Ma Genn non percepiva niente di quello che stava succedendo al di fuori della sua mente. Dava attenzione solamente all'episodio successo qualche ora prima, che sembrava essere cucito dentro le sue palpebre, chiuse da tempo.
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"Tu?"
La figura di Mcfly fece capolino dalla porta alzandosi i ricci dalla fronte e squadrando il biondo con i suoi occhi altrettanto blu. Entrò seguito da Francesco, un ragazzo conosciuto da poco ma che si era subito trovato bene con gli altri- soprattutto con Antonio.
Genn sapeva del rapporto di amicizia tra il riccio e Leo ma mai si sarebbe immaginato che questo potesse prendere il suo posto.
Ma a quanto pare Leo era più che soddisfatto del sostituto, da come alternava lo sguardo da Antonio a Gennaro, con le braccia conserte e un sorriso sghembo sul volto."Hey Gennà, da quanto tempo" lo salutò il riccio alzando una mano con un sorrisetto provocatorio- almeno così lo aveva interpretato il biondo.
"Hey? Cazzo ci fai qui Anto'?" Sputò innervosito Gennaro- va bene che Antonio gli fosse (quasi) sempre andato a genio ma in quel momento avrebbe davvero voluto prenderlo a pugni, e la cosa che più gli andava sui nervi è che, sinceramente, non ne aveva più motivo; insomma, se n'era appena tirato fuori da tutta quella faccenda scomoda si potrebbe dire. E ora era come se si sentisse tradito...
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I (don't) need you... || Gennex
Fanfiction"Come here help me to live I hear no voice around me And they don't hear me I'm the gost And what we've done now is lost" -Last Part, Urban Strangers