"Alessio che hai?"Luca era arrivato in men che non si dica. Il moro l'aveva chiamato piangendo e ci era voluto un po' prima che riuscisse a pronunciare una singola parola, scosso da singhiozzi troppi forti.
Alla fine da Luca ci era andato davvero, e a Gennaro in fondo la ragione gliel'aveva data. Se n'era andato anche questa volta, un po' si odiava. Perché Gennaro, seppur sotto sua esplicita richiesta, gli aveva raccontato tutto, fidandosi e sperando in un semplice aiuto, un conforto che però non arrivò mai.
Il moro uscì dal loro appartamento senza neanche voltarsi indietro, molto probabilmente Gennaro pensò che fosse quasi disgustato, anzi, sicuramente. Il problema era che lui non lo era affatto,almeno non più.
Si riteneva uno schifoso egoista perché era scappato pensando che lui stesso era scosso, che lui stesso era profondamente ferito ed abbattuto, non Gennaro, quello no.E gli sarebbe bastato poco per tornare indietro, per tornare in quella casa e stringere e baciare quel corpo esile che tanto amava - non era sicuro che il biondo l'avrebbe perdonato, ma almeno ci avrebbe provato, per un volta - ma in quel momento, seduto su una panchina del parco più vicino, con Luca che gli accarezzava la schiena nel vano tentativo di calmarlo e farlo parlare, gli sembrava troppo tardi, tutto troppo inutile per far tornare ogni cosa come pochi giorni prima. Perchè Alessio in fondo lo sapeva che era cambiato un po' tutto - ok, forse quel po' non sapeva ancora definirlo - per quanto si ostinasse a pensare - e sperare - che loro, Genn&Alex, insieme, avrebbero superato tutto, avrebbero avuto più tempo, più modo di meritarsi e godersi quell'amore che tanto sognavano e che finalmente sembrava materializzarsi - metaforicamente - nelle loro stesse mani, davanti a quegli stessi occhi.
Ed è strano pensare che una convinzione così forte possa accecarti a tal punto da rendere tutto intorno a te invisibile e intoccabile, chiudendoti in una bolla di vetro, gremita di crepe e fragilissima, ma pur sempre ancora intatta e totalizzante.
"Alessio parlami" Luca aveva provato a richiedere,ad ottenere una spiegazione. Ma Alessio aveva scosso semplicemente il capo, non degnandolo di uno sguardo e il biondo capì, non fece domande e continuò a passare il palmo della sua mano sulle spalle larghe dell'altro.
"Ti prego portami via" gli aveva detto semplicemente Alessio, e il biondo aveva annuito - deve ammetterlo, con un sorriso che minacciava di rivelarsi - e l'aveva portato a casa sua.
---
Erano passate due settimane e Alessio era ancora a casa di Luca. Con Gennaro aveva perso definitivamente i contatti - per volere di entrambi e al contempo di nessuno dei due.
Alessio aveva continuato a piangere, a volte sulla spalla di Luca e a volte indisturbato. Gennaro invece, si era chiuso nel suo stesso dolore, indisturbato anch'egli ma allo stesso tempo assordato e destabilizzato dalla tristezza, dalla malinconia. Quel fischio che rimbombava dal suo petto alle sue orecchie, che un'origine vera e propria non ce l'aveva: magari era nato dal pur semplice masochismo del biondo, che accentuava solamente la solitudine in quell'appartamento ormai logoro, o magari... no, un'altra spiegazione non se la riusciva proprio a dare.
Un po' ci aveva provato, il biondo, a non rimanere completamente solo. Aveva provato a chiamare qualcuno semplicemente per avere anche lui una spalla su cui piangere, ma il telefono rimaneva sempre inutilizzato. Perché Gennaro una cosa che non sopportava era di certo la compassione, troppo chiuso nella sua stretta mentalità e nel suo orgoglio.
E di persone capaci di non provare compassione ne conosceva poche,anzi, solo una.
---
Era mattina quando il cellulare di Alessio vibrò sul comodino in legno chiaro mostrando la presenza di un messaggio Whatsapp. Per la prima ora cercò di non guardarlo, ormai rassegnato al fatto che la notifica dalla persona desiderata non sarebbe mai arrivata.

STAI LEGGENDO
I (don't) need you... || Gennex
Fanfiction"Come here help me to live I hear no voice around me And they don't hear me I'm the gost And what we've done now is lost" -Last Part, Urban Strangers